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Venerdì, 29 Marzo 2024

Jenny Cantarero e Vanessa Zappalà: due storie simili finite con una doppia tragedia

La spirale d'odio che ha caratterizzato questo ennesimo caso di femminicidio, ha portato ancora una volta ad una tragica conclusione. Si ripete in pieno il copione del caso di Vanessa Zappalà, finito con il suicidio dell'ex fidanzato Antonino Sciuto. Bisognerà chiarire se Sebastiano Spampinato, indagato per l'omicidio di Jenny Cantarero, si è tolto la vita o è stato "eliminato", ma diversi elementi farebbero propendere per la prima ipotesi

Quella del suicidio, in base a quanto rilevato dagli investigatori che hanno eseguito i rilievi presso la villetta di via Campo di Mare in cui è stato trovato il corpo senza vita di Sebastiano Spampinato, sembra l'ipotesi più accreditata. Anche se non si escludono altri scenari. Bisognerà adesso accertare se l'arma ritrovata accanto alla salma del giovane, resosi irreperibile dopo la tragica uccisione della 27enne Jenny Cantarero, è la stessa che ha ucciso la ragazza alla quale era stato legato, in passato, con una relazione sentimentale "burrascosa".

I parenti più stretti hanno continuato a difenderlo anche questa mattina, gridando ai giornalisti che il loro ragazzo era "una brava persona". La madre, in particolare, ci tiene a sottolineare come suo figlio "non era un pregiudicato" e che "sono state dette tante menzogne su di lui". Non è ancora chiaro se Spampinato sia arrivato in questo casolare sul mare, non di sua proprietà, autonomamente o in compagnia di qualcuno. Il villaggio è densamente popolato anche nei mesi invernali, all'inizio della strada c'è un guardiano: potrebbero arrivare nelle prossime ore altri elementi utili.

Si tratta, in ogni caso, della peggiore conclusione possibile per una vicenda che ricorda, in moltissimi aspetti, quella di Vanessa Zappalà. Anche lei commessa in un panificio, quasi coetanea di Jenny (un anno più piccola), e con il fiato sul collo da parte di un ex che non si rassegnava a lasciarla in pace. Il 38enne Antonino Sciuto si levò la vita impiccandosi nel terreno di un parente, dopo essere stato "braccato" dagli inquirenti che avevano diffuso la sua foto segnaletica. Probabilmente è proprio per questo che la Procura etnea, guidata da Carmelo Zuccaro, aveva scelto, stavolta, di tenere un profilo basso, senza far trapelare alcuna notizia sull'identità dell'unico indagato. Un'accortezza che però non è servita a evitare una doppia tragedia che lascia distrutte due famiglie.

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