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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Librino città satellite", una tesi di laurea per andare contro i pregiudizi

Lo studente, di origini romene, Bogdan Campan dell'Accademia di Belle Arti ha prodotto un reportage fotografico sull'urbanistica del quartiere: "Ho percorso a piedi oltre 500 chilometri e ho visitato tutte le aree. E' stato un omaggio alla terra che mi ha accolto"

Un lavoro certosino e intenso svolto durante la prima ondata di pandemia tra le strade del quartiere satellite nato dall'idea del giapponese Kenzo Tange. Bogdan Campan è uno studente di origine romena che da circa 11 anni vive a Bronte e che ha scelto di scrivere la sua tesi di laurea sul quartiere di Librino, approcciandosi ad esso con l'occhio curioso di chi vuole andare oltre gli steccati o i luoghi comuni.

Il giovane studente dell'Accademia delle Belle Arti si è diplomato con la tesi dal titolo "Librino città satellite" ed ha avuto come relatore il professore Armando Romeo Tomagra. Il focus di Bogdan è stato il profilo urbanistico del popoloso quartiere, analizzato con un vero e proprio reportage fotografico "immersivo". L'occhio dello studente è riuscito a catturare - per diversi mesi - quelle che sono le tante "anime" di Librino che non sono quelle inflazionate dagli stereotipi che ammantano migliaia di persone che nel quartiere vivono e lavorano in maniera onesta.

Il reportage sull'urbanistica di Librino

"Nelle oltre 200 pagine della mia tesi - racconta lo studente a Catania Today - ho voluto analizzare Librino anche per un debito di riconoscenza nei confronti di Catania. Volevo dare attenzione e valore a un'area cittadina e rappresentare, attraverso la fotografia, una realtà periferica spesso vista in maniera negativa o con pregiudizi. Io vivo a Bronte e per 5 mesi tutti i giorni mi sono recato a Librino, sperimentando sulla mia pelle anche le difficoltà dei collegamenti o scoprendone di nuovi per me come il Librino Express. In totale ho camminato per circa 500 chilometri a piedi dentro il quartiere!".

Nei suoi lunghi percorsi, svolti da solo, Bogdan Campan ha scoperto le diverse zone di Librino: "Molte aree sono ordinate e pulite più del centro cittadino. Le persone con me, alle mie richieste di informazioni, sono state tutte gentili. Chi parte prevenuto pensa che nel quartiere ci sia delinquenza, caos, sporcizia. Io ho trovato in molte aree anche un paesaggio urbano armonico ma manca uno spazio di aggregazione. Una grande piazza, un grande luogo di incontro. E non vi sono tante bambinopoli né servizi come uffici postali. In oltre 400 ettari questa mancanza si sente, specie se raffrontata a una popolazione di oltre 70mila persone".

Mancanza di spazi aggregativi ma anche mancanza di strutture adeguate. Infatti il giovane "fotoreporter" ha ripreso le aree del Gelso Bianco o di viale Bonaventura ove ha trovato "campi aperti". "In piena pandemia e durante il primo lockdown - ci racconta - ho visto una realtà ovviamente deserta e ho notato anche le tante opere incompiute che ci sono. Ho visto l'ex Palazzo di Cemento, gli orti urbani che dovrebbero essere ultimati e curati, la pista ciclabile in abbandono e il campo San Teodoro da migliorare".

Secondo le impressioni del tesista di Belle Arti l'eccessivo sovraffollamento e scelte urbanistiche non lungimiranti hanno portato al degrado alcune aree del popoloso quartiere: "E' vero che doveva essere una città satellite ma uno spostamento incontrollato verso Librino ha comportato dei problemi. A ciò si aggiungono i casi di abusivismo edilizio o delle tante occupazioni abusive di immobili pubblici. Io ho visto un quartiere diviso in aree e ove si percepivano le differenze sociali, quasi come se ci fossero due mondi divisi. Ma c'è tanto da valorizzare e non si può etichettare tutto con i pregiudizi".

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