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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il business dello spaccio da padre in figlio: smantellate le "piazze" di Picanello

Le due organizzazioni si assicuravano ciascuna un incasso giornaliero di circa 5 mila euro, operavano in maniera totalmente autonoma e avevano instaurato un rapporto di “pacifica convivenza”

I carabinieri del comando provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati (Cacciatori di Sicilia, Compagnia di Intervento Operativo del XII Reggimento, Nuclei Cinofili ed Elicotteri) hanno dato esecuzione a una Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, nei confronti di 12 persone ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti commessi nel cuore del quartiere popolare di “Picanello”.

Picanello, droga: i 12 arrestati

L’attività di indagine condotta, da aprile ad ottobre 2018, dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Catania Piazza Dante, ha permesso di accertare l’esistenza di due redditizie “piazze di spaccio” operanti a poca distanza l’una dall’altra nello storico quartiere catanese, noto agli inquirenti per la presenza radicata nel tempo di numerose organizzazioni riconducibili a clan mafiosi e per questo meta privilegiata e riconosciuta, nell’ambito dell’intera provincia, per il traffico di sostanza stupefacente. Il prolungato monitoraggio dell’area compresa fra Via Timoleone e Via Maria Gianni, meglio nota come “Campo Scuola”, supportato da intercettazioni telefoniche e ambientali, ha permesso agli investigatori di delineare l’esistenza di due distinti gruppi criminali, ciascuno responsabile della propria piazza di spaccio: il primo facente capo a Salvatore Puglisi, detto “Zecchinetta” e l’altro facente capo a Patrizio Gregorio Pulvirenti.

Le immagini dell'operazione

Le organizzazioni operavano con ruoli ben delineati e con suddivisione di turni, assicurando la presenza costante di stupefacente, principalmente marijuana, pronto per essere venduto al flusso incessante di acquirenti, particolarmente intenso nelle fasce orarie del primo pomeriggio e della prima serata. Il consolidato sistema di spaccio sfruttava le caratteristiche del quartiere e prevedeva un accurato posizionamento delle vedette, negli angoli delle varie strade di accesso, incaricate di filtrare ed indirizzare gli acquirenti verso i pusher che, sempre con tecniche differenti, cedevano lo stupefacente occultato in diversi nascondigli (auto, motorini, panchine, etc.) così da eludere eventuali controlli delle forze di polizia. Anche in questo caso è stata rilevata la figura del “lanciatore” ricoperta da uno degli indagati che, seppur costretto agli arresti domiciliari, contribuiva ugualmente ed attivamente all’attività di spaccio, confezionando in casa le dosi e lanciandole materialmente dal balcone su richiesta del pusher in strada. Le indagini hanno anche permesso di riscontrare l’impiego nell’attività di spaccio di due minorenni, di cui uno minore di anni 14, con il duplice ruolo di vedette e di pusher.

I nomi degli arrestati

Le due organizzazioni, che riuscivano ad assicurarsi ciascuna un introito medio giornaliero di circa 5.000 euro, operavano in maniera totalmente autonoma, e seppur molto vicini uno all’altro, avevano instaurato un rapporto di “pacifica convivenza” e “leale concorrenza”, scambiandosi non solo i clienti ma anche gli spacciatori, che si trasferivano da una piazza di spaccio all’altra in virtù di una offerta di migliori condizioni di lavoro (turni, compenso, sicurezza) garantite dal capo-piazza. Le attività investigative hanno certificato l’esistenza di un forte vincolo associativo fra i componenti, rafforzato talvolta anche dal legame familiare, dato che, nell’organizzazione, operavano anche due padri con i rispettivi figli (Puglisi e Nastasi), osservati dai carabinieri lavorare insieme fungendo i più anziani da esempio alle nuove generazioni in un vero e proprio passaggio di consegna nella gestione degli affari illeciti (da cui il nome dell’operazione “Eredità”). Nel corso dell’indagine, sono stati sottoposti a sequestro oltre 2 chilogrammi di marijuana, sono stati tratti in arresto 10 soggetti per il reato di detenzione e spaccio di stupefacenti. Sono stati inoltre segnalati come assuntori ex art.75 del D.P.R.30/90150, oltre 150 acquirenti, quasi tutti giovanissimi, trovati in possesso della sostanza stupefacente appena acquistata. I tempi di intervento sono stati particolarmente brevi in attuazione di un consolidato protocollo di indagini seguito dalla Direzione Distrettuale Antimafia per contrastare il fenomeno delle piazze di spaccio a Catania e che ha consentito di richiedere l’ordinanza cautelare nel febbraio 2019 solo dopo pochi mesi rispetto alla condotta contestata (che arriva sino all’ottobre 2018).

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