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Cronaca

Mercato dell'auto, tra opportunità e crisi: manca la componentistica e le consegne slittano

Il biennio della pandemia ha lasciato ripercussioni sul mondo dell'automotive. Le immatricolazioni nel gennaio 2022 sono calate del 19,7% rispetto all'anno precedente. E' sceso anche il numero dei franchise outlet in Sicilia, passati da 292 a 233 in pochi anni

Il settore dell'auto è uno dei principali in Italia e lo dimostra la forza dei suoi numeri: sino a pochi anni fa il comparto aveva 52 miliardi di fatturato diretto e oltre 300mila addetti nel settore produttivo e oltre 90mila lavoratori nella rete commerciale. La pandemia - ormai giunta al secondo anno - ha avuto un impatto pesante sull'automotive che ha cercato di adattarsi e modellarsi alle esigenze dei clienti ma anche al fermo e alle chiusure.

L'Unrae - l'unione nazionale dei rappresentanti dei veicoli esteri - ha fornito diverse elaborazioni che testimoniano il "cambiamento" del settore in Italia. Il segno meno è quello che, al momento, contraddistingue la pandemia: nel gennaio 2022 si registra un calo del 19,7% delle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Siamo terz'ultimi in Europa per nuovi veicoli immatricolati e sono calati anche i punti vendita. I dati dal 2013 al 2016 parlano di un calo dei "mandati di vendita" in Sicilia che va da 216 a 170 strutture in meno e per i franchise outlet si è passati dai 292 ai 233 del 2016.

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Però la pandemia ha attraversato diverse "fasi" e come spiega Rossana Puglisi della omonima concessionaria e officina autorizzata Renault e Dacia "Puglisi Autovia" il calo di introiti "è stato evidente e tragico nel 2020 dove hanno pesato i mesi di chiusura". "Le chiusura anche delle fabbriche - prosegue - ha fatto traslare le consegne. Poi ad agosto con la rottamazione c'è stato un impulso che ci ha permesso di recuperare le perdite. Con gli ammortizzatori sociali siamo riusciti a resistere anche se il mercato dell'auto, in base alle varie zone geografiche, ha conosciuto impatti della crisi differenti".

Il mercato dell'usato e la mancanza di componentistica 

Infatti ad essere maggiormente colpite dalla crisi sono state quelle attività di rivendita insediate nel nord Italia e nei pressi dei gruppi industriali che hanno messo dipendenti in cassaintegrazione o che hanno licenziato. "Il nostro tessuto - continua Puglisi - ha risentito della crisi ma c'è un'ampia fetta di lavoratori della pubblica amministrazione che, anzi, ha potuto risparmiare durante le chiusure e quindi non ha mutato il suo potere d'acquisto".

Invece il 2021 si è aperto con la crisi della componentistica che ancora sta continuando. Il risultato? I tempi d'attesa per un'auto nuova sono molto dilatati e il mercato dell'usato ha risentito di un effetto "dopante" sui prezzi, vista la scarsità di modelli disponibili e l'alta richiesta. "La dipendenza per la componentistica dall'Oriente - spiega Rosanna Puglisi - non aiuta. La loro domanda interna è cresciuta e quindi per il mercato estero, specie per l'automotive, si sono accumulati i ritardi. Le fabbriche non riescono a terminare le vetture e quindi le aziende hanno dovuto rivedere i tempi di consegna".

Riconventire le fabbriche europee alla produzione di componentistica e microchip non è una soluzione a breve ma a lungo termine. "C'è stata una riduzione della produzione del 40% e le consegne delle auto vanno da 4 a 6 mesi, spesso con grosse incognite". Al momento non vi sono incentivi o bonus ma il governo ha al vaglio dei provvedimenti per la rinconversione. Anche se l'esigenza degli addetti ai lavori sembra essere quella di poter assumere nuovo personale: "Mi auguro - evidenzia Puglisi - che ci possano essere incentivi statali per bonus di uscita per il personale che non riesce a raggiungere ancora la pensione. Con l'informatizzazione è cambiato radicalmente, anche a seguito della pandemia, il modo di lavorare e di vendere. E poter assumere personale giovane è sempre un bene per l'economia".

Per la "crisi" della componentistica e del microchip ancora non vi sono soluzioni, anche perché si tratta spesso di pezzi necessari per le vetture. Di conseguenza è esploso il mercato dell'usato. "I prezzi - conclude - seguono la logica della domanda e dell'offerta. C'è, per via dei tempi allungati di consegna, una grande richiesta per l'usato e i prezzi sono aumentati anche del 40%. Auto a chilometro zero oppure l'usato dei noleggiatori è difficile da trovare. L'usato ha aiutato molte aziende a poter rimanere a galla sinora".

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