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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Una guerra dietro l'angolo": il conflitto in Ucraina descritto dal reporter Alessio Tricani

di Andrea Di Grazia - Alessio Tricani è un video-giornalista catanese, da anni impegnato nella documentazione dei più importanti fatti di cronaca del Sud Italia e non solo. Lo abbiamo contattato per chiedergli in che modo sta operando, da freelance, in questo contesto altamente instabile

Tra i professionisti dell'informazione impegnati nel documentare l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia c'è anche il video-giornalista freelance Alessio Tricani, partito da Catania alcuni giorni fa. Negli ultimi anni ha documentato le migrazioni del Mediterraneo per una importante agenzia nazionale, oltre a seguire le maggiori proteste di piazza in Italia ed all'estero, e gli eventi di cronaca nazionale in diretta streaming. Per lui, come per altri colleghi, questo conflitto ha rappresentato una sorta di "chiamata alle armi", giornalisticamente parlando. Tanto da spingerlo a fare lo zaino in un lampo, senza la sicurezza di poter avere un ritorno economico proporzionato ai rischi ed alla fatica. Lo abbiamo contattato per chiedergli in che modo sta operando in questo contesto altamente instabile, con grandi variabili che condizionano soprattutto gli spostamenti.

Dove ti trovi in questo momento e dove sei diretto?

"Attualmente mi trovo a Cracovia, in Polonia con il collega e amico Alberto Barberis, per riorganizzare il trasferimento su Lviv, in Ucraina. Per circa 3 giorni ho visitato i luoghi nevralgici di questo esodo tra la città polacca di Przemysl e il valico di frontiera di Medyka, dal quale transitano mezzi e soprattutto persone che scappano dalla guerra".

Ci sono situazioni di pericolo sulle principali vie di comunicazione?

"Superata la città di Lviv, gli spostamenti diventano più rischiosi stando alle informazioni che hanno dato i colleghi già sul posto. Dunque al momento la situazione è tranquilla, almeno nella parte occidentale del paese. Leopoli è di fatto il principale punto di arrivo e partenza per chi deve superare la frontiera, prendere un treno o un bus per l’altro lato. La città è inoltre un hub per la raccolta degli aiuti umanitari. I problemi vengono riscontrati soprattutto nel riuscire a trovare luoghi dove dormire, perchè le strutture ricettive, le scuole, le università, ospitano chi scappa dalle zone di conflitto oltre che i convogli pieni in uscita. Tra la città di Medyka e Przemysł, che sono al momento le aree più importanti non si registrano tensioni o pericoli particolari. I rifugiati trovano qui una grande catena di solidarietà con persone provenienti da tutta Europa, dall’Italia alla Norvegia, la comunità pakistana e sick, gli israeliani. Tutti sanno che c’è un’emergenza e che bisogna fare qualcosa nel limite delle proprie possibilità".

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Nella foto Alessio Tricani al lavoro sulla linea di confine tra Polonia ed Ucraina

Come mai hai deciso di seguire la guerra in Ucraina?

"Una guerra dietro l'angolo, così la definirei. Una situazione geopolitica molto complessa con prese di posizione nette che non sembrano essere trattabili da entrambe le parti,  più delicata di quanto si possa credere e che ha ampiamente superato le mie aspettative riguardo una conquista esclusiva della parte sud-orientale del Donbass e dei porti strategici. Questa guerra ha scioccato tutti. Abbiamo dato per scontato che dopo il conflitto nei Balcani tutto ciò non sarebbe mai più potuto accadere in Europa. Non si può non essere presenti qui, e adesso, per osservare e ascoltare personalmente. Parliamo di un cambiamento storico. Non mi trovo qui per soldi o per un premio giornalistico. Ho solo bisogno di sentirmi parte di questo terribile accadimento, perchè questi eventi ci danno la possibilità di mutare noi stessi e la nostra percezione riguardo le dinamiche umane".

Da un punto di vista professionale, quali sono le principali difficoltà per un freelance che opera in uno scenario di guerra senza il supporto di una redazione?

"Dire che è difficile è riduttivo. Parliamo di uno scenario già intasato di troupe televisive e freelance provenienti da tutto il mondo, persone spesso ben introdotte nei canali di distribuzione. Che sono fondamentali, se s’intende guadagnare qualcosa. I costi hanno una forte incidenza, anche se è facile trovare colleghi per abbassarli. Bisogna avere una buona tempra per sopportare di non avere nessuno che creda in quello che fai, e perchè lo fai. E trovarsi da soli a coprire un argomento più grande di te stesso. Oltre al rischio che il contenuto prodotto rimanga dentro un cassetto. Altro argomento importante sembrano gli accrediti, che vengono concessi solo con una lettera d’incarico ufficiale. Cosa che il freelance spesso deve elemosinare. All’inizio della guerra era relativamente facile essere accreditati. Ma adesso no, tutto si è complicato dopo che le truppe russe hanno fatto ingresso nella parte orientale".

Ci sono difficoltà nelle comunicazioni, oltre che da un punto di vista logistico?

"Al momento le comunicazioni sono regolari, raggiungere i luoghi non è impossibile, ma difficile. I problemi logistici sembrano essere in uscita dal paese, perchè i convogli sono pieni di donne, bambini e anziani che devono per ovvie ragioni andare via dalle zone esposte".

Quale scenario hai trovato ai confini con l’Europa e quali notizie ti giungono dal fronte?

"Un imponente sistema di accoglienza polacco e moltissimi volontari provenienti da tutta Europa, che provvedono a tutte le necessità. Dal trasferimento dal checkpoint, alle prime cure mediche, agli indumenti, alle sim card. Lo scenario muta di giorno in giorno e non sembra esserci una de-escalation. Sembrano intensificarsi gli scontri sulla capitale. Scontri che di fatto stanno spingendo molti colleghi, tra i quali una collega francese con la quale sono in contatto, a partire prima per raggiungere Lviv. Lungo la E40 (autostrada che collega Polonia ed Ucraina, ndr) in direzione nord ho potuto notare diversi mezzi militari,  tra cui un veicolo tipo BM21 Grad dell'esercito polacco. Può significare nulla, ma credo che la soglia di attenzione sia alta. Questo è l'ultimo dettaglio che ho notato sul lato polacco e che mi ha interessato molto. Abbiamo provato a raggiungere un altro valico di frontiera, ma non abbiamo notato nulla di interessante. Un collega mi dice che sono arrivati alcuni militari polacchi alla frontiera, ma disarmati. Cosa strana..."

Cosa ti ha colpito maggiormente fino ad ora?

"Abbiamo seguito per tanti anni le migrazioni dal Mediterraneo, sia in mare che in terra. Eventi a cui abbiamo fatto forse l’abitudine e che sono talvolta utilizzati come arma di propaganda dalla politica. Qui ai confini d’Europa, in questo momento, c’è qualcosa di diverso. Una diversa considerazione del fenomeno che ormai è globale e irreversibile, un diverso trattamento delle persone. Ricordiamoci cosa è accaduto lo scorso novembre al confine tra Polonia e Bielorussia, dove un altro regime ha utilizzato come armi le persone, invece dei cannoni. È altrettanto ovvio che l’Europa dovrà affrontare nuovamente questa problematica, una variabile inaspettata. Si sta evacuando un paese, non è poco".

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