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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Una nuova famiglia per Germano: via all'iter per l'adozione

La storia del neonato abbandonato in una cesta ha scatenato una gara di solidarietà per dare una casa e un futuro al piccolo. Con l'avvocato Guido Mistretta facciamo il punto sulle norme e i procedimenti che si innescano dopo l’abbandono di un minore

La vicenda di Germano, il neonato lasciato in una cesta, avvolto in una coperta con il cordone ombelicale strozzato con una molletta da bucato in via Rametta, ha sin da subito colpito e scosso l’intera comunità catanese. Mentre i carabinieri continuano a indagare per risalire ed identificare chi lo abbia abbandonato, si è scatenata una gara di solidarietà per dare al piccolo una famiglia. Ma non solo: molti chiedono anche soltanto come poter fare lui un regalo, che sia una tutina, un giocattolo o un paio di scarpette.

All’Unità operativa complessa (Uoc) di Neonatologia dell'ospedale Garibaldi Nesima, dove il piccolo è accudito e amato da medici e infermieri, come in una casa vera, sono arrivate molte richieste di affido, ma sarà il tribunale dei minori di Catania a dover decidere. In genere un neonato con genitori ignoti, viene dichiarato immediatamente adottabile. Proviamo ad approfondire alcuni aspetti procedurali al fine di meglio comprendere cosa accadrà a Germano nei prossimi mesi.

Cosa dice la legge

Su tutto ha la priorità la tutela del bambino e il suo diritto di avere una famiglia. I tempi dovrebbero essere molto brevi, circa un mese, per l'affidamento ad una famiglia dopo la dichiarazione dello stato di abbandono. Nei mesi successivi e dopo ulteriori valutazioni del giudice si può arrivare all'adozione definitiva. “Il campo del diritto dei minori è assai complesso e può variare di caso in caso - spiega Guido Mistretta, avvocato che si occupa di diritto dei minori -. La fretta e i minori, occorre specificare, non vanno d’accordo. Il giudice ha una missione, che è quella di tutelare nel migliore modo possibile il minore. Nel caso di un bambino abbandonato la procedura per l’affidamento ha un iter più celere. Dichiarato lo stato di abbandono, il giudice infatti valuta, tramite particolari requisiti, come previsto dalla legge 184/83 e modificata dalla legge 149/2001, tra le famiglie che hanno fatto richiesta, quale sia la migliore per il bambino. Una volta individuata, il piccolo viene dato in affido pre-adottivo per la durata di un anno. Se questa fase procede senza alcun tipo di criticità e si stabilisce un riscontro positivo da parte del giudice sia sulla famiglia che sul minore (in questo caso essendo un bimbo di pochi mesi coadiuvato dal lavoro di psicologi, pediatri, neuropsichiatri infantili e assistenti sociali), solo allora si può decretare l’adozione”.

La possibilità di partorire in anonimato

In uno scenario ancora aperto, è bene, però, tenere a mente che chi ha compiuto questo gesto disperato potrebbe non essere la stessa persona che ha messo al mondo il bambino. Non tutte le donne riescono ad accogliere la loro maternità, per una complessità di motivazioni, che occorre ascoltare, comprendere e riconoscere. La legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato, affinché sia assicurata l’assistenza sanitaria e anche la sua tutela. “Ogni donna d'Italia – continua Mistretta - dovrebbe conoscere il suo diritto a mantenere l'anonimato al momento del parto: ciò in primo luogo assicura a lei e all'infante la sicurezza di nascere in un ambiente ospedaliero e controllato, con tutto ciò che questo significa a livello di tutela sanitaria. Non solo, accelererebbe l'iter dell'adozione senza che la madre del neonato si ‘macchi’ di una condotta tanto dolorosa”.

“Occorre chiedersi: 'Questa donna era a conoscenza dei suoi diritti? Avrebbe in ogni caso agito in questo modo sottoponendosi al rischio di partorire, chissà come e chissà dove?”. Interrogativi ai quali non è possibile, almeno per il momento, dare una risposta.

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