rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Le confessioni del neopentito Vincenzo Rosano: nel 2017 i finti necrologi per il figlio Valerio, collaboratore di giustizia

Vincenzo Rosano collabora con la giustizia dallo scorso 3 maggio. Le sue dichiarazioni sono al vaglio del pm Andrea Bonomo. Da una "località segreta di protezione" ha scritto una lettera al Gip di Catania Anna Maria Cristaldi, delineando la composizione del clan Santangelo Taccuni. E' imputato nel processo "Adrano libera" e sembra essere intenzionato a proseguire il suo percorso con la giustizia, per ottenere uno sconto di pena

"Sono Rosano Vincenzo, nato il 16-11-1968 ad Adrano e ristretto presso una località segreta di protezione. Signor giudice, le volevo far sapere che dallo scorso 3 maggio ho iniziato a collaborare con la giustizia e con il dottor Bonomo. Vorrei essere interrogato per poter dire la posizione di ogni singolo imputato in questo processo". Si apre così la lettera inviata al Gip di Catania Anna Maria Cristaldi dall'ex boss del clan Santangelo Taccuni, articolazione territoriale del clan Santapaola ad Adrano. E' imputato nel procedimento "Adrano libera", che si regge anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i quali suo figlio Valerio Rosano, ex membro dei "Pipituni". Gli interessi di questo gruppo criminale sono principalmente legati allo spaccio di stupefacenti. Cocaina, eroina, hashish e marijuana che importavano in quantità tali da poterne vendere una parte anche ai gruppi catanesi. Ma anche estorsioni, furti, omicidi, compiuti - scive Rosano, usando un lessico prettamente giuridico - "anche al fine di affermare la propria egemonia nei confronti delle cosche rivali".

WhatsApp Image 2022-06-07 at 10.12.24-2

La lettera manoscritta inviata da Rosano Vincenzo all'ufficio del Gip del tribunale di Catania

Vincenzo Rosano si pente: quando lo fece il figlio la famiglia mise i necrologi

La notizia del suo pentimento è stata un fulmine a ciel sereno. Non solo per i membri della sua organizzazione, che potrebbero presto vedere gli effetti delle dichiarazioni del neo collaboratore dei giustizia. Ma anche per l'opinione pubblica, che ben ricorderà i necrologi  con il nome e la foto di Valerio Rosano, affissi ad Adrano dai suoi stessi familiari nel settembre del 2017.  Il ragazzo fu disconosciuto e dato per "morto", a soli 26 anni, perchè aveva scelto di intraprendere un percorso di collaborazione, non condiviso da chi ha il suo stesso sangue. Il luogo dei funerali era stato indicato con l'indirizzo del commissariato di polizia di Adrano. La vicenda finì anche in un servizio del programma Mediaset Striscia la Notizia.

La lettera al Gip Anna Maria Cristaldi

La lettera è divisa in quattro paragrafi, in cui si snocciola un lungo elenco di nomi e cognomi, accompagnati dalle aree operative. Nel capo 1 si parla degli associati al clan capeggiato da Alfio Santangelo posti al 416 bis, tra cui lo stesso Vincenzo Rosano "ed altre persone che non sono in questo procedimento". I capi 2,3 e 4 contengono 26 nominativi di componenti organici dell'associazione mafiosa "che si occupavano di spaccio di stupefacenti, ognuno con il proprio ruolo". A questo punto Rosano distingue i promotori.  Accuse precise formulate nei confronti di chi "si occupava di tutto, compreso il rifornimento al dettaglio delle piazze di spaccio, con tutta la sua famiglia". Avendo il compito, per ordine di Gianni Santangelo attualmente detenuto per altra causa presso la casa circondariale di Lanciano ed imputato nello stesso procedimento, "di tenere nascoste grosse quantità di stupefacenti e vendere, in qualità di organizzatore, l'eroina trovata vicino casa sua, in una casa non abitabile".

Fiumi di cocaina da Napoli: i Santangelo rifornivano anche i gruppi catanesi

Tra i nomi snocciolati in questo elenco (ancora da verificare con gli opportuni riscontri, ndr) spunta anche chi "era già stato nominato come persona di fiducia, che se c'erano degli arresti lui doveva essere il responsabile della famiglia Santangelo Taccuni, in quanto persona più grande e seria". Infine, due volte indicato nella lettera, c'è colui che "faceva arrivare da Napoli grossi quantitativi di cocaina, la dava anche ai catanesi, che signor giudice tutti gli imputati sono tutti associati e, come ho già detto, si occupavano della droga e poi chi di rapine, chi di estorsioni e furti di auto, camion ed escavatori  da usare per le rapine ai bancomat. E poi omicidi e molto altro". "Ma a questo punto - conclude Vincenzo Rosano, dopo aver cercato di convincere il Gip dell'attendibilità delle sue dichiarazioni - non posso andare oltre perchè ancora collaboro da poco, neanche appena un mese. Perciò, come lei ben sa, devo finire con il dottor Bonomo". La missiva, inviata da una località del nord Italia in data 1 giugno 2022, si chiude con un'altra osservazione: "In questo processo ci sono anche tante altre cose su altri imputati da chiarire, in relazione al traffico di stupefacenti".

L'accusa nei confronti di Rosano Vincenzo

Nei confronti di Rosano Vincenzo il pm Giuseppe Salvino Sturiale ha presentato il 24 aprile del 2021 una richiesta di giudizio immediato contestando l'articolo 416 bis, "per aver fatto pare, unitamente a numerose altre persone, di un'associazione di tipo mafioso costituente articolazione territoriale del clan Santapaola Ercolano". Ai vertici del gruppo adranita, secondo l'accusa c'erano Alfio Santangelo e Gianni Sant'Angelo. Bracci operativi sul territorio Antonio Bulla e Toni Ugo Scarvaglieri. E' stata constestata anche l'aggravante di associazione armata e "di aver assunto e mantenuto il controllo di attività economiche finanziandole - in tutto o in parte - con il prezzo, prodotto e profitto dei delitti commessi".  Il riferimento è ad una serie indeterminata di delitti, tra cui anche omicidi messi in atto al fine di affermare la propria egemonia nei confronti delle cosche rivali e la supremazia gerarchica all'interno dell'area Santapaoliana. Non mancano in questo elenco i reati contro il patrimonio come rapine, furti ed estorsioni ed ovviamente il traffico di sostanze stupefacenti. "E ciò per acquisire - conclude l'accusa - in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche,concessioni, autorizzazioni e di appalti pubblici".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le confessioni del neopentito Vincenzo Rosano: nel 2017 i finti necrologi per il figlio Valerio, collaboratore di giustizia

CataniaToday è in caricamento