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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mafia, imprenditore nella morsa del "pizzo" denuncia il clan: 18 arresti

I carabinieri hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di esponenti del gruppo di San Giovanni Galermo e del clan Assinnata di Paternò, tutti inseriti nella famiglia di cosa nostra catanese denominata “Santapaola- Ercolano”

Stamattina, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, i carabinieri del comando provinciale hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale etneo nei confronti di 18 indagati e un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dal Pubblico Ministero a carico di ulteriori 2 soggetti. Il provvedimento ha riguardato esponenti apicali ed affiliati del gruppo di San Giovanni Galermo e del clan Assinnata di Paternò, tutti inseriti nella famiglia di cosa nostra catanese denominata “Santapaola- Ercolano”, attiva nel capoluogo e in tutta la provincia etnea. I soggetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di “concorso in estorsione continuata, commessa con l’aggravante del metodo mafioso”.

Video | Le parole del comandante dei carabinieri

Le indagini, avviate lo scorso aprile a seguito della denuncia di un commerciante, hanno ribadito la consolidata prassi del clan Santapaola della sottoposizione di commercianti ed imprenditori al pagamento del “pizzo” in cambio di protezione mafiosa. Le indagini, svolte nel minor tempo possibile al fine di tutelare le persone offese, hanno confermato le richieste estorsive poste in essere dalla frangia operante nel quartiere San Giovanni Galermo del capoluogo etneo nei confronti di due imprenditori, padre e figlio, proprietari di una nota catena di supermercati. Gli imprenditori hanno visto avvicendarsi nel corso degli anni molteplici personaggi, tutti affiliati di spicco alla famiglia Santapaola-Ercolano. Le vittime, inizialmente titolari di un punto vendita aperto nel 2001 ad Aci Sant’Antonio (CT), furono avvicinate dai criminali, i quali offrirono la loro “protezione” in cambio di denaro, minacciando altrimenti far saltare in aria il supermercato. Gli imprenditori iniziarono così a pagare mensilmente dapprima la somma di euro 350, quindi salita prima a 700, poi a 1.000 ed infine a 1.500 euro, in funzione dell’apertura di ulteriori altri due punti vendita situati a Valcorrente (Belpasso) e Misterbianco, nonché di un Bar Tabacchi nel quartiere di San Giorgio a Catania, oltre al versamento di periodiche somme di denaro oscillanti tra i 500 ed i 1.500 euro versati agli esattori in occasione di ogni festività pasquale e natalizia.

Operazione Juke Box - gli arrestati

Di particolare rilievo appare inoltre il ruolo esercitato dalle donne in seno all’organizzazione mafiosa in questione. Infatti a seguito dell’arresto di alcuni degli affiliati che si erano avvicendati nella riscossione del pizzo, le indagate hanno sostituito i propri congiunti nelle richieste estorsive e nella riscossione delle rate mensili. In particolare Rita Spartà, moglie di Salvatore Gurrieri, e la sorella Francesca Spartà, moglie di Salvatore Basile, erano state incaricate dalla consorteria di provvedere a ritirare il pizzo, mentre Maria Antonietta Strano (per cui sono stati riconosciuti dal Gip i gravi indizi di colpevolezza ma non le esigenze cautelari), moglie di Roberto Marino, riceveva presso la sua abitazione le rate estorsive. Dopo una forzata pausa nei versamenti dovuta al periodo Covid, era stata proprio Francesca Spartà, subito dopo lo scorso ferragosto, a recarsi in uno dei punti vendita chiedendo alla vittima di riprendere subito i pagamenti e il versamento degli arretrati, avvisando il titolare dell’esercizio commerciale che da quel momento non era più protetto da rapine e danneggiamenti. Il giorno successivo lo stesso supermercato ha subito una rapina da parte di tre soggetti con il volto coperto ed armati di pistola. I denuncianti non soltanto sono stati costretti al versamento delle rate estorsive ma hanno dovuto cedere anche alle richieste di Domenico Filippo Assinnata che, in occasione delle festività natalizie, ha preteso ceste regalo e champagne del valore di diverse centinaia di euro, e di Domenico Assinnata, nipote del primo, che impose al commerciante la corresponsione di somme di denaro per aver effettuato una spedizione punitiva (comunque non andata a buon fine) nei confronti dell’autore di uno scippo ai danni di una congiunta dei denuncianti.  

Destinatari della custodia in carcere

1. BASILE Salvatore, nato a Catania il 7.7.1971;

2. BASILE Carmelo, nato a Catania il 13.8.1949;

3. FIORE Salvatore, nato a Catania il 24.12.1967;

4. GURRIERI Salvatore, nato a Catania il 2.10.1973;

5. LA MATTINA Giovanni, nato a Catania il 12.6.1960;

6. MARINO Luca, nato a Catania il 27.10.1982;

7. MARINO Roberto, nato a Catania il 22.5.1959;

8. MIRENDA Vincenzo, nato a Catania il 27.12.1973;

9. MOTTA Francesco Lucio, nato a Catania il 13.12.1986;

10. PATERNÒ Cristian, nato a Catania il 21.2.1981;

11. SPARTÀ Rita, nata a Catania l’1.2.1976;

Agli arresti domiciliari

12. ASSINNATA Domenico Filippo, nato ad Agira il 29.4.1952;

13. ASSINNATA Domenico, nato a Paternò il 16.11.1990;

14. MIRENDA Angelo, nato a Bronte il 3.9.1964;

15. MIRENDA Arturo, nato a Bronte il 29.6.1961;

16. LONGO Alfio Emanuele, nato a Paternò il 20.12.1985;

Persone sottoposte a Fermo

17. RIOLO Gaetano, nato a Catania il 28.11.1968 18. SPARTÀ Francesca, nata a Catania il 6.12.1982

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