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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

La mobilitazione di Usb contro il caro bollette: "Ha raggiunto livelli insostenibili"

Gli aumenti delle tariffe elettriche, della benzina, dei beni di prima necessità, dei generi alimentari stanno tagliando la capacità di acquisto delle famiglie e riducendo drasticamente la qualità della vita di milioni di persone: il 25 per cento delle buste paga è destinato ai rincari: mercoledì dalle 18 alle 20 si terrà un'assemblea popolare in piazza San Cristoforo, a Catania

"Dopo la prima giornata di lotta e di mobilitazione del 3 ottobre, quando migliaia di bollette sono state bruciate in tutta Italia davanti alle aziende del gas e dell’energia e davanti Cassa depositi e prestiti che, per conto dello Stato, è azionista delle maggiori aziende nazionali come Eni, Italgas, Snam, l'Usb chiama lavoratori e famiglie a una nuova giornata di mobilitazione e di scioperi nei quartieri, nelle fabbriche e negli uffici contro l'aumento delle bollette del carovita per difendere i salari e gli stipendi dall'inflazione. Il carovita ha raggiunto livelli insostenibili per lavoratori e famiglie". Così il sindacato unione sindacale di base si prepara anche a Catania con un'assemblea popolare che si terrà in piazza San Cristoforo dalle 18 alle 20. 

Gli aumenti delle tariffe elettriche, della benzina, dei beni di prima necessità, dei generi alimentari stanno tagliando la capacità di acquisto delle famiglie e riducendo drasticamente la qualità della vita di milioni di persone. Circa il 25% delle buste paga dei lavoratori è ormai destinato a pagare le bollette della luce e del gas e già oggi si prevedono aumenti che porteranno il costo medio dell’elettricità per famiglia a 1322 euro annui. Gli aumenti sono dovuti principalmente alla speculazione e al libero mercato che approfittando della guerra fanno crescere a dismisura i propri utili aumentando il valore delle materie energetiche molto al di sopra del loro costo effettivo.

Le aziende che erogano il gas e l'elettricità realizzano profitti iperbolici dopo aver pagato il gas al suo prezzo reale e rivendendolo ai cittadini al prezzo stabilito dalla speculazione. Più di 40 miliardi di questi extra profitti oggi sono nelle casse delle aziende, quasi tutte a maggioranza azionaria di istituzioni pubbliche, statali e locali. La trasformazione in aziende a regime privato, anche se a maggioranza azionaria pubblica, ha consentito la scomparsa di qualsiasi agevolazione per le famiglie a basso reddito e enormi guadagni per le aziende che non hanno alcun obbligo formale di tutela dei cittadini. Mentre i prezzi crescono senza alcun freno o controllo da parte dello Stato, i salari e gli stipendi stanno rapidamente calando e ormai non tengono più di fronte all’inflazione che in pochi mesi è passata dal 1% al 9%. Un taglio netto quindi che rende ormai pressoché impossibile arrivare alla fine del mese.

Tutto questo non è colpa del destino, ma di precise scelte economiche che negli anni hanno prodotto questa situazione: privatizzazioni; eliminazione della scala mobile, il meccanismo che mensilmente adeguava salari e stipendi al costo della vita sostituito da un nuovo indice definito dall’Unione europea, (Ipca), dal cui conteggio sono però escluse proprio le variazioni delle materie energetiche, gas e elettricità; contenimento degli aumenti in busta paga grazie alle politiche di austerità fatte proprie anche da Cgil, Cisl Uil.

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