Problemi di conferimento dell'umido all'impianto di compostaggio della provincia di Catania
L'associazione Rifiuti Zero Sicilia invita i sindaci della provincia di Catania a chiedere alla Regione di intervenire immediatamente perché quest'ultima è l'unica autorità competente a garantire sia una continuità delle buone pratiche già messe in atto nei comuni che un elevato livello di protezione ambientale
Molti comuni della provincia di Catania sono in allerta per la recente comunicazione a loro rivolta dalla Sicula Trasporti,che gestisce l'impianto di compostaggio. Si impone ai comuni stessi di utilizzare esclusivamente sacchetti compostabili e biodegrabili in fase di conferimento della frazione umida.
A spiegare la situazione, con una nota, è l'associazione Rifiuti Zero Sicilia: "Posto che il testo unico ambientale D.lgs 205\10 che modifica il D. Lgs. 152\06 impone all’art. 182- ter che “1. La raccolta separata dei rifiuti organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002” e che quindi i produttori dei rifiuti debbano soddisfare questo requisito, ci chiediamo con quale autorità questo impianto imponga una legge la cui competenza è semmai Regionale. Ci chiediamo inoltre come sia possibile che un impianto appena autorizzato non abbia la tecnologia necessaria delle macchine per rompere i sacchi e separare la plastica dall’umido; apparecchiature molto semplici che devono certamente essere in dotazione in questo tipo di impianti (trituratore e vagliatore in ingresso all’impianto)".
Il rischio serio, come precisa l'associazione , è che "ancora una volta, nella mancanza totale di pianificazione, a rimetterci sarà sempre e solo il cittadino e che dall’inerzia della Pubblica Amministrazione si renda ancora più fragile il già delicatissimo sistema della gestione dei rifiuti che in alcuni comuni sta timidamente raggiungendo traguardi importanti".
L'associazione Rifiuti Zero Sicilia invita pertanto i sindaci della provincia di Catania a chiedere alla Regione di intervenire immediatamente perché quest'ultima è l’unica autorità competente che può imporre all’impianto, sempre se già non previsto in fase di autorizzazione, di munirsi delle apparecchiature necessarie a garantire sia una continuità delle buone pratiche già messe in atto nei comuni che un elevato livello di protezione ambientale.