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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Mazzette alla Protezione civile, coinvolti anche imprenditori catanesi

Dagli accertamenti sulle chat di Luigi De Luca, finito ai domiciliari perché in cambio di soldi avrebbe velocizzato le pratiche, contatti non solo con Sebastiano Grillo, ma pure con altri titolari di ditte, anche catanesi, alcuni dei quali già arrestati per corruzione. "Sei un campione vengo ad abbracciarti... Gioia mia, senza coccole, se non ci penso io a te..."

L’uno, un imprenditore, avrebbe consegnato delle mazzette lasciando dei pacchetti di "caramelle" sul tavolo. L’altro, un funzionario del Dipartimento di Protezione civile della Regione, le avrebbe intascate per "velocizzare i controlli di propria competenza" e, secondo gli investigatori, per "sollecitare i propri colleghi a svolgere prontamente i loro adempimenti affinché venissero pagate fatture per circa 130 mila euro". La guardia di finanza ha arrestato due persone che, sulla scorta delle indagini coordinate dalla Procura, sono accusate di corruzione. Ai domiciliari Luigi De Luca (63 anni, di Palermo) e Sebastiano Grillo (69 anni, di Castroreale).

Dalle verifiche sulle conversazioni intrattenute su Whatsapp da Luigi De Luca, il funzionario del Dipartimento Protezione civile regionale, gli investigatori ritengono che l'indagato avrebbe offerto i suoi "servizi" (cioè accelerare la liquidazione di pagamenti) anche ad altri imprenditori, due dei quali già arrestati a Catania e proprio per corruzione.

Non solo. Il dipendente pubblico sempre disponibile ("io aiuto sempre", "ci penso io", "m'impegno come posso", diceva) si sarebbe anche lamentato dell'ingratitudine di alcuni di loro: "Tu purtroppo quando ottieni mi tieni a distanza" e "ti fai sentire anche in maniera incessante quando hai una cosa da risolvere e poi il silenzio più assoluto". Tanto che un imprenditore gli avrebbe risposto: "Gioia mia senza coccole... se non penso io a te non ti pensa nessuno".

I contatti con l'imprenditore arrestato: "Sempre a disposzione"

Analizzando le chat del funzionario, la guardia di finanza sostiene che "è solito interloquire con diversi altri imprenditori circa le rispettive pratiche di liquidazione, anche inviando foto". Tra questi, dice la Procura, anche Nunzio Adesini, arrestato per corruzione a Catania (la sua azienda ha fornito mascherine per 7 milioni e 312 mila euro). Proprio Adesini, come si legge nell'ordinanza, avrebbe detto a De Luca di non "abbandonarlo", e di essere "nelle sue mani". E il funzionario: "Tutto quello che posso fare... Lo so ma come hai visto non dipende da me purtroppo... Vedo cosa fare, lo sai che mi impegno come posso". Poi però lo avrebbe anche rimproverato: "Ti fai sentire anche in maniera incessante quando hai una cosa da risolvere e poi il silenzio più assoluto, qesto mio scritto lo puoi interpretare come vuoi ma è per onestà intellettuale. Volevo dirtelo a voce l'altro giorno... comunque da questa parte hai una persona sempre a disposizione".

"Sei un campione ti vengo ad abbracciare"

Contatti sarebbero avvenuti anche con un altro imprenditore arrestato sempre a Catania, Roberto Priolo. Il 14 maggio 2020 De Luca gli scriveve: "Gli amici non rompono" e il 27 ottobre successivo: "Buongiorno firmato" e l'altro: "Buongiorno sei un campione più tardi ti vengo a trovare che ti abbraccio". Ma De Luca si sarebbe lamentato anche con Priolo: "Tu purtroppo quando ottieni mi tieni a distanza..." e il 26 dicembre sosteneva di aver passato un "povero" Natale: "Quest'anno non ho potuto brindare e mangiare il panettone. L'insalata scondita senza olio..." e l'imprenditore: "Gioia mia... senza coccole se non penso io a te non ti pensa nessuno". Per l'accusa, almeno altri due imprenditori avrebbero chiesto un intervento di De Luca.

Il gip: "Per gli indagati una 'prassi normale'"

Sono alcuni dei retroscena del blitz coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. Come si legge nell'ordinanza del gip Paolo Magro sarebbe stato "fatto grave mercimonio della funzione pubblica" e si comprenderebbe "dal tenore dei comportamenti dei due indagati che gli stessi ritenessero la dazione del denaro da parte di Grillo e l'interessamento di De Luca una 'prassi normale', abituale strumento per la gestione delle vicissitudini burocratiche che costellano le procedure di liquidazione dei corrispettivi dovuti per lo svolgimento di lavori pubblici alle imprese private".

