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Cronaca

Salvo e Giuseppe sposi: “Catania sa abbracciare le diversità”

Dopo 14 anni di vita insieme Salvo e Giuseppe hanno deciso di dire sì e hanno celebrato la propria unione civile a Palazzo dei Chierici

Si amano da 14 anni, si conoscono da oltre 20. Condividono casa e lavoro, gestendo insieme, quotidianamente da oltre 10 anni, uno dei primi ristoranti vegetariani della città, “La cucina dei colori”.

Lo scorso 29 settembre Salvo e Giuseppe hanno deciso di festeggiare il loro amore celebrando la propria unione civile nel cuore di Catania. Palazzo dei Chierici non era mai stato così pieno di gente e i festeggiamenti sono andati avanti per tutta la notte proprio in via San Michele, davanti la sede del noto ristorante. Quattrocento persone, amici, parenti, clienti del locale e semplici passanti hanno ballato, cantato e festeggiato i due novelli sposi lungo la via, in un sabato sera di inizio autunno, tra luminarie, musica e ottimo cibo.

Ad un mese dal giorno del fatidico sì, Salvo e Giuseppe raccontano a CataniaToday la loro storia e la città in festa.

Salvo e Giuseppe sposi

Quando vi siete conosciuti e innamorati?

"Ci siamo conosciuti nel 1996, perché Giuseppe lavorava in un negozio di abbigliamento e io avevo bisogno di acquistare un abito. Da lì è nata un’amicizia che è durata quasi un decennio. Abbiamo condiviso moltissime cose insieme, poi ci siamo allontanati e ritrovati durante una Pasquetta, nel 2005 per non lasciarci più. Posso dire che dopo 14 anni di relazione ci si innamora continuamente, anche dei difetti, delle cose che dell’altro non ci piacciono. È un continuo scoprire l’altro e così, anche se stessi".

 Condividete vita privata e lavoro, qual è il vostro segreto?

"Sì,  è vero condividiamo tutto, prima facevamo altro, non c’era il progetto di lavorare insieme in passato. Peppe - ci racconta Salvo - mi ha aiutato sin dall’inizio con l’attività di catering e ristorazione, ma non c’era nulla di programmato. Uno dei segreti è sicuramente avere turni diversi a lavoro ed evitare di lavorare in cucina insieme, perché se no rischiamo di litigare. Anche viaggiare è una cosa che ci unisce e rilassa moltissimo. Prendiamo la moto e voliamo via dalla quotidianità. Non so se c’è un segreto, so che questa relazione è un’opportunità e un ‘lavoro’ anche per ognuno di noi. Siamo estremamente diversi, ma rispettando questa diversità, riusciamo a creare una grande armonia e le soddisfazioni ottenute sono davvero tantissime. Siamo nati, come attività ristorativa, quando c’era la crisi più nera e molti altri chiudevano, quando a Catania la cucina vegetariana era un miraggio. Condividere tante gioie e soddisfazioni certamente ci lega moltissimo".

Dopo tanti anni di relazione avete deciso di sposarvi. Un'ondata di amore vi ha accompagnato e sostenuto, raccontateci le emozioni di questo giorno speciale.

 "Anni fa io chiesi a Peppe di sposarmi, ma non esisteva ancora la legge per le unioni civili in Italia. Abbiamo dato un’occhiata alle opportunità nel resto d’Europa, anche se dall’Italia comunque non era facile, anzi, abbiamo incontrato molte resistenze e complessi cavilli burocratici che ci hanno fatto desistere. Abbiamo spesso però pensato che fosse un passaggio importante per la nostra vita e anche che dovessimo tutelarci per sostenerci in momenti importanti. Così quest’anno, in occasione del concerto di Carmen Consoli per il quale abbiamo preparato un catering, Peppe mi ha organizzato una maxi sorpresa con tanti artisti presenti, da Max Gazzè a Marina Rei, per farmi la richiesta ufficiale. Ho avuto 24 ore di ‘blocco’, non me l’aspettavo. Abbiamo avuto un’estate difficile, lavorativamente parlando. Abbiamo incontrato tanti pregiudizi e ostacoli. A luglio io mi sono recato nell’ufficio delle unioni civili del comune di Catania per fissare la data, ci tengo a precisare che sono stati tutti carinissimi e molto efficienti. E da lì abbiamo cominciato a organizzare la festa. Nel giorno del nostro matrimonio si è manifestata una sinergia così magica che non ci saremmo mai aspettati. E che ci ha lasciato davvero tantostupiti. Quella sera anche dagli sconosciuti abbiamo ricevuto tanto affetto. Abbiamo visto una Catania che sa gioire per gli altri, che sa condividere la felicità. C’erano 400 persone e in tutti risuonava una gioia incredibile. Ancora oggi riceviamo questa ‘ondata’ di amore. Quel giorno abbiamo compreso che quello che avevamo dentro si è manifestato fuori. Un riflesso incantevole. Non è stato facile per le nostre famiglie, vederli quel giorno con noi è stato importantissimo. Anche loro, con noi, hanno superato tanti ostacoli in questi anni. Mio padre temeva questo evento, ma in realtà per lui è stato un momento bellissimo. Abbiamo confermato che se vogliamo, questa città sa stare insieme, a prescindere dalle diversità. Perché prima di essere gay, etero, siamo tutti persone. Siamo tutti uguali".

 Poco prima delle nozze ho letto sulla bacheca di Salvo queste parole "Il nostro è un atto d'amore e non un atto politico". Ci spiegate meglio questa frase.

"A noi non interessava né interessa ‘provocare’. Quel giorno era semplicemente un’occasione per condividere questa gioia. Non siamo in genere dei 'festaioli', ma in questa occasione ci piaceva che ci fossero tutte le persone a noi care a festeggiare con noi. Certo è che questo nostro gesto può essere un incoraggiamento per altri, ma non abbiamo affatto questo genere di pretesa. Non ci sentiamo pionieri, anche se siamo conosciuti in città e vogliamo stare lontano da qualsiasi forma di strumentalizzazione".

 "Matrimonio gay? Non esiste, perché la famiglia è quella naturale. Se intende le unioni civili, le abolirei". Questa frase è stata pronunciata da Simone Pillon durante un'intervista sul nuovo ddl. Vi va di commentare?

"La troviamo una frase tristissima e davvero poco lucida. Questo tipo di dichiarazioni e questo modo di pensare non potrà mai essere a sostegno di una società aperta, capace di condividere, sperimentare e unirsi. Questo genere di punti di vista sanno solo creare giudizi, pregiudizi e divisioni. Questo genere di offese la lasciamo agli altri. Noi abbiamo risposto festeggiando con la nostra città il nostro amore. Certe unioni possono solo fare bene alla nostra società".

Quali sono i vostri prossimi progetti di vita e professionali?

"In 14 anni abbiamo sempre fatto tutto ‘di getto’. Nulla è mai stato programmato a tavolino. Oggi abbiamo un’azienda, con 10 dipendenti, abbiamo bisogno certamente di progettare. Su Catania siamo molto soddisfatti, ma ci piacerebbe portare “La cucina dei colori” anche fuori, all’estero, dato che ci è stato anche chiesto. Negli anni con le persone che lavorano con noi abbiamo creato una grande compattezza. Siamo una grande famiglia e, chissà , magari creeremo una scuola di cucina multietnica, per includere, culture, gusti, idee e persone diverse. Sempre nel rispetto della nostra terra e dell’ambiente".

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