Diventa definitiva la condanna all'ergastolo per Nicola Mancuso per l'omicidio di Valentina Salamone, la diciannovenne trovata morta il 24 luglio del 2010 in una villetta di Adrano. La prima sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso dell'imputato. Lo scorso aprile la terza Corte d'assise d'appello aveva confermato la condanna all'ergastolo per Mancuso. La sentenza di primo grado era stata emessa il 27 giugno del 2019. Per la morte della ragazza, trovata impiccata a una trave, in un primo momento era stata chiesta l'archiviazione, ritenendolo un suicidio ma la Procura generale di Catania aveva avocato a sé l'inchiesta grazie anche alle perizie dei carabinieri del Ris che ritennero di avere trovato tracce di sangue dell'uomo sotto le scarpe della vittima.

Nel processo si erano costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, assistiti dall'avvocato Dario Pastore, e le associazioni Telefono rosa e Thamaia. Il legale della famiglia e il padre della vittima hanno assistito alla lettura della sentenza e si sono abbracciati in lacrime. La svolta nelle indagini è nata dalle perizie dei carabinieri del Ris che ritennero di avere trovato tracce di sangue dell'uomo sotto le scarpe della giovane.

L'imputato - che si è sempre detto innocente - era sposato e aveva avuto una liason con Valentina Salamone e venne arrestato nel marzo del 2013 salvo poi essere scarcerato nello stesso anno. Al momento sta scontando una condanna a 14 anni per traffico di droga. "Dopo dodici anni - ha commentato l'avvocato Dario Pastore - finalmente la parola fine a questo processo, con una sentenza che rende giustizia alla verità. Adesso bisogna identificare l'uomo a cui appartiene il secondo Dna trovato sul luogo del delitto: c'è un assassino che gira ancora libero".