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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Mafia: spari contro il panificio del boss pentito Mirabile

Sette colpi di pistola sono stati sparati contro il panificio gestito dai famigliari del pentito Giuseppe Mirabile. Si sospetta che si voglia intimidire il collaboratore di giustizia

Sette colpi di pistola sono stati sparati contro il panificio gestito a Catania dai famigliari del pentito Giuseppe Mirabile. Si sospetta che si voglia intimidire il collaboratore di giustizia già esponente di spicco di cosa nostra catanese. La Procura etnea ha disposto perquisizioni, compiute dai carabinieri del comando provinciale, dai colleghi del Ros e dalla polizia. Dalla Procura fanno sapere che le perquisizioni hanno avuto esito negativo per quanto concerne il ritrovamento di armi ma hanno consentito di acquisire materiale documentale che è in corso di esame.

Sinora i carabinieri del comando provinciale e del Ros e gli agenti della Squadra mobile hanno eseguito una trentina di perquisizioni nei confronti di persone che risultano affiliati o collegati al clan Santapaola-Ercolano. Le perquisizioni, ha reso noto il procuratore capo Giovanni Salvi, "hanno avuto esito negativo per quanto concerne il ritrovamento di armi, ma hanno consentito di acquisire materiale documentale che è in corso di esame".

Giuseppe Mirabile ha 45 anni è un ergastolano, e la Dda lo ritiene il reggente della cosca Santapaola: venne arrestato nel gennaio del 2003, e nel febbraio scorso è stato raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare perchè accusato di avere dato ordini dal carcere di compiere degli omicidi di pulizia 'interna' al clan, collabora da due settimane e ha raccontato quello che ha appreso da altri mentre era detenuto.

La sua collaborazione doveva restare segreta, ma sono stati gli stessi magistrati a rivelare la decisione di Miarbile quando hanno depositato le sue dichiarazioni nell'udienza preliminare in cui l'ex governatore Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Nel frattempo alcuni suoi familiari, gli stessi che hanno accettato la decisione del loro congiunto di collaborare con la giustizia sono stati portati via da Catania. Altri, invece sono rimasti in città. Una sua stretta parente lavora a meno di cento metri dal panificio dove sono state esplose le pistolettate.

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