Aziende e somme pagate

Il passaggio di "caramelle", cioè di pacchetti con all'interno dei soldi secondo la Procura, sarebbero avvenuti il 16 giugno ed il 25 agosto dell'anno scorso, in relazione ad un pagamento da 74.163,26 euro alla "Nuova Tecnopolis", intestata al figlio di Grillo, per dei lavori a Campofranco (in provincia di Caltanissetta), e ad un altro da 58.679,60 euro per la "Grillo Infrastrutture srl" per opere realizzate a San Basilio, frazione di Novara di Sicilia, nel Messinese.

Il primo passaggio di "caramelle"

Nel primo caso, gli inquirenti hanno registrato un incontro tra i due indagati il 16 giugno dell'anno scorso. Era l'imprenditore a dire: "Mi dica un'altra cosa c'è mio figlio e mio nipote che hanno questo lavoro a Campofranco che è pagamento Protezione Civile e hanno tutte cose a Ragusa una certa signora...". E  De Luca individuava subito la collega, dicendo: "Ora la chiamo". A quel punto l'imprenditore avrebbe preso un pacchetto - che lui stesso definisce "caramelle" - dalla sua tasca per darlo al funzionario.

"E' un mio carissmo amico, dobbiamo risolvere il problema"

De Luca chiamava poi la collega, spiegandole che Grillo è "un carissimo amico, quindi premesso che è un mio carissimo amico, ma tu lo sai che io aiuto sempre, ha un intervento su Campofranco, la Nuova Tecnopolis... Quando lo dobbiamo risolvere il problema? Fai la disposizione, me lo fai sapere, perché così la guardo, io gliela voglio lasciare sopra il tavolo al direttore". E poi, rivolgendosi all'imprenditore: "Entro domani me la fa avere" e Grillo avrebbe quindi dato un secondo pacchetto al funzionario, commentando: "Io mi pare che a lei la tratto bene", facendo presente la sua necessità di lavorare. Al che De Luca rispondeva: "Io devo presentarle una persona" e Grillo: "Se lei mi fa fare il lavoro il comportamento sarà molto diverso". Appena uscito l'imprenditore, il dipendente della Regione avrebbe preso i pacchetti e - come documentato dalle immagini riprese dalla guardia di finanza - ne avrebbe tirato fuori delle banconote.

"Ormai sono in dirittura..."

Il giorno dopo, il 17 giugno, De Luca richiamava la collega di Ragusa per sollecitarla, ma lei avrebbe sollevato dei problemi che ostacolavano l'emissione del decreto. L'indagato, però, avrebbe contestato i suoi argomenti, invitandola a procedere. Il 23 luglio De Luca chiedeva infine a Grillo: "Ha visto?", riferendosi - dice la Procura - al pagamento e aggiungendo: "Vabbè però ormai in dirittura, se non sono oggi pomeriggio sono lunedì".

"A mangiare vogliamo andare allora?"

Un'altra consegna di "caramelle" sarebbe avvenuta il 25 agosto dell'anno scorso, quando Grillo avrebbe chiesto a De Luca "di una pratica che deve firmare il direttore", ovvero quella relativa alla Grillo Infrastrutture srl. "Vediamo - diceva il funzionario - se c'è l'impegno lo facciamo firmare al direttore". E, dopo aver ricevuto un pacchetto, aggiungeva: "Vabbè dai ci penso io, dai. Quindi siamo ancora a 'sto decreto... Non è fatta ancora". Ci sarebbero state infatti delle difficoltà per la mancanza di "due passaggi" burocratici, ma poi De Luca avrebbe rassicurato: "Ci penso io, ci penso io! Però mi segue la cosa com'è, cioè che io vado là, il decreto c'è, il foglio vettore... Io devo fare quando c'è il direttore, chiamo Carmelo e ci dico: 'Senti, ma 'sta cosa com'è combinata' mi dice deve essere autorizzata, perfetto, allora mando delle carte, perché se il direttore non delega, non firma l'autorizzazione il decreto non può farlo". In una successiva telefonata tra i due, del primo ottobre, De Luca diceva all'imprenditore che era "andato tutto bene" e lui: "Va bene, dico lei in settimana a mangiare vogliamo andare allora?".

Fonte: PalermoToday

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