Sit-in dei lavoratori delle Acciaierie di Sicilia davanti a Palazzo Minoriti
La manifestazione di protesta, indetta da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, si tiene in concomitanza con l'incontro in Prefettura tra i vertici della società, gli assessori regionali, il sindaco di Catania, i rappresentanti sindacali e i rappresentanti dell'azienda "Imprimet" che commercia rottame nel porto di Augusta
Sit-in dei lavoratori delle Acciaierie di Sicilia davanti a Palazzo Minoriti. La manifestazione di protesta, indetta da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, si tiene in concomitanza con l'incontro in Prefettura tra i vertici della società, gli assessori regionali alle Attività produttive e all'Energia, il sindaco di Catania, i rappresentanti sindacali e i rappresentanti dell'azienda "Imprimet" che commercia rottame nel porto di Augusta.
"Siamo costretti a fare turni notturni massacranti, da mezzanotte alle 9 del mattino anche per quattro giorni di fila o dallle 9 alle 18 nel turno diurno. Mentre gli addetti alla manutenzione entrano in fabbrica dalle 16 alle 24. Tutta colpa del costo eccessivo della corrente elettrica, che nella nostra Sicilia è del 50% più cara rispetto alle altre regioni d'Italia e non si capisce come mai." A parlare è Salvo P., operaio delle Acciaierie di Sicilia che insieme ad un centinaio di colleghi ha manifestato questa mattina sotto la Prefettura per chiedere l'intervento diretto delle istituzioni locali.
"Il rischio - ribadiscono ancora una volta i lavoratori, che già nei mesi scorsi hanno fatto sentire la propria voce - è che la fabbrica sia costretta a mettere in mobilità buona parte dei dipendenti (prospettiva già annunciata da tempo) e nel caso peggiore chiuda i battenti definitivamente perchè non più competitiva".
Nella riunione sono state discusse le problematiche di mercato e quelle legate al costo dell'energia, che stanno mettendo a rischio il futuro di Acciaierie di Sicilia con i suoi 400 posti di lavoro. "Con la manifestazione di oggi, i lavoratori delle Acciaierie vogliono testimoniare la ferma intenzione di salvaguardare lo stabilimento e i livelli occupazionali", spiegano Fim, Fiom e Uil, che chiedono "la rimozione di tutti i fattori di penalizzazione dell'azienda catanese, che la rendono meno competitiva nei confronti degli stabilimenti siderurgici delle altre regioni".