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Cronaca

Teatro Musco diventa privato, parla Anfuso: "Fatto di tutto per salvarlo"

Dopo aver letto l'intervista all'attuale direttore artistico del Musco, oggi privato, l'ex direttore e consulente del Teatro Stabile prende posizione: "Mai avuto potere operativo, addio deciso dal commissario"

Continua la polemica intorno alla perdita del Teatro Angelo Musco da parte dell'ente Teatro Stabile che, dopo essere stato sfrattato per morosità, ha lasciato la sala ai privati. Dopo aver letto le parole dell'ex direttore artistico del Teatro Stabile Giovanni Dipasquale - oggi proprietario del Musco, diventato "Must", insieme alla moglie Valeria Contadino e ad altri imprenditori del settore - Giovanni Anfuso, direttore dopo Dipasquale, non accetta la versione dei fatti proposta dal regista e tiene a precisare alcuni punti. Lo fa in una lunga telefonata durante la quale spiega, principalmente, due concetti: la sua totale estraneità rispetto