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Cronaca

I contrasti tra i clan Santapaola-Ercolano e Nardo: "Cosa Nostra" e la ricerca di un nuovo reggente

I due clan facevano affari insieme, nel traffico di droga e nel controllo del tessuto imprenditoriale, ma avevano anche contrasti economici in settori di interesse comune. E' quanto emerge dall'inchiesta Agorà della Dda etnea

Il clan Santapaola-Ercolano di Catania e quello Nardo di Lentini, entrambi appartenenti a Cosa nostra, facevano affari insieme, nel traffico di droga e nel controllo del tessuto imprenditoriale. Ma avevano anche contrasti economici in settori di interesse comune. E' quanto emerge dall'inchiesta Agorà della Dda etnea basata su indagini dei carabinieri del Ros di Catania e del comando provinciale di Siracusa che ha portato all'arresto di 47 persone e alla notifica di un'ordinanza non restrittiva per altri nove indagati.

Operazione "Agorà", i nomi degli arrestati e delle aziende sequestrate

I rapporti tra i due gruppi criminali, ricostruisce in una nota la Dda di Catania, erano rivolti anche al controllo del tessuto imprenditoriale. Nel complesso, scrive in una nota la Procura, l'attività investigativa ha dimostrato, per ciò che emerge dall'attuale fase del procedimento, come "i destinatari della misura restrittiva mantenessero attiva la propria rete di controllo su diversi settori economici e sociali, operando mirate estorsioni i cui ricavi erano da dividere in basi a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria". Gli interventi delle cosche sfociavano in monopoli in alcuni settori, creando attriti economici e territoriali. I contrasti tra il clan Nardo e la famiglia Santapaola-Ercolano erano affrontati a Catania e anche i potenziali conflitti erano ricomposti "nel rispetto della tradizionale alleanza tra le due compagini mafiose", come nel caso di un'azienda che ha dovuto pagare la protezione i entrambe le cosche.

Lo scenario prima del blitz

In particolare, dai dialoghi captati all’interno dell’officina di Salvatore Rinaldi, eletta a luogo di incontro privilegiato delle diverse articolazioni di cosa nostra catanese, emergeva come il susseguirsi di provvedimenti cautelari scaturiti dalle indagini Kronos e Chaos avesse di fatto interrotto il processo di riorganizzazione di Cosa nostra catanese avviato da Antonio Tomaselli (il responsabile dell’epoca, tratto in arresto proprio all’esito del procedimento Chaos), ma che – pur in assenza di un formale reggente della famiglia – i soggetti rimasti in libertà fossero stati in grado di riorganizzarsi e di mantenere un elevato livello di pericolosità criminale.

"Venivano, in particolare, registrati momenti di forte conflittualità tra i sodali (dovuti proprio all’assenza della investitura ufficiale di un nuovo reggente), che consentivano di monitorare dialoghi di straordinaria portata investigativa. Il dato trovava piena conferma nella gestione delle estorsioni, in passato curate in prima persona da Tomaselli. Era in questi frangenti che Salvatore Rinaldi, Michele Lorenzo Squillaci (referente del gruppo Nizza), Luigi Ferrini (referente per i paesi) e Carmelo Renna (referente del Villaggio Sant’Agata) indicati dalle indagini, con alto grado di probabilità, quali vertici dei diversi gruppi, discutevano di come 'gestire' la situazione e dividere i relativi utili", si legge nella nota.

L’officina era anche il luogo dove avvenivano le riunioni con esponenti della famiglia di Caltagirone e del Clan Nardo e ciò ha consentito di aprire ulteriori filoni investigativi che hanno permesso di accertare l’operatività delle due compagini nel territorio calatino e siracusano. "La famiglia di Caltagirone ha (allo stato degli atti, sempre con alto grado di probabilità) in Gioacchino Francesco La Rocca, conosciuto come “Gianfranco”, figlio di Francesco “Ciccio” La Rocca (deceduto nel dicembre 2020), l’indiscusso vertice, a capo di un nutrito gruppo criminale in stretto rapporto con gli imprenditori Ciriacono Giuseppe, suo figlio Ciriacono Gianfilippo, Spitale Giuseppe e Orefice Salvatore, attraverso i quali Cosa nostra calatina, grazie anche alle entrature di cui gode presso il comune di Caltagirone, esercita un’attività pressoché monopolistica nel settore degli appalti - si legge - In particolare, si documentava come alcuni dipendenti dell’amministrazione comunale (non destinatari di provvedimento cautelare, ma ai quali verrà notificata l’informazione di garanzia) consapevoli di chi rappresentasse Ciriacono “modellavano” i bandi così da favorire le aziende di quest’ultimo (tutte oggi oggetto di sequestro preventivo) e quindi Gianfranco La Rocca". A quest’ultimo, come riscontrato allo stato delle indagini, sono di fatto riconducibili anche l’impresa edile Eredi di Spitale Gaetao & C. SNC e la ditta individuale Orefice Salvatore, entrambe operanti nel settore movimento terra.

Particolarmente significativa appare inoltre la vicenda relativa alla gestione dei servizi cimiteriali nel comune di Vizzini, scaturita dalla volontà di Gesualdo Briganti – gravemente indiziato di essere esponente di spicco del clan Nardo – di inserirsi nella gestione dell’appalto attraverso una società a lui riconducibile, ma in violazione di accordi risalenti nel tempo che attribuivano tale servizio – sebbene ricadesse in un’area di influenza del clan Nardo – alla ditta La Cutrera onoranze funebri srl, di fatto riconducibile a Gianfranco La Rocca. La questione veniva poi risolta a seguito di più interlocuzioni tra i vertici dei due gruppi mafiosi che stabilivano come la ditta riconducibile a La  Rocca avrebbe continuato la gestione dei servizi, cedendo tuttavia una percentuale dei profitti al clan Nardo e a cosa nostra catanese.

