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Operazione "Sotto Traccia"

Tassi di usura fino al 490% e minacce di morte: le vittime degli strozzini erano pensionati

Gli agenti della squadra mobile di Catania hanno messo in luce un vasto giro di usura, gestito da nove persone (otto in carcere e una agli arresti domiciliari), che approfittando delle difficoltà economiche causate dall’emergenza Covid-19, si offrivano di prestare denaro a persone (perlopiù pensionati) in grave crisi di liquidità

Giri di prestiti "a strozzo" con tassi d’interesse che potevano arrivare anche al 490% e con minacce di morte per coloro che non riuscivano a coprire il debito. La scoperta è della squadra mobile e della sezione di polizia giudiziaria, coordinate dalla Procura distrettuale etnea. Gli agenti hanno messo in luce un vasto giro di usura, gestito da nove persone (otto in carcere e una agli arresti domiciliari), che approfittando delle difficoltà economiche causate dall’emergenza Covid-19, si offrivano di prestare denaro a persone (perlopiù pensionati) in grave crisi di liquidità.

I nomi dei 9 arrestati

Una cinquantina i casi scoperti

Le indagini, condotte tra il luglio del 2020 e il gennaio del 2021, nascono dalle dichiarazioni di una delle vittime che aveva prestato ad una conoscente di vecchia data, tramite numerosi assegni, una cifra vicino ai 140 mila euro, dei quali aveva ricevuto solamente indietro una parte. Nel corso delle attività è emerso che la donna denunciata dall'uomo era a sua volta vittima di usurai. Su questa scia, grazie anche all'aiuto delle intercettazioni telefoniche, sono state raccolte le denunce di altre vittime, le quali, in alcuni casi, hanno confermato quanto scoperto dagli inquirenti, fornendo indicazioni precise in ordine all’ammontare del prestito richiesto e accordato (piccole cifre tra i 1.000 e i 2.000 euro), delle rate, settimanalmente o mensilmente, versate e del termine entro il quale la restituzione sarebbe dovuta avvenire, riscosse facendo ricorso anche minacce e ad appostamenti per intimorire.

Una cinquantina i casi scoperti dalla squadra mobile, ma solo una ventina hanno collaborato con le indagini. In altri casi, infatti, per paura di subire possibili ritorsioni o credendo che coloro che avevano erogato il credito fossero benefattori, hanno preferito tacere o dichiarare il falso, limitandosi ad ammettere prestiti di denaro senza la corresponsione di alcun interesse.

Un atteggiamento, ha sottolineato il dirigente della squadra mobile Antonio Sfameni, che conferma la natura del reato di usura quale “fenomeno sommerso” in cui le vittime, trovandosi in uno stato di dipendenza, non solo economica ma anche psicologica, manifestano reticenza nell’affermare la verità dei fatti.

I libri contabili

Sono state eseguite, infine, disposte le perquisizioni nei confronti di alcuni degli indagati che hanno permesso di rinvenire e porre sotto sequestro materiale costituito da denaro liquido, libri contabili e da vari titoli di credito idonei a delineare l’entità dell’attività di usura.

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