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Cronaca

Moldova, la guerra fredda a colpi di 'fake news': il reportage di Angelo Capuano

Ospitiamo, nelle pagine di CataniaToday, il racconto del giornalista Angelo Capuano che ha partecipato a incontri-studio in Moldova sullo stato di salute del giornalismo e dell'informazione

Se siete dei nostalgici della guerra fredda, e soprattutto se siete giornalisti appassionati di tecniche di propaganda dovete fare un salto in Moldova: qui Matteo Salvini sarebbe considerato un dilettante. Un volo per la capitale Chisinau passando per Francoforte ed eccovi arrivati. Una repubblica giovane, nata nel 1990 dalle ceneri dell'ex Unione sovietica: una comunità politica frammentata e stretta nella morsa tra la Russia e l'orizzonte dell'integrazione europea. Sebbene la lingua ufficiale sia il rumeno, esiste una forte componente russofona che in alcune zone del Paese diventa predominante. Un dualismo che si riflette anche nell'emigrazione: gli uomini vanno a lavorare in Russia mentre le donne guardano all'Europa, specialmente all'Italia. 

La politica 

Le istituzioni politiche rimangono in bilico tra tendenze autoritarie e la voglia di democrazia e cambiamento che in alcuni casi viene imbrigliata da una magistratura ancora troppo politicizzata: come nel caso dell'annullamento, da parte della Corte suprema, delle ultime elezioni del sindaco della capitale Chisinau, vinte a giungo dal candidato anti-corruzione Andrei Nastase. Un fatto che ha messo a dura prova le credenziali democratiche del Paese, suscitando inoltre le critiche di Stati Uniti e Unione europea che ha conseguentemente “congelato” il pacchetto di aiuti di 100 milioni di euro. In questo quadro gioca un ruolo fondamentale, nell'orientamento dell'opinione pubblica, l'industria dei media che è dominata dalle trasmissioni prodotte dalle televisioni di Mosca e trasmesse dai principali network moldavi. Tv controllate dal magnate ed esponente del partito democratico Vlad Plahotniuc. Nonostante la professata fede pro-europea, i democratici sono in maggioranza parlamentare con i socialisti che esprimono il presidente della Repubblica Igor Dodon, il quale ha vinto le ultime elezioni presidenziali percorrendo la strada della vicinanza al Kremlino in contrapposizione alla candidata civica pro europa Maia Sandu. In parlamento è presente anche il partito comunista che ha raccolto l'eredità politica del soviet. 

incontro al centro Nato-2

I mass media e il giornalismo

"In Moldova una fake news può farti perdere le elezioni presidenziali – ha commentato Nadine Gogu executive director del Centro per il giornalismo indipendente, organizzazione non governativa che opera a sostegno di programmi per l'imparzialità dei media – anche trasmissioni apparentemente di poca importanza come le previsioni astrologiche possono trasformarsi in uno strumento di propaganda: l'anno scorso, per esempio, un astrologo chiamato in una tv nazionale a fare predizioni sul destino del mondo ha affermato che il presidente americano Donald Trump avrebbe scatenato un nuovo conflitto mondiale e in seguito sarebbe stato assassinato come John Kennedy, mentre Vladimir Putin, sempre secondo gli allineamenti astrali, è stato descritto come il salvatore del mondo". 

Uno scenario che ha spinto la maggioranza parlamentare ad approvare una legge anti-propaganda, entrata in vigore il febbraio scorso: "La legge ha introdotto il concetto di sicurezza dell'informazione – ha spiegato Artur Cozma componente del Consiliul Coordonator al Audiovizualului, equivalente della nostra Commissione di vigilanza Rai – e di fatto ha messo al bando le trasmissioni estere che propongono analisi politico-militari, compresi i talk show che invitano gli esperti. Il divieto si applica principalmente ai media russi poiché Mosca non ha ratificato la Cett, la Convenzione europea sulla televisione transfrontaliera. Anche il limitato giro d'affari legato alla raccolta pubblicitaria, che si attesta intorno ai 10 milioni di euro all'anno, è un sostanziale ostacolo all'ingresso di nuovi player della comunicazione. L'opinione pubblica dunque – ha continuato - rimane profondamente influenzata dalle narrazioni culturali che provengono dal 'soft power' russo: intrattenimento, serie tv e cinematografia gravitano attorno all'orbita moscovita che fornisce gratuitamente i contenuti. La promozione e la diffusione di produzioni locali delineano una strada che si sta percorrendo grazie anche al supporto finanziario come quello concesso dagli Stati Uniti, di circa 2 milioni di dollari, per la realizzazione di programmi di intrattenimento fatti in Moldova".

