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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Militello in Val di Catania

Ricoverata, questa mattina, la prima paziente alla Suap di Militello

Gucciardi: "Una programmazione dell'assistenza condivisa tra Assessorato ed Aziende sanitarie, attenta ai bisogni del territorio e al soddisfacimento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) è per la nostra Regione la leva del miglioramento del sistema"

Questa mattina, la Suap (Speciale unità di accoglienza permanente) del P.O. di Militello ha ospitato la prima paziente. È un’anziana donna di Militello, ricoverata in gravissime condizioni di salute presso l’UOC di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale “Gravina” di Caltagirone. A causa di serie complicanze la paziente è entrata in uno stato di minima coscienza. Da qui la decisione dei medici del nosocomio calatino, accolta dai familiari, di trasferire la signora presso la Suap di Militello.

"Una programmazione dell’assistenza condivisa tra Assessorato ed Aziende sanitarie - dichiara l’assessore regionale alla salute, on. Baldo Gucciardi -, attenta ai bisogni del territorio e al soddisfacimento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) è per la nostra Regione la leva che innalza ulteriormente l’offerta dei servizi per i cittadini, raggiungendo standard che, negli ultimi anni, vede collocare la Sicilia e le sue strutture in posizioni di tutto rispetto in riferimento al panorama nazionale".

L’Asp di Catania ha attivato due Suap, per un totale di 20 posti letto: 6 a Catania, presso l’Ospedale “Santo Bambino” dell’AOU “Policlinico-Vittorio Emanuele” e 14 a Militello V.C., presso l’Ospedale “Basso-Ragusa”.

"Con questo ricovero, la Suap di Militello entra appieno nelle sue funzioni, e nei fatti si attiva contestualmente, in tutte le sue articolazioni, anche la rete territoriale per il trattamento dei pazienti in stato vegetativo e/o in stato di minima coscienza - afferma il dr. Giuseppe Giammanco, direttore generale dell’Asp di Catania -. Oltre al conseguimento di questo preciso obiettivo di programmazione regionale, che ci consente di allinearci agli standard assistenziali e riabilitativi specifici fissati a livello nazionale e regionale, siamo orgogliosi di essere riusciti a costruire un’efficace rete di sostegno a questi pazienti, particolarmente fragili, e alle loro famiglie".

Le Suap sono strutture extraospedaliere dedicate ad accogliere pazienti in stato vegetativo (Sv) o stato di minima coscienza (Smc), all’interno di una rete regionale integrata per il trattamento dei pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite in fase cronica.

"Le Suap rispondono ad un bisogno di salute e di assistenza che richiede una presa in carico precisa e altamente qualificata, e un attento impegno organizzativo - afferma il dr. Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania -. Che tutto questo si sia realizzato e che funzioni grazie alla piena collaborazione fra i due Ospedali di Caltagirone e di Militello è segno di forte coesione e di sinergia su obiettivi condivisi a servizio del territorio".

Fra le figure professionali richieste nelle Suap si segnalano neurologi, fisiatri, psicologi, assistenti sociali, animatori, fisioterapisti, addetti all’assistenza dei pazienti, infermieri professionali e assistenti amministrativi.

"Il fabbisogno di risorse professionali di ciascuna Suap è determinato tenendo conto della tipologia degli ospiti e delle funzioni esplicate - spiega la dott.ssa Daniela Faraoni, direttore amministrativo dell’Asp di Catania -. Grazie alla piena sinergia fra le strutture presenti sul territorio e a mirati interventi di carattere organizzativo e amministrativo, riusciamo a rispondere allo specifico fabbisogno assistenziale e a valorizzare l’approccio multidisciplinare, elemento indispensabile in strutture d questo tipo". 

Si stima che in Italia le persone in stato vegetativo siano circa 3000. I numeri, seppur sommariamente, ci danno le dimensioni di un problema di grande rilevanza medica e sociale.

Le Suap si caratterizzano per essere strutture ad alta intensità assistenziale. Il ricovero può essere alternativo al domicilio o propedeutico a forme di domicialiarizzazione per pazienti in fase di stabilizzazione clinica, che abbiano completato i necessari protocolli riabilitativi e che non necessitano di monitoraggio intensivo tipico delle rianimazioni o delle neurochirurgie, ma che hanno bisogno di un nursing assistenziale di alta professionalità, per un supporto alla nutrizione enterale, per la gestione della tracheostomia e dell’eventuale supporto ventilatorio. Ci riferiamo quindi a pazienti confinati a letto e con dipendenza totale per l’alimentazione, il controllo degli sfinteri, l’igiene personale. Le aree di intervento delle Suap attengono a: continuità delle cure in pazienti stabilizzati; interventi di riabilitazione funzionale; assistenza ai soggetti con disordini della coscienza affetti da polipatologia e con definitiva compromissione dell’autosufficienza; sostegno socio-ambientale temporaneo (“funzione sollievo”); assistenza ai soggetti con minima coscienza. 

Il percorso per l’ammissione in Suap si articola in quattro fasi: la segnalazione; la valutazione del caso; la stesura di un programma personalizzato ed integrato; il monitoraggio.

Procedure di ammissione specifiche sono previste in caso di dimissione protetta dagli Ospedali e in caso di ammissione da altre strutture extraospedaliere e/o ambulatoriali. Al momento dell’ingresso nella struttura il responsabile, di concerto con l’Unità di valutazione multidimensionale e un fisiatra competente per territorio, redige un Piano assistenziale individuale (Pai) e prende in carico la gestione del paziente per la durata del ricovero, prevedendo l’eventuale intervento delle strutture socio-sanitarie del territorio, con consulenze e trattamenti di sostegno psicologico e sociale per il paziente e i familiari. 

Il ricovero può essere anche proposto dal medico di medicina generale o dal familiare, proveniente dal domicilio per “periodi di sollievo”.
La durata della degenza generalmente è individuata dal Pai. Per i ricoveri con prevalente funzione di sollievo e sostegno socio-ambientale la degenza è fissata nella durata massima di 30 giorni nell’anno.
Non è prevista alcuna partecipazione dell’utenza alle spese non sanitarie.

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