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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, arrestato Marcello Magrì: esponente di spicco del clan Santapaola

Nell'ambito dell'inchiesta Kronos sono emersi gli stretti contatti fra Magrì e Francesco Santapaola, reggente della famiglia catanese di Cosa Nostra

I Ros e i carabinieri del nucleo investigativo lo scorso 3 novembre hanno tratto in arresto Macello Magrì, fratello di Orazio, elemento di spicco del clan Santapaola-Ercolano.

Magrì è finito in manette nell'ambito dell'indagine Kronos che lo scorso 20 aprile aveva permesso di arrestare i vertici della famiglia mafiosa. Propria in quella occasione era stato fermato anche il reggente del clan, Francesco Santapaola con il quale, secondo gli inquirenti, lo stesso Orazio Magrì aveva frequenti e sinergici rapporti.

L'arrestato attendeva il 15 novembre il pronunciamento della suprema Corte per una condanna a 6 anni di reclusione, comminatagli dalla dalla Corte d’appello di Catania su più eventi estorsivi, perché sussisteva il ragionevole pericolo che si sottraesse alla cattura.

Il Gip del tribunale di Catania, sabato 5 novembre ha accolto la richesta della procura e ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere. All'interno dell'inchiesta Kronos è stato evidenziato che Magrì il 20 aogosto del 2015 a Catania, incontrava  Salvatore Di Benedetto e Giovanni Pappalardo,  in veste di emissari di Salvatore Seminara, comunicando loro che un affiliato alla famiglia di Mistretta aveva riferito di aver consegnato proventi estorsivi spettanti a Cosa Nostra catanese e Cosa Nostra palermitana a  Maria Rampulla, sorella dei più noti Pietro (artificiere della strage di Capaci) e Sebastiano (già capo della famiglia di Mistretta), che li aveva trattenuti per sé.

Inoltre pare che Marcello Magrì il 3 e il 23 novembre del 2015 con altri affiliati riceveva Di Benedetto, Giovanni Pappalardo e Davide Cosimo Ferlito che intervenivano a favore di soggetti operanti in area ragusana i quali vantavano crediti nei confronti di un'altra persona  che, per sottrarsi agli obblighi, aveva manifestato la propria appartenenza alla famiglia Santapaola - Ercolano.

Il 17 dicembre del 2015 Marcello magrì avrebbe inoltre insieme a Francesco Santapaola ed altri partecipato ad una riunione con la famiglia calatina, tra cui i noti Di Benedetto e Pappalardo, durante la quale chiedevache fossero riviste le percentuali di ripartizione degli utili derivanti dalla messa a posto del parco eolico esistente in area calatina.

 Il 22 dicembre 2015 a Catania, insieme Francesco Santapaola e  Aldo Ercolano, incontrava Di Benedetto e Pappalardo al fine di ribadire le pretese dell' incontro precedente. Il 27 gennaio 2016 si riuniva a Catania in maniera riservata con  Francesco Santapaola e Vito Romeo (esponente del gruppo di Mascalucia) e con altri esponenti della squadra di Picanello, oltre che con  Francesco Amantea e Giuseppe Mirenna, esponenti del gruppo di Paternò.

Magrì, il 3 aprile 2016 insieme a Francesco Santapaola, riceveva Salvatore Di Benedetto  e Giovanni Pappalardo, affiliati a Cosa Nostra calatina, rassicurandoli sul fatto che la loro estromissione a favore di Davide Ferilito per volontà di Seminara e non loro nè i vertici del clan Nardo.

Proprio la vicenda relativa agli addebiti verso Maria Rampulla ha permesso di cogliere ulteriori elementi di riscontro rispetto a a quanto documentato nel corso del summit del 15 aprile u quando all’interno di un caseggiato rurale di Antonino Galioto, quest’ultimo si riunì con Salvatore Seminara, Francesco Amantea e  Pippo Floridia. In quel contesto emerse che Seminara e la Rampulla nel corso del summit del 29 febbraio precedente, erano stati accusati di aver trattenuto per sé proventi estorsivi ricavati da un'azienda di Palermo, operante nel settore della raccolta dei rifiuti, stava dando esecuzione ad una gara d’appalto in area messinese. Queste  accuse erano state respinte da Seminara, che, il 29 febbraio, parlando a nome proprio e nell’interesse anche di Maria Rampulla, aveva aveva chiesto l’incontro con colui il quale lo accusava di avere trattenuto indebitamente i soldi.

L’incontro però non aveva avuto luogo e, nel corso di quello del 15 aprile, Seminara aveva stigmatizzato duramente il comportamento assunto dalle controparti, ed in particolar modo da Francesco Santapaola, al punto da trovarsi costretto a ribadire le regole mafiose sulla base delle quali mai avrebbe potuto pretendere ed ottenere denaro dato  che, in quello specifico caso, la messa a posto era di competenza di esponenti di Cosa Nostra palermitana. Tutto ciò evidenzia il ruolo di rilievo del Magrì rivestito all’epoca delle indagini che sicuramente era divenuto l'esponente più importante dopo il fermo delle altre figure apicali di Cosa Nostra catanese dell’aprile del 2016.

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