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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mafia e appalti truccati: scatta il sequestro di Tecnis, Artemis e Cogip

Si è passati all'immediata nomina di un amministratore giudiziario, il professore Ruperto. Dichiarazioni di collaboratori di giustizia e quelle degli stessi imprenditori sono state utilizzate nelle indagini

Disposta l’amministrazione giudiziaria delle società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl nonché il sequestro delle relative quote ed azioni. Si è passati nella giornata di oggi all'immediata nomina di un amministratore giudiziario, il professore Ruperto, che sostituirà gli amministratori per un periodo di mesi sei - ulteriormente rinnovabile - al fine di risanare e reimmettere nel mercato l’azienda, in modo che possa operare nel rispetto delle regole ed al riparo da interventi della criminalità organizzata.  Le indagini sono state compiute dai carabinieri del Ros.

VIDEO IL SEQUESTRO

IL PUNTO SUGLI ASSETTI SOCIETARI SEQUESTRATI

Sequestro Tecnis, la ricostruzione degli inquirenti

Il valore nominale delle quote e azioni sequestrate ammonta a 250.000.000 di euro mentre quello complessivo delle tre società è pari a 1.259.209.3851 di euro. Il provvedimento trae fondamento da più attività investigative, corroborate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori.

VIDEO PARLA IL CAPO DEI ROS

I NOMI DEGLI ESPONENTI MAFIOSI LEGATI ALL'AZIENDA

Nello specifico, sono stati presi in considerazione gli esiti di alcuni procedimenti penali.

OPERAZIONE ARCANGELO. A carico di Santapaola Angelo e altri: nell’anno 2005, è emerso che in ragione dei lavori per la costruzione dei due approdi di emergenza in Tremestieri (ME), in cui era impegnata la Tecnis (nell’ambito di un RTI), i cugini Santapaola Angelo e Vincenzo, rispettivamente di Catania e Messina, vennero intercettati mentre discutevano della cifra di 20 mila euro che la Tecnis avrebbe dovuto loro corrispondere.

VIDEO IL COMMENTO DEL PROCURATORE

Gli imprenditori Costanzo hanno confermato la sussistenza delle pretese estorsive da parte di Cosa nostra. Ulteriori dati sono stati forniti dai collaboratori di giustizia. Bisognano Carmelo, esponente apicale della famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), in relazione ai lavori relativi all’autostrada Messina/Palermo, ha riferito di aver appreso da Ranno Giuseppe, dipendente dei Costanzo, che l’interlocutore mafioso dell’impresa era il gruppo di Picanello dell’organizzazione Santapaola. Infatti, in ordine ai lavori della Galleria Scianina (sull’autostrada Messina/Palermo), la famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto avrebbe dovuto ricevere le somme spettanti a titolo estorsivo da quella Santapaola.

Castro Alfio Giuseppe, imprenditore ed esponente della famiglia catanese di Cosa nostra, ha riferito di aver lavorato in più occasioni per conto della Tecnis SpA e di avere appreso che l'impresa era "messa a posto" con il gruppo di Picanello il cui esponente Tripoto Rosario curava gli interessi dell'impresa allorché lavorava fuori Catania, salvaguardandola dalle pretese della criminalità locale. Analogamente, La Causa Santo, reggente dell’organizzazione catanese del 2007 al 2009, ha confermato il collegamento delle imprese Costanzo con il gruppo di Picanello.

OPERAZIONE IBLIS. Condotta dal Ros - Sezione Anticrimine di Catania: nell’anno 2007, è stato accertato che la "GEST.I FOND. GESTIONI IiV1MOBILIARI E FONDIARIE SRL" (di proprietà della Tecnis Spa e della Iniziative Immobiliari Spa), aveva stipulato un preliminare di vendita con un prestanome di Aiello Alfio, fratello del più noto Vincenzo, avente ad oggetto un terreno, e si era impegnata a corrispondere 3.846.000,00 di euro sebbene il titolare dello stesso, poco tempo prima, lo avesse pagato  360.000,00 euro. A fronte della cifra pattuita, la società risulta aver corrisposto 2.593.000 euro senza ottenerne né il trasferimento della proprietà né la consegna del bene. Sui terreni di che trattasi, la Tecnis Spa aveva avanzato proposta per la realizzazione di una nuova struttura penitenziaria.

Nel medesimo contesto investigativo, che si è arricchito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pulizzi Gaspare, è emerso che proprio nel periodo in cui cosa nostra catanese, attraverso Santapaola Angelo e Aiello Vincenzo, si interfacciava con quella palermitana, nella persona di Lo Piccolo Salvatore, reggente del mandamento di San Lorenzo, quest’ultimo aveva manifestato l’intenzione di stabilire un contatto con la Tecnis Spa che si era aggiudicata l’appalto relativo alla realizzazione dei lavori della metropolitana di Palermo per il tratto Politeama - Giachery.

OPERAZIONE GOLEM. Della Procura della Repubblica di Palermo: è un provvedimento cautelare del 2009 che, tra gli altri, analizza un pizzino sequestrato nel 2007 a Lo Piccolo Salvatore, in cui vi erano dei riferimenti alla Cogip SpA (dei COSTANZO), impegnata in lavori presso lo scalo aeroportuale di Palermo - Punta Raisi.

OPERAZIONE PATRIA. Della Procura della Repubblica di Palermo, a carico di Riina Gaetano (fratello del più noto Salvatore) ed altri: si è accertato che nell’anno 2008, l’Ati formata dalle imprese TECNIS, COGIP e SIGENCO, che era all'epoca impegnata in lavori lungo la S.S. n. 118 "Corleonese-Agrigentina", aveva effettivamente affidato uno dei sub appalti ad impresa facente capo alla famiglia Aloisio, vicina a Provenzano, che del mandamento di Corleone è stato reggente dal 1995 al 2006. In tale modo, hanno trovato ulteriore riscontro le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pulizzi, per le quali i Lo Piccolo intendevano avere un contatto con Bosco Lo Giudice che stava realizzando dei lavori stradali nel mandamento di Corleone. Sulla scorta di quanto precede, è stato ritenuto che la Tecnis Spa (e le relative compagini) ha subito coartazioni nel libero svolgimento delle attività imprenditoriali.

L’asservimento del gruppo alla famiglia catanese di cosa nostra, oltre che a rimpinguarne le casse, ha consentito agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche.

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