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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

L'Etna e il commercio della neve: una Storia tutta catanese

Lo storico Davide Drago racconta a CataniaToday come funzionava un tempo il commercio della neve dell'Etna, venduta per uso alimentare e per conservare il pesce appena pescato. Fino all'arrivo del ghiaccio industriale

Prima del ghiaccio industriale e, soprattutto, molto prima delle moderne norme igienico-sanitarie, la neve dell'Etna era una vera e propria "manna dal cielo" per la conservazione degli alimenti e per la produzione dolciaria. Un settore dell'economia locale oggi "impensabile" ma che, fino ai primi anni del Ventesimo secolo, era al centro dell'economia della città di Catania e della sua provincia. In un documento del 1903, pubblicato recentemente sulla pagina Facebook dello storico Davide Drago, è possibile leggere nel dettaglio i meccanismi della compra-vendita, ed alcune importanti curiosità.  

"Il mercato della neve era molto florido in Sicilia nel periodo del XVIII-XX secolo - spiega Drago a CataniaToday - Soprattutto quello dell'Etna, per ovvie ragioni. Era florido perché strettamente legato al commercio del pesce ma anche alla produzione del gelato e delle granite". "Erano centinaia le persone che lavoravano sul vulcano - continua lo studioso catanese, attualmente attivo a Venezia per il progetto Venice Time Machine ma appassionato del nostro territorio -  salivano con i muli dai vari paesi e raccoglievano la neve. Una parte veniva portata a valle, mentre altra veniva depositata nelle cosiddette neviere". 

"La particolarità, da un punto di vista storico - continua Drago - è che la neve che cadeva sull'Etna era di proprietà baronale o vescovile perché gli appezzamenti, anche in quota, erano dei nobili o della Chiesa. Sia in Archivio di Stato che in Archivio Storico Diocesano si possono infatti trovare tantissimi documenti che raccontano la compravendita della neve". "In particolar modo, la neve dell'Etna era del Vescovo dal 1092, anno in cui il Gran Conte Ruggero aveva fatto una donazione di terre alla Chiesa. Quest'ultima dava poi in appalto il commercio alla borghesia cittadina".

"Il documento che ho pubblicato su Facebook è del 1903 - conclude lo storico - ed uno degli ultimi perché poi con l'arrivo del ghiaccio industriale è finito tutto. Il manifesto è stato affisso nel Comune di Giarre che, insieme ai Comuni di Santa Venerina e Zafferana, era tra i più attivi nel commercio". 

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