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Cronaca

Gli affari della mafia a Catania e provincia: ecco come è cambiata "Cosa Nostra"

La ricostruzione è stata effettuata dalla Direzione Investigativa Antimafia ed è stata presentata nella relazione del Ministro degli Interni. Droga, armi, rapporti con settori deviati della massoneria e donne al vertice. Ecco come cambia Cosa Nostra

A tracciare la radiografia del sistema criminale mafioso della provincia di Catania è la Direzione Investigativa Antimafia. Gli ultmi dati disponibili risalgono al primo semestre del 2016. L’architettura dei sistemi criminali della provincia etnea appare immutata almeno nelle fazioni. Gli schieramenti di "Cosa Nostra" a Catania e provincia, da tempo delineati, sono da una parte rappresentati dalle famiglie Santapaola e Mazzei e i La Rocca su Caltagirone e dall’altra parte i clan Cappello - Bonaccorsi e Laudani. Laudani che nel febbraio 2016 hanno subito un duro colpo in seguito all'operazione “I Vicerè”.  

Dal rapporto della Dia, consegnato al Ministro degli Interni, emerge il ruolo manageriale e di comando di figure femminili. I gruppi mafiosi sono organizzati e spesso hanno legami anche con famiglie fuori dalla provincia e fuori dalla Sicilia. E' il caso della famiglia La Rocca di Caltagirone, il cui reggente sarebbe stato anche ai vertici di un’organizzazione criminale operante in provincia di Enna ed in contatto con il clan Nardo di Lentini.

MAFIA, MASSONERIA E COLLETTI BIANCHI - I gruppi criminali di Catania e provincia, secondo la Dia., stanno potenziando strategie che puntano ad infiltrare i settori dell’economia legale, con l'aiuto spontaneo o estorto del mondo imprenditoriale e a condizionare quindi l'azione della Pubblica Amministrazione. Un esempio è il legame scoperto, nel giugno 2016, tra la famiglia Santapaola - Ercolano ed esponenti deviati di logge massoniche. Non sono mancate le intimidazioni e le minacce ad amministratori pubblici per condizionarne l'attività. Il 27 gennaio 2016 la madre del Sindaco di Biancavilla, nel catanese, ha denunciato di aver ricevuto una telefonata anonima di minaccia riferita all’attività politica del primo cittadino. Il 4 aprile 2016 il Sindaco di Licodia Eubea ha subito il danneggiamento della propria autovettura in seguito ad incendio e il 12 giugno 2016, sempre a Licodia Eubea, il Presidente del Consiglio comunale ha denunciato l’incendio della sua autovettura.

SCOMMESSE ONLINE, PRESTANOME E POSTI DI LAVORO - La raccolta illecita delle scommesse, anche telematiche, "appare - scrivono dalla Dia -  fortemente esposta agli interessi della criminalità organizzata". Il metodo per cercare di sfuggire ai controlli delle forze dell'ordine è sempre lo stesso, l'intezione fittizia di beni. A gennaio 2016 sono stati confiscati 3 milioni di euro di patrimonio di un mafioso, Antonino Sciacca, che avrebbe favorito la latitanza di un referente dei "Carcagnusi" mettendo anche disposizione dei clan alcuni locali di una sala meeting. Nell'aprile 2016 è stata eseguita la confisca di beni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre un milione di euro, in danno di un elemento vicino al cosiddetto gruppo “Carateddi”, associato al clan Cappello.

La pratica delle estorsioni continua e non si limita alla richiesta di denaro, ma anche all'assunzione forzata di manodopera individuata dai clan, con l’imposizione di forniture e servizi o mediante l’affidamento di sub appalti ad imprese imposte dalle consorterie. Come nel caso delle indagini nell'operazione "I Vicerè" nei confronti del clan Laudani dove oltre al coinvolgimento nel traffico di sostanza stupefancenti le forze dell'ordine hanno potuto documentare l'attività estortiva e il trasferimento fraudolento di valori. Per questo, tra le persone arrestate all'epoca c'erano due avvocati e un imprenditore che per evitare di pagare il pizzo avrebbe acconsentito allo spaccio di droga in varie discoteche di sua proprietà.

USURA, ARMI E DROGA - Uno dei fenomeni che fanno da cartina tornasole per capire se in un territorio esiste la mafia e un interesse criminale è l'usura. A dimostrarlo sono due indagini, una condotta dalla Polizia di Stato nel febbraio 2016 denominata "Nero infinito" e l'altra portata avanti dai carabinieri nel giugno 2016 chiamata "Massimino". In entrambi i casi non ci sono rilevanze dichiaratamente mafiose, ma ci sono contatti con le organizzazioni criminali. Questo bacino dove vive l'usura, secondo le forze dell'ordine, rappresenta un luogo dal quale arruolare nuova manovalanza per le famiglie mafiose. Una vocazione “militare”, quindi, da parte dei gruppi criminali etnei. Lo dimostra l'operazione di giugno effettuata dai carabinieri che ha portato all’individuazione di un consistente traffico di armi dei Santapaola - Ercolano.

I RAPPORTI CON LE 'NDRINE E LA CAMORRA - Cosa Nostra catanese non opera in maniera solitaria, al contrario gestisce una fitta rete di rapporti con le altre organizzazioni. In particolare per il traffico di stupefacenti. I carabinieri e la polizia hanno potuto documentare, anche nelle ultime operazioni, come i collegamenti dei sodalizi criminali catanesi con le ‘ndrine della piana di Gioia Tauro (RC), per l’approvvigionamento di cocaina e marijuana, e con alcuni clan campani con riferimento alla sola cocaina, siano ancora attivi. 

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