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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Inchiesta sui maltrattamenti nei canili "Nova Entra": indagati tutti rinviati a giudizio

I giudici di Catania sono intervenuti sul caso a distanza di tre anni dall'ispezione del ministero della Salute che portò alla luce le gravissime condizioni cui erano sottoposti gli animali

 Sono stati tutti rinviati a giudizio gli indagati nell'inchiesta per maltrattamento e abbandono di animali e associazione per delinquere e truffa aggravata all'interno dei canili "Nova Entra". I giudici etnei sono intervenuti sul caso delle due strutture gestite dall'associazione a distanza di tre anni dall'ispezione del ministero della Salute che portò alla luce le gravissime condizioni cui erano sottoposti gli animali.

Dopo la battaglia portata avanti dalle associazioni animaliste  Lega nazionale per la difesa del cane, Lav e l'Altra Zampa, i reati contestati agli indagati comprendono anche l'associazione per delinquere e la truffa. Prima la Procura aveva richiesto l'archiviazione, ma davanti alla mole di documentazione a supporto della denuncia e alle relazioni del ministero della Salute, il giudice non aveva potuto fare altro che procedere con l'imputazione coatta a carico del gestore delle strutture e nei confronti di altre figure come funzionari Asp e del Comune.

La replica dei legali del dottor Bongiorno

La Procura ha chiesto quindi il rinvio a giudizio che il giudice ha confermato con un apposito decreto.  "La singolarità di questa vicenda, che la rende di rilevanza nazionale, e' che per la prima volta, proprio in una zona dove il malaffare che ruota attorno agli animali ha uno dei suoi picchi, viene contestato un reato associativo anche ai pubblici funzionari che avrebbero dovuto impedire queste condotte", spiegano i legali. "Finalmente si inizia a fare realmente luce su quanto avveniva in quei canili degli orrori", afferma Piera Rosati, presidente di Lndc.

"Siamo davvero soddisfatti per la decisione del Gup del Tribunale di Catania. Nella comunicazione della notizia di reato si fa riferimento ad animali sacrificati alle logiche del profitto, tenuti in queste strutture che non potevano nemmeno definirsi canili, essendo completamente abusive, ma che hanno potuto operare con la complicita' dei veterinari pubblici e di funzionari comunali", commentano i legali Michele Pezone, Tania Cipolla e Irene Rizza.

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