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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Willy Monteiro, il coach di MMA: "Le arti marziali non c'entrano: quella è delinquenza pura"

Parla con Catania Today Nico Spinella, maestro di MMA e grapplin, dalla lunga esperienza sul campo: "Quei ragazzi andavano allontanati dalla palestra"

L'omicidio di Willy Monteiro ha sconvolto l'Italia intera. A Colleferro, nel Lazio, è andata in scena una vera e propria esecuzione con il giovane accerchiato da un branco feroce davanti a un pub: era accorso per cercare di sedare una rissa nella quale era coinvolto un amico e ha perso, drammaticamente, la vita. Ad essere sotto accusa per la sua morte vi sono Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Hanno fatto il giro del web le foto e i video dei fratelli Bianchi, praticanti di MMA, che si vantavano della loro forma fisica, strapieni di tatuaggi e intrisi di una cultura che è lontana dalla filosofia di base delle arti marziali. Proprio le arti marziali miste (MMA) sono finite sul banco degli imputati, accusate di generare violenza e c'è chi ha proposto addirittura la chiusura delle palestre dove vengono praticate. Per sgomberare il campo da generalizzazioni e criminalizzazioni abbiamo intervistato Nico Spinella, coach di MMA e grappling, dalla lunga esperienza e maestro per diverse generazioni di allievi catanesi.

- Da coach e da appassionato di MMA come ci sente adesso? E' stato detto che è una disciplina che incita alla violenza e per violenti...

"Sono molto amareggiato e non posso accettare che per quattro delinquenti venga gettato fango su un intero movimento. Quello che è accaduto a Colleferro è un'azione criminale portata avanti da deliquenti, quelli non sono atleti di MMA. Ricordo che qualche anno fa un atleta di MMA ad Aversa, Di Chiara, aveva salvato una donna che era stata rapinata e ha bloccato i due rapitori ed è stato celebrato come un eroe. Quindi in quel caso l'MMA andava bene? Come ripeto spesso il problema non è la disciplina sportiva ma il praticante. Sono rimasto molto scosso per la morte di Willy e mi spiace tanto per il modo in cui sono state descritte le arti marziali da certa stampa".

Nico Spinella-2

- E' stata chiesta la chiusura delle palestre dove si pratica MMA. La domanda che sorge è: perché questi ragazzi non sono stati allontanati dal loro maestro?

"Chi chiede la chiusura delle palestre non conosce come lavora un coach. Io seguo i ragazzi a 360 gradi, li aiuto anche con i lavori per la scuola, le tesine, gli esami. Si tratta di una formazione umana e culturale e un maestro si rende conto subito se un ragazzo è un violento e interviene con immediatezza. In questo caso non è successo ed è grave, e penso che pur di tenere in palestra un iscritto in più si fanno errori. Personalmente mi è capitato di dover allontanare dei ragazzi che hanno dimostrato scarso rispetto delle regole o un'indole che non ha nulla a che fare con l'MMA".

- E' un problema culturale quindi? Qual è la realtà nelle palestre catanesi?

"Sì, certo. E' tutto relativo alla cultura, all'ambiente, alla formazione. Siamo stati descritti come se fossimo dei violenti quando invece vige un assoluto rispetto delle regole nelle palestre. Io, in un caso, ho chiesto anche la squalifica di un mio allievo che durante un match aveva utilizzato un colpo irregolare non visto dall'arbitro. Spiace vedere che per 4 energumeni e criminali si sia criminalizzato un mondo fatto di rispetto: le arti marziali miste si praticano in palestra, nell'ottagono e con la supervisione di un maestro: i miei ragazzi sanno che non si usano per la strada e mai si sognerebbero di farlo. Nel caso di Willy c'è stata la logica del branco, dell'essere vigliacchi e hanno visto in quel povero ragazzo una preda. A Catania ho visto e allenato tanti ragazzi e le arti marziali possono dare un contributo per formare i giovani ma per stemperare una indole violenta serve altro. Non basta andare in palestra se poi si vive e cresce in un mondo pieno di evasione scolastica, con un'avversione per le forze dell'ordine e con la vicinanza al crimine. Io posso insegnare responsabilità e rispetto delle regole, poi però serve molto altro partendo dalla famiglia".

- Diversi esponenti dell'MMA hanno preso posizione come Marvin Vettori, Alessio Sakara, Carlo Pedersoli Jr per dire che le arti marziali miste non sono rappresentate dai fratelli Bianchi e da un immaginario di violenza. Può servire la loro testimonianza?

"E' fondamentale che atleti del genere spieghino cosa sia l'MMA. Atleti abituati all'allenamento, che competono ai massimi livelli e che sanno come attaccare e difendersi sul ring. L'MMA è un mondo fatto di regole: ci sono atleti che competono con pesi simili ed esperienze assimilabili, c'è un arbitro che è messo a tutela dell'incolumità degli sportivi. Quella di Colleferro, lo ripeto, è stata una esecuzione criminale che non ha nulla a che vedere con l'MMA ma anche col razzismo o la politica. C'è soltanto e purtrioppo una cultura violenta e sbagliata dove lo sport non c'entra. Mi spiace che vi sia una gogna mediatica nei confronti delle arti marziali che sta creando pregiudizi: nei giorni scorsi dovevo iniziare dei corsi a dei ragazzi in età scolare ma i genitori non li hanno mandati. Spero che sia soltanto un episodio ma lascia grande amarezza".

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