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Cronaca

Neonata morta, i nomi dei 9 indagati: entro stasera relazione ispettori

La clinica Gibiino di Catania non avrebbe segnalato la gravità del caso della piccola Nicole alle Utin, le unità di terapia intensiva neonatale contattate. Mentre il 118 avrebbe dovuto inviare la piccola paziente all'unità di terapia intensiva più vicina

La clinica Gibiino di Catania non avrebbe segnalato la gravità del caso della piccola Nicole alle Utin, le unità di terapia intensiva neonatale contattate. Mentre il 118 avrebbe dovuto inviare la piccola paziente all'unità di terapia intensiva più vicina, cioè quella di Messina.

E' quanto emergerebbe dai primi atti ispettivi compiuti dagli uomini inviati dal ministero della Salute sul caso della neonata in crisi respiratoria non accolta nelle unità di rianimazione neonatale di Catania e deceduta nell'ambulanza che viaggiava verso Ragusa.

L'Utin messinese, secondo gli ispettori del ministero, non sarebbe stata contattata perchè "'fuori distretto", ma aveva la disponibilità del posto letto. Questo particolare si evince anche dalle persone coinvolte nell'inchiesta: cinque medici della casa di cura, due del 118 e due delle unità intensive neonatali degli ospedali Santo bambino e Policlinico.

Gli indagati sono, per la clinica Gibiino, Antonio Di Pasquale, neonatologo; Maria Ausilia Palermo, ostetrica-ginecologa; Giovanni Alessandro Gibiino, anestesista; Sebastiano Ventura, rianimatore; Adolfo Tomarchio, rianimatore. Per il 118, Isabella Bartoli, dirigente 118 bacino Ct, Rg, Sr); Vincenzo Mirabile, operatore 118. Per le aziende ospedaliere, Salvatore Cilauro, medico Utin Policlinico; Alessandro Rodonò, medico Utin Santo Bambino).

Inoltre, sarà eseguita oggi, alle 15.30, nell'obitorio dell'ospedale "Paternò-Arezzo" di Ragusa, l'autopsia di Nicole. La Procura ha nominato i periti di parte.

"Entro stasera avrò la relazione finale e completa degli ispettori, che anche oggi sono in Sicilia". Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a proposito dell'inchiesta sulla neonata morta per mancanza di un posto negli ospedali a Catania, giungendo al polo produttivo dell'azienda Janssen Italia.

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