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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, droga e armi: fermata l'escalation degli "scissionisti"

I fratelli Amoroso, per affermare la propria egemonia, avevano stretto rapporti con esponenti di altre organizzazioni criminali del territorio

"L'operazione odierna interviene in un territorio devastato dalla presenza di gruppi criminali". Queste le parole del procuratore della repubblica di Catania Carmelo Zuccaro che forniscono il contesto all'attività investigativa che ha portato all'esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 16 persone, ritenute organicamente inserite nel clan mafioso operante a Biancavilla storicamente denominato “Tomasello-Mazzaglia-Toscano”. Organizzazione oggi diretta dalle famiglie Amoroso e Monforte e legata alla “famiglia” mafiosa catanese “Santapaola-Ercolano”.

Le dichiarazioni del Procuratore Carmelo Zuccaro

Tutti i soggetti coinvolti sono chiamati a rispondere, a vario titolo, del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti ed al porto e alla detenzione illegale di armi.

Mafia, droga e armi: le foto degli arrestati

Le indagini 

L’operazione “Città blindata”, costituisce l’esito di tre distinte attività investigative, poi confluite in un’unica richiesta cautelare, condotte dai carabinieri (nucleo investigativo di Catania e Compagnia di Paternò) e dalla polizia di stato (squadra mobile della questura di Catania e commissariato di Adrano) mirate a far fronte ad una escalation di violenza che ha visto come centro del conflitto il comune di Biancavilla. La "guerra" - secondo gli inquirenti -  è stata causata dalla smania di comando e predominio territoriale del clan mafioso capeggiato dai fratelli Amoroso e, da ultimo da Monforte Alfio Ambrogio, definiti in conferenza stampa "scissionisti". L’attività investigativa ha avuto inizio a seguito di due gravissimi fatti di sangue verificatisi in rapida successione temporale a Biancavilla. Infatti, il 13 gennaio 2014, il pregiudicato Agatino Bivona è stato ucciso a colpi di pistola da ignoti killer e, due giorni dopo, stessa sorte è toccata al giovanissimo Nicola Gioco, inteso “u Picciriddu”, il quale, mentre si trovava a bordo della sua autovettura, è stato raggiunto da alcuni sicari che l’hanno assassinato a colpi d’arma da fuoco.

I nomi degli arrestati

A seguito di questi episodi la Procura Distrettuale ha delegato le indagini condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri con personale qualificato della compagnia carabinieri di Paternò, anche al fine di accertare i nuovi assetti criminali esistenti nel comune di Biancavilla. Dalle indagini è emerso che Giuseppe Amoroso, inteso “l’avvocato”, dopo che gli erano stati concessi gli arresti domiciliari il 24 marzo 2014 presso l’abitazione dei genitori, ha iniziato a ricevere continuamente la visita dei fedelissimi Giovanni Carciotto e Gregorio Gregorio, ai quali impartiva, man mano, disposizioni che gli consentissero da una parte di consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e dall’altra di pianificare le strategie tese a sancire il definitivo predominio del suo gruppo. Giuseppe Amoroso allo scopo di affermare il proprio ruolo egemone a Biancavilla, ha inoltre allacciato rapporti con personaggi di rilievo di altre organizzazioni criminali operanti nei comuni limitrofi, soprattutto per gli affari relativi al traffico di sostanze stupefacenti, e la vendita di armi.

L'attività degli "scissionisti"

Il 22 luglio 2014, anche Vito Amoroso, fratello di Giuseppe detto “l’avvocato”, è stato scarcerato e sottoposto alla misura detentiva degli arresti domiciliari da scontare presso la propria abitazione di Biancavilla. I servizi di intercettazione ambientale e telefonica attivati nei confronti dello stesso Amoroso hanno consentito, sin da subito, di accertare che lo stesso ha affiancato il fratello Giuseppe nella reggenza del clan, tanto che, quotidianamente, riceveva la visita di molti affiliati che lo aggiornavano sugli sviluppi della situazione criminale. Il rientro a Biancavilla di Vito Amoroso ha preoccupato non poco gli appartenenti alla famiglia “Maglia”, anche loro affiliati della storica “famiglia” mafiosa “Tomasello-Toscano-Mazzaglia”, i quali, per questo motivo, hanno deciso di ucciderlo. Tentativo fallito grazie al tempestivo intervento del personale del commissariato di Adrano che il 6 ottobre 2014 ha fermato il gruppo di fuoco prima che portasse a termine l’azione delittuosa.

Le intercettazioni

Nel corso di questa prima fase delle indagini, che si sono protratte fino al 2015, sono emersi precisi elementi di responsabilità in ordine al delitto di associazione di tipo mafioso a carico dei fratelli Vito e Giuseppe Amoroso, e di ulteriori sodali. Inoltre, a riscontro dell’attività investigativa svolta, il 23 aprile 2015, sono stati sequestrati nel corso di uno specifico servizio anche cento grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nonché numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65 Browning che erano custodite in una casa di campagna sita in contrada Sant’Antonino di Biancavilla e nella disponibilità del clan malavitoso degli Amoroso. Le indagini sul clan mafioso operante in Biancavilla sono proseguite per tutto l’anno 2016 condotte dai carabinieri della Compagnia di Paternò a partire dal tentato omicidio ai danni di Giuseppe Amoroso, verificatosi a Biancavilla il 10 gennaio 2016. Nel corso di tale attività investigativa i citati militari, monitorando lo stesso Giuseppe Amoroso, nonché i fedelissimi Gregorio Gangi, Roberto Licari, Vincenzo Panebianco e Riccardo Pelleriti, il 9 giugno 2016 sono riusciti a rinvenire un vero e proprio arsenale composto da una mitraglietta calibro 7,65, una pistola marca “Glock”, quattro pistole a tamburo di vario calibro, nonché numerosissime munizioni, tutte armi occultate in un appezzamento di terreno incolto sito in contrada Don Assenzio del Comune di Biancavilla.

Successivamente in data 19 Settembre 2016 il reggente del clan, Giuseppe Amoroso e il fedelissimo Gregorio Gangi sono stati arrestati per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare del Bar “Le Carillon”. In data 5 Dicembre 2016 a Biancavilla, i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Paternò, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Onda D’urto”, traevano in arresto 12 soggetti, parte dei quali appartenenti al clan mafioso di Biancavilla, per il delitto di estorsione pluriaggravata anche dal metodo mafioso ai danni dei titolari di una ditta di pompe funebri di Biancavilla. L’attività estorsiva posta in essere dagli indagati ha avuto inizio nell’anno 2012, ma si era progressivamente aggravata con ulteriori e sempre più intollerabili vessazioni e continue richieste di somme di denaro. Infine, in data 7 Aprile 2017, sempre a Biancavilla, militari della stazione, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Reset” davano esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal Gidice per le indagini preliminari del Tribunale etneo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di estorsione tentata e consumata, con l’aggravante delle modalità mafiose.

A queste articolate e complesse attività si aggiunge l’esito delle indagini effettuate sino alla prima metà del 2017, dalla squadra mobile di Catania e dal commissariato di Adrano, grazie alle quali sono stati acquisiti nuovi elementi di prova a carico di vari indagati per il delitto di associazione di tipo mafioso, e si è riusciti a provare l’appartenenza al citato clan mafioso anche degli indagati Merlo Massimo e Merlo Marcello. 

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