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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Misterbianco

Sequestrata dalla finanza la squadra di calcio "Città di Misterbianco"

Nella rosa dei calciatori tesserati con la società presso la Lega Nazionale Dilettanti, spiccano il figlio e il nipote del boss Carmelo Placenti

I finanzieri di Catania hanno eseguito il sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale etneo nei confronti della squadra di calcio Asd Città di Misterbianco, militante nel campionato di promozione siciliano di Serie C. Gli accertamenti eseguiti dal Gico hanno consentito di sottoporre a sequestro l’impresa sportiva e tutti i rapporti bancari e conti correnti ad essa intestati. Le indagini, che fanno seguito successivamente alle misure personali e ai sequestri eseguiti lo scorso novembre nell’ambito dell’operazione RevolutionBet, hanno svelato il trasferimento del complesso finanziario e di risorse umane dell’Asd Lineri, già in passato sottoposta a sequestro, alla Asd Città di Misterbianco, costituita un mese prima dell’esecuzione dell’operazione RevolutionBet.

Clan Placenti nel mirino della finanza

Tra gli elementi a sostegno del provvedimento, spiccano sproporzionati flussi di denaro per oltre 600 mila euro, non compatibili né contabilmente giustificati dalla gestione dell’attività sportiva. Nella rosa dei calciatori tesserati con la società presso la Lega Nazionale Dilettanti, spuntano il figlio e il nipote di Carmelo Placenti, membro apicale del clan Placenti. A lui è riconducibile l’assetto societario e anche quello della gestione calcistica, essendo le comunicazioni della federazione indirizzate presso la sua abitazione di Misterbianco. Il gruppo criminale Placenti, negli anni 2011 -2015, aveva ricoperto il ruolo di “master” nell’area catanese per conto del noto marchio “Planetwin 365”, per poi conseguire un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di “bookmaker” in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming on-line con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 “sub- commerciali” e 20 “presentatori”.

Le indagini

Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta delle scommesse erano stati reintrodotti nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming, con sedi in Italia, Gran Bretagna e Malta. Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno svelato l’esistenza di un patrimonio sproporzionato riconducibile al gruppo Placenti,rispetto alle capacità reddituali e schermato con fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai titolari delle software house ed alle figure apicali della holding “SKS365” per il marchio "Planetwin365”, avevano consentito il sequestro di 42 unità immobiliari (tra le quali una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto, un lussuoso appartamento di 11 vani sito nel comune di Castelnuovo di Porto, fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese e di 5 appartamenti austriaci ubicati a Vienna e Innsbruck, oltre a 36 società commerciali.

La nota

A margine degli eventi inerenti l’operazione “Revolution Bet”, le cui indagini in corso di svolgimento dallo scorso novembre hanno condotto al sequestro della società Asd Città di Misterbianco, SKS365 precisa nuovamente, come già sottolineato anche dalle Autorità, che l’attuale proprietà e il nuovo management dell’azienda e del suo brand planetwin365 sono totalmente estranei alle indagini. L’attuale SKS365 ribadisce il proprio sostegno alle forze dell’ordine nella lotta alle attività di organizzazioni criminali che danneggiano il mercato italiano del gioco legale. Dopo gli episodi che hanno portato allo smantellamento di una fitta rete illecita attiva in particolar modo sul territorio siciliano, la società precisa, infatti, che il provvedimento giudiziario e le indagini delle Autorità fanno esclusivo riferimento a persone associate a SKS365 in passato.

Come specificato già lo scorso 14 novembre nel comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria (una delle tre Procure impegnate nella maxi-operazione insieme a Bari e Catania), infatti: “Va precisato, con riferimento alla SKS365, che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità”. Come ufficialmente riportato negli atti presentati dagli inquirenti in sede Dipartimento Nazionale Antimafia, l’attuale società SKS365 è da ritenersi dunque estranea a quanto accaduto ed emerso dalle indagini.

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