"La legge prevede sanzioni graduali che vanno dalle multe fino alla revoca delle licenze di trasmissione in caso di ripetute violazioni – ha sottolineato Veronica Cojocaru anche lei componente dell'organo di controllo – abbiamo già applicato diverse sanzioni anche se molto spesso ci troviamo a non poter intervenire poiché non sono sanzionabili le fonti primarie e i network locali aggirano la norma presentando le ritrasmissioni come produzioni locali". 

"Nella battaglia contro la disinformazione e le fake news stiamo cercando di coinvolgere la società civile e le organizzazioni professionali – ha spiegato Lilia Zaharia giornalista dell'associazione della stampa indipendente – tanti colleghi stanno aderendo alla campagna “Stop false”, che consiste in un monitoraggio delle notizie, non solo su internet ma anche sulla carta stampata. Da questo progetto è nato il portale web che raccoglie tutti i risultati di questa attività con l'obiettivo di fornire ai colleghi indipendenti una fonte affidabile di fact checking". 

i simboli della repubblica separatista-2

I “comunisti” della Transnistria

Ma se le tensioni est-ovest sono spesso strumentalizzate dai politici locali a fini di propaganda interna, di fatto, la Moldova è uno dei Paesi dove si respira ancora un clima da “guerra fredda”. Si tratta di uno Stato senza sbocco sul mare, situato tra Ucraina e Romania, che soffre inoltre di una decisiva mutilazione della propria integrità territoriale: tutta la fascia orientale al di là del fiume Nistro è, infatti, sotto la sovranità autoproclamata della Transnistria. Pur essendo territorio moldavo, per mettervi piede bisogna attraversare una “frontiera” sorvegliata da guardie che a loro discrezione rilasciano un visto che dura solo otto ore. 

Tiraspol, la capitale dello Stato non riconosciuto all'interno della comunità internazionale, è un tripudio di iconografia “sovietica”: la statua gigante di Lenin resta ancora a guardia della rivoluzione separatista mentre falce e martello campeggiano ancora sulla bandiera nazionale. Agli edifici che richiamano la “grandeur” dei tempi che furono si affiancano costruzioni realizzate con architettura moderna: primeggia su tutti lo “Sheriff Stadium”. Spazi aperti, parchi pubblici in perfette condizioni sembrano lanciare un messaggio inequivocabile: la nostra oasi “comunista” deve rimanere tale. Non è possibile pagare con bancomat o carta di credito da nessuna parte, quindi è necessario dotarsi di rubli transnistriani presso i locali uffici di cambio, l'euro naturalmente è ben accetto.

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La sensazione diffusa è che dietro la presunta volontà di preservare l'identità d'appartenenza alla cultura russa ci siano interessi più pragmatici come la necessità di continuare a controllare il passaggio delle forniture di gas che proviene dalla Russia e mantenere la sostanziale intangibilità del sistema finanziario. «Il risultato del referendum indetto nel 2006, con il quale ha stravinto con il 97 % l'opzione pro russa è in realtà fuorviante – ha commentato Nikolai Kuzmin giornalista del centro “Apriori” di Tiraspol – poiché i quesiti proposti erano formulati in maniera tale da orientare la risposta. In sostanza si chiedeva con una doppia domanda: volete mantenere l'indipendenza e associarvi con la Federazione russa o perderla e riunirvi alla Moldova? Chiaramente in questi termini il 97 % si è espresso a favore dell'indipendenza». Ma è la questione del gas che ci restituisce la dimensione del conflitto tra Chisinau e Tiraspol: "Il punto centrale è che Gazprom fornisce il gas a tutto il territorio Moldavo, compresa la Transnistria, ma mentre la Moldova paga anche per il gas che non utilizza,  le autorità di Tiraspol non pagano per il gas che utilizzano ma riscuotono i consumi sul loro territorio: questo surplus confluisce in un fondo dedicato. Sono nati anche contenziosi internazionali tra Gazprom e Moldova. Purtroppo l'affare ha avuto anche risvolti interni con episodi di corruzione, l'ex presidente Yevgeny Shevchuk è accusato di appropriazione indebita di 8 milioni di dollari dal “conto gas”. Tornando alla questione geopolitica – ha concluso - la nostra situazione rimane in bilico, e dal mio punto di vista, il territorio della Transnistria resterà ostaggio della politica internazionale". 

Di ritorno da un viaggio denso di incontri resta la sensazione di un Paese intrappolato all'interno della neutralità dichiarata, ma che in realtà la consegna in un limbo geopolitico dal quale difficilmente riuscirà a liberarsi senza una vera e propria “rivoluzione” culturale. 

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