Presso l’officina di Rinaldi, i carabinieri del Ros hanno documentato inoltre un susseguirsi di incontri finalizzati a monitorare costantemente le diverse e numerose questioni che sorgevano nella provincia etnea, tra queste estremamente significativa era quella che interessava i rapporti tra Catania e la famiglia di Ramacca, la quale lamentava il mancato versamento delle percentuali storicamente pattuite derivanti dalle estorsioni commesse nel territorio di sua competenza, con la conseguenza di intaccare anche il prestigio di Pasquale Oliva al vertice di quella famiglia.

Anche in questo caso Rinaldi, Renna, Schillaci e Ferrini organizzavano più incontri, ai quali prendevano parte per conto della famiglia di Ramacca Franco Compagnino e Alessandro Fatuzzo, all’esito dei quali veniva ristabilito il rispetto delle antiche regole. In merito al clan Nardo di Lentini, è da dire che nel provvedimento sono confluiti gli esiti di tre distinti filoni investigativi, condotti dal Nucleo Investigativo del comando provinciale di Siracusa, che traggono origine sempre dalle captazioni operate presso la stessa officina di Salvatore Rinaldi.

Emergeva dunque dalle indagini l’attuale reggenza del clan e la sua composizione (comprensiva dei referenti dei paesi limitrofi sotto il suo controllo, quali Francofonte e Vizzini). In particolare, era possibile individuare in Antonino Guercio l’attuale reggente operativo, subordinato solo a Giuseppe Furnò, il quale – sulla scorta del materiale raccolto – va qualificato come successore di Pippo Floridia, già reggente del gruppo Nardo fino al 20 aprile 2016, come documentato in seno all’indagine Kronos del Ros.

Gi affari nella droga

Il clan Nardo e la famiglia Santapaola erano in affari anche per il traffico di droga. E' emersa, infatti, la direzione da parte di Antonio Guercio e dello stesso Rinaldi di un fiorente traffico e smercio di sostanze stupefacenti (nel corso delle indagini, in tempi diversi, si è proceduto al sequestro di 108 kg di marijuana, di 2,6 kg di cocaina e 57 kg di hashish) – in questo contesto un ruolo centrale veniva assunto da Tiziana Bellistri, che di fatto organizzava la rete dello smercio. Le cointeressenze tra i due gruppi criminali erano rivolte anche al controllo del tessu-to imprenditoriale. Nel dettaglio si accertava come Guercio e Rinaldi pianificavano un’azione ai danni dell’A.T.I. Società Consortile Bicocca-Augusta Scarl, aggiudicataria dell’appalto bandito da Italferr Spa, che stava svolgendo i lavori presso il cantiere della stazione ferroviaria di Lentini.

I due, all’esito di più interlocuzioni, non solo imponevano alla società di cedere materiale ferroso di risulta a soggetti individuati da Guercio e Rinaldi, i quali avrebbero poi provveduto alla vendita, ma anche i servizi di guardiania al cantiere. Nel complesso l’attività investigativa ha dimostrato, per ciò che emerge dall’attuale fase del procedimento, come i sodali oggi destinatari di misura restrittiva mantenessero attiva la pr-pria rete di controllo su diversi settori economici e sociali, operando mirate estorsioni i cui ricavi erano da dividere in basi a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria.

Le estorsioni

Un tentativo di estorsione è stato attuato da esponenti del clan Nardo e della famiglia Santapaola-Ercolano ai danni delle società " Trasporti e movimento terra srl" e della Figeco srl, impegnate nell’esecuzione di lavori di pulitura, smaltimento di detriti e rifacimento degli argini sul fiume Dirillo; della ditta L.C. Costruzioni, impegnata nei lavori di risanamento della sovrastruttura stradale lungo la S.S. 124 dal Km. 33+120 al Km 57+000 in t.s. Grammichele - Buccheri. L’azione delittuosa interessava anche il settore dei trasposti su gomma da parte di Giuseppe Gentile (deceduto per cause naturali qualche giorno fa e soggetto di rilievo del clan Nardo, del quale in passato era stato reggente, prima che questo ruolo venisse affidato a Guercio) il quale, attraverso il titolare della Ecotrasporti, gestiva una piattaforma logistica adibita a centro di raccolta degli agrumi che, dopo essere stati confezionati, venivano affidati in esclusiva per il trasporto, in considerazione della riconosciuta caratura criminale, a ditte di fatto riconducibili a Giuseppe Gentile (Logtrade Srl, Tlog Srl e LG Srl) ed oggi sottoposte a sequestro preventivo. Tale monopolio determinava un momento di forte attrito quando il titolare della Ecotrasporti si opponeva all’apertura a Francofonte (SR) di un’altra agenzia di trasporti da parte di Gregorio Luminario, soggetto vicino a Michele Schillaci, il quale senza il benestare e l’autorizzazione di cosa nostra catanese, aveva intrapreso l’iniziativa imprenditoriale.

La situazione di tensione era diventata evidente nel dicembre 2018 quando Carmelo Gualtieri ebbe una violenta colluttazione con Gregorio Luminario che, per le lesioni subite, era costretto a recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lentini. La vicenda è stata “discussa” con cosa nostra catenese dai vertici del clan Nardo su Francofonte e con il diretto intervento di Giuseppe Furnò.

Il potenziale conflitto è stato ricomposto nel rispetto della tradizionale alleanza tra le due compagini mafiose, stabilendosi che Luminario avrebbe aperto l’agenzia, ma avrebbe dovuto corrispondere delle somme ad entrambi i gruppi criminali. 

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