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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Estorsione e sequestri di persona, 10 arresti: nel mirino il clan Laudani

Sono accusate di fare parte di un'associazione criminale armata legata alla famiglia mafiosa catanese dei Laudani, finalizzata al controllo del territorio, al condizionamento e alla gestione del tessuto economico e sociale. I reati contestati sono estorsione, usura e sequestro di persona

I carabinieri di Catania stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di dieci persone. Sono accusate di fare parte di un'associazione criminale armata legata alla famiglia mafiosa catanese dei Laudani, finalizzata al controllo del territorio, al condizionamento e alla gestione del tessuto economico e sociale. I reati contestati sono estorsione, usura e sequestro di persona.

I volti degli arrestati

Le indagini , iniziate nel 2011, hanno permesso di evidenziare il tentativo del gruppo criminale di assumere il controllo del territorio anche mediante l’accurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi. La forza intimidatrice del clan, specie in occasione del recupero delle somme concesse ad usura, si è manifestata con particolare violenza. Tanto che, in uno degli episodi contestati, la vittima veniva sequestrata, obbligata a salire in auto e, una volta condotta in un casolare, legata, picchiata e minacciata di morte con una pistola. I riscontri investigativi hanno permesso di ricostruire minuziosamente i ruoli e il vissuto criminale del clan, evidenziando anche la particolare accortezza nell’evitare i controlli delle forze dell’ordine.

 Nei lunghi mesi precedenti all'operazione portata a termine stamane, i Carabinieri hanno monitorato, con indagini tecniche e di tipo tradizionale, le attività del gruppo criminale, al cui apice c'era Claudio Ragaglia, classe ’69, chiamato dagli altri sodali “Il Direttore”, affiancato dai fratelli Antonino Salvatore e Michele (classe ’'62 e 60). Insieme a loro c'erano anche Giuseppe Cartillone, classe ’72, Rosta Francesco, classe ’42, Minissale Giuseppe, classe ’63, e Virgilio Luigi, classe ’81. A tutti loro è stato contestato il 416 bis (reato di associazione mafiosa).

Il Gip ha invece posto ai domiciliari gli indagati Lo Castro Samuele Rosario, classe ’85 (già detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Palermo), Sapiente Antonio Salvatore, classe ’66 e Rombes Paolo, classe ’57, che  si occupavano del recupero forzoso dei crediti, mettendo in atto furti col metodo del “cavallo di ritorno”.

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