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Venerdì, 19 Aprile 2024

Giudici in sciopero contro la riforma del Csm: l'ultima protesta risale al 2010 | Video

L'Associazione Nazionale Magistrati ha indetto, a distanza di dodici anni dall'ultima iniziativa analoga messa in atto nel 2010, uno sciopero nazionale per chiedere modifiche alla riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario ed alla nuova legge elettorale del Csm. I togati hanno esposto dei cartelli sulle scale del tribunale, per poi riunirsi nell'aula audanze

L'Associazione Nazionale Magistrati ha indetto, a distanza di dodici anni dall'ultima iniziativa analoga messa in atto nel 2010, uno sciopero nazionale per chiedere modifiche alla riforma del Consiglio superiore della magistratura firmata dalla Guardasigilli Marta Cartabia. A luglio si tornerà a votare per rinnovare il Csm ed è necessario cambiare la legge elettorale, come ha più volte sollecitato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Catania i magistrati hanno esposto dei cartelli sulle scale del palazzo di giustizia, per poi riunirsi nell'aula audanze, astenendosi dalle udienze.

Le critiche alla riforma Cartabia

Un forte segnale di dissenso contro una riforma che, per il presidente della sezione etnea dell'Anm, Antongiulio Maggiore, "lede i principi della nostra Costituzione, soprattutto il principio della indipendenza interna della magistratura. Perchè da un lato gerarchizza gli uffici giudicanti, completando la riforma Castelli-Mastella del 2006. Se verrà approvata, i dirigenti saranno sovraordinati ai giudici, che quindi dovranno sicuramente aderire alle direttive del dirigente dell'ufficio e conformarsi alle decisioni dei giudici superiori. A parità di organico e di lavoro, inoltre, i giudici saranno costretti a produrre una quantità superiore di sentenze. Come se la cosa più importante fosse il dato numerico e non quello che c'è dentro il fascicolo, rispondendo ad un mero criterio di produttività". La riforma Cartabia, tra i vari aspetti, impone ai magistrati di rispettare le regole sulla presunzione d’innocenza, che l'Italia ha recepito ad ottobre scorso. Non è un caso se, anche sul nostro giornale, si è ridotta al minimo la presenza di foto e nominativi di coloro che commettono reati che non sono ancora arrivati in fase di giudizio. Se questa linea non subità modifiche, i magistrati avranno ancora minori possibilità di intrattenere rapporti diretti con la stampa.

I "precari della giustizia" si dimettono

Antongiulio Maggiore, consigliere della sezione penale della Corte d'Appello di Catania, è critico anche sull'opportunità di una ulteriore riforma della Giusitizia. "Occorre aumentare l'organico della magistratura. I soldi evidentemente ci sono stati. Con i fondi del Pnrr abbiamo costituito gli uffici per il processo ed assunto dei giovani che però si stanno in buona parte dimettendo. Il loro contratto è infatti a tempo determinato: chi vince un concorso per una posizione più stabile rinuncia all'incarico. A nostro avviso, sarebbe stato preferibile ampliare l'organico della magistratura e risolvere anche i problemi dei codici di rito per velocizzare i processi, tenendo conto che il giudice è il garante dei diritti e non un burocrate".

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