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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

La doppia vita di Santo Sicali, il broker della droga al centro dell'operazione 'Alter ego'

Apparentemente era un padre di famiglia con la passione dei cavalli. Ma gli investigatori lo hanno tenuto d'occhio per due anni, scoprendo come fosse in grado di importare grossi carichi di cocaina, marijuana ed hashish dall'Olanda. La droga viaggiava dentro confezioni di pasta Barilla

I carabinieri del comando provinciale di Catania, supportati dalla compagnia di intervento operativo del XII Reggimento “Sicilia”, dal nucleo elicotteri e dal nucleo cinofili, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini etneo nei confronti di 12 persone, gravemente indiziate dei reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio di droga con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia catanese e condotta dal nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di piazza Dante da agosto 2018 a maggio 2019, ha consentito di delineare il ruolo che sembrerebbe essere rivestito da alcune figure di spicco di diverse famiglie mafiose all’interno dello scenario criminale della città di Catania. Sotto la lente degli investigatori relazioni, contatti e dinamiche connesse al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti ed al loro verosimile approvvigionamento anche oltre i confini regionali e nazionali.

I nomi dei 12 arrestati

Le indagini

L’attività investigativa trae origine da alcuni significativi arresti e sequestri, correlati fra loro, eseguiti dai carabinieri in un breve lasso di tempo nell’estate del 2018: il 26 agosto, in località villaggio Sant’Agata, sono state arrestate in flagranza di reato tre persone, fra cui Gregorio Drago, sorprese a scaricare da un'auto Bmw numerose scatole di cartone con il marchio “Barilla” che occultavano, fra i pacchi di pasta, 242 kg di hashish, recanti una precisa sigla identificativa. Le successive indagini hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento anche di Orazio Musumeci e Antonino Sebastiano Battaglia, esponente del clan “Santapaola”, che aveva noleggiato l’auto utilizzata per il trasporto. Pochi giorni dopo, i militari hanno eseguito una perquisizione nell’abitazione di Santo Sicali detto “spaccatello”.

La droga nei pacchi di pasta Barilla

In quella circostanza, oltre al ritrovamento di oltre 300 mila euro in contanti e di un’agenda con nomi, pseudonimi e cifre riferite al traffico di stupefacenti (il cosiddetto libro mastro), sono state trovate circa venti confezioni di pasta “Barilla” vuote, ma identiche a quelle oggetto del primo sequestro.  Infine, presso l’abitazione di Rosario Zagame, ritenuto allo stato esponente della famiglia mafiosa “Cappello-Bonaccorsi”, circa un mese dopo, venivano rivenuti sono stati ritrovati 57 kg di hashish (oltre a 1,6 kg di cocaina ed armi) contrassegnati dalla stessa identica sigla. Le acquisizioni investigative, analizzate fra loro e sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali (anche in carcere), hanno permesso di attribuire la fornitura di entrambi gli ingenti quantitativi di hashish allo stesso Santo Sicali, ma anche di ipotizzare la centralità e del suo ruolo nello scacchiere del traffico di sostanze stupefacenti.

Il ruolo centrale di Santo Sicali, 'broker della droga'

Secondo gli investigatori, si tratta infatti di un personaggio con una capacità di intrattenere contatti con affiliati a famiglie mafiose, anche contrapposte. Sicali, infatti, sembrava agire con studiata cautela, conducendo una vita apparentemente regolare dedita alla famiglia ed ai cavalli: da qui il nome dell’operazione 'Alter ego'. Allo stesso tempo, si era conquistato una certa autonomia ed una riconosciuta affidabilità 'sul campo', grazie alla capacità di trafficare grosse forniture di cocaina, hashish, marijuana tramite canali di approvvigionamento aperti in Italia ed all’estero, comportandosi come un vero e proprio broker. Riusciva anche a calmierare i prezzi, assicurare i profitti agli acquirenti e assecondare rapidamente le richieste dei clienti. A riscontro delle loro ipotesi investigative, i militari del nucleo operativo di Piazza Dante, nel corso di alcune mirate perquisizioni eseguite il 19 aprile 2019, hanno sequestrato presso la sua abitazione 72mila euro in contanti, e contestualmente hanno rinvenuto in un terreno di sua proprietà, a San Giuseppe la Rena a Catania, 21 chili di cocaina suddivisa in panetti ed occultati in una canaletta dell’irrigazione, insieme ad una pistola con matricola abrasa e vario munizionamento.

I soldi inviati ai familiari degli arrestati

Le indagini hanno poi consentito di acquisire prove rilevanti sul verosimile coinvolgimento dei soggetti che avevano subito il primo sequestro di 242 chii di hashish all’interno di un' associazione finalizzata al traffico didroga, attiva presso il Villaggio Sant’Agata. Di questa rete facevano parte Antonino Battaglia, Antonino Sebastiano Battaglia, Gregorio Drago, Michele Fichera e Orazio Musumeci. Erano in grado di immettere sul mercato, spesso con il supporto dello stesso Santo Sicali, ingenti quantitativi di droga di ogni genere, nell’ordine delle centinaia di chili, proveniente dall’Albania o dall’Olanda e destinata alle piazze catanesi di loro competenza, oppure talvolta a Malta. Dalle stesse intercettazioni è emerso anche che il gruppo sembrava garantire il mantenimento economico e l’assistenza legale ai famigliari dei compagni arrestati facendo il 'loro dovere' di trafficanti.

Le piazze di spaccio catanesi

Infine, approfondendo le relazioni e monitorando i movimenti di Santo Sicali, i carabinieri sono riusciti a documentare fitti e paralleli contatti con i referenti di altre importanti piazze di spaccio site in differenti zone della città, con i quali sembrava volesse pianificare la compravendita di regolari ed ingenti quantitativi di droga. In particolare, dopo l’arresto di Rosario Zagame, grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, sono stati raccolti gravi indizi in merito all'appartenenza al clan catanese dei 'Cappello-Bonaccorsi'. Sicali aveva intensificato i rapporti con il figlio Nicolò Zagame che, secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal gip, avrebbe ereditato dal padre la gestione della piazza di spaccio del Tondicello della Playa. Allo stesso tempo è stato accertato che Sicali intratteneva dei rapporti commerciali anche con Alfio Castagna, ritenuto dagli investigatori un esponente del clan 'Cappello- Bonaccorsi' e gestore della storica piazza di spaccio di Santa Maria delle Salette, nel cuore del quartiere di San Cristoforo. Santo sicali aveva stretto dei legami anche con Giovanni Di Stefano: oltre a progettare grossi acquisti di droga, in un’occasione gli aveva persino chiesto di procurargli un’arma. Ed infine sono emersi contatti anche con Salvatore Cambria, che parallelamente all’attività di rivendita di caffè in via Plebiscito, sembrerebbe aver gestito nella stessa zona un proprio centro di spaccio.

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