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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sicula trasporti, rifiuti "cummigghiati" e percolato scaricato in mare

Dalle carte dell'indagine Mazzetta Sicula emerge un quadro disarmante a livello ambientale: rifiuti non trattati gettati in discarica e coperti con pietrisco e percolato pompato all'esterno della struttura

L'immondizia veniva "cummigghiata" per nascondere le irregolarità nella gestione del rifiuto e il percolato, ossia il liquido che si produce in discarica dai rifiuti, veniva scaricato non nelle apposite vasche previste dalla legge ma incanalato verso il mare. Sono due delle scioccanti evidenze emerse dagli atti dell'inchiesta "Mazzetta Sicula", condotta dalla procura etnea e dalla guardia di finanza.

Video | I dettagli dell'operazione

L'operazione ha scoperchiato il "sistema" messo in piedi dalla famiglia Leonardi, proprietaria di una delle più grandi discariche del Sud Italia nel territorio compreso tra Lentini e Catania e che aveva un fatturato miliardario, tanto che i finanzieri hanno trovato diversi fusti sotterrati con all'interno banconote per 350mila euro per ogni contenitore. Tutto ciò oltre il grande patrimonio immobiliare della famiglia Leonardi che, ultimamente, aveva investito parecchio nella città etnea.

Il mancato trattamento dei rifiuti

Dal trojan inoculato dagli inquirenti nel cellulare di Antonino Leonardi è emerso che le procedure, imposte per legge, per il trattamento dei rifiuti provenienti da mezza Sicilia (oltre duemila tonnellate al giorno) venivano aggirate. Infatti i rifiuti solidi urbani non appena arrivati in discarica dovevano essere sottoposti a un trattamento meccanico biologico, rispettando le tempistiche (con una permanenza minima della frazione organica nelle biocelle) e dei valori respirometrici previsti dalle vigenti norme (l'abbattimento di almeno il 60% dell'indice respirometrico dinamico potenziale in ingresso). Invece, come scrivono gli inquirenti, Antonino Leonardi "coadiuvato dai propri più stretti collaboratori gestiva illecitamente lo smaltimento dei rifiuti". Così la Sicula Trasporti scaricava i rifiuti che arrivavano nell'impianto di trattamento meccanico biologico direttamente in discarica, senza alcun trattamento.

Le mazzette sotterrate

Da un controllo effettuato dall'Arpa e dagli inquirenti è emerso che nella discarica vi erano rifiuti interi: materassi, copertoni di auto, sacchi di plastica e persino rifiuti ospedalieri provenienti dal Garibaldi di Catania. La pratica che la Sicula Trasporti avrebbe messo in campo, secondo le accuse, era quella di coprire letteralmente questa immondizia non trattata in modo da aggirare i controlli. Controlli che il più delle volte venivano anticipati ai Leonardi da dipedenti infedeli dell'Arpa e del Libero Consorzio di Siracusa. Esemplificativa è un'intercettazione in cui Leonardi veniva informato da un proprio dipendente dell'invio di due camion con pietre per "cummigghiare" l'immondizia. In un'altra occasione, lo scorso 20 dicembre 2018, era stata preannunciata a Leonardi una visita dell'Arpa e in quel caso il patron aveva impartito disposizioni a un suo dipendente per "coprire" l'immondizia e si rivolgeva così all'incaricato: "Delfo, lo sai cosa devi abbissare che oggi viene l'Arpa, là sotto, la punta di là dal piazzale c'è tutto quel "munzello"  che si vede da là sotto!". La visita dell'Arpa era stata anticipata al proprietario della discarica da Vincenzo Liuzzo, dipendente Arpa Siracusa, e  da Salvatore Pecora, dipendente del Libero Consorzio aretuseo: entrambi ricevevano denaro da Leonardi per le loro "soffiate".

Il percolato in mare

Un altro aspetto particolarmente rilevante, emerso dall'indagine, è lo sversamento illecito del percolato non nelle apposite vasche ma in canaloni che poi conducevano sino al mare. Una vera e propria bomba ecologica che è emersa, come documentano gli atti dell'inchiesta, il 17 novembre 2018 quando nella zona compresa tra Lentini e Catania si era abbattuto un forte maltempo La pioggia aveva letteralmente inondato la discarica producendo quindi una grande quantità di percolato che, in teoria, doveva confluire - attraverso la rete di raccolta realizzata sul fondo del bacino - nei pozzetti e da questi pompati nei silos di stoccaggio. Ma tutto ciò non è accaduto.

Come emerso dalle intercettazioni tra Leonardi e un suo dipendente in quella occasione, con l'allagamento dei bacini della discarica, il percolato era stato scaricato all'esterno dell'impianto con l'ausilio di alcune pompe che hanno convogliato il pericoloso liquido in alcuni canaloni per poi sversarlo, così come scrivono gli inquirenti, direttamente a mare. Il proprietario della discarica, infatti, ricordava al suo sottoposto di "buttare fuori" il percolato ogni qualvolta avesse piovuto e quindi anche l'indomani del potente acquazzone se le condizioni meteo lo avessero richiesto.

"E' in base al tempo - diceva Leonardi al dipendente - se piove abbìa tutte cose fuori. Ogni volta che piove, noi la dobbiamo buttare fuori! Se piove, la puoi abbìare".
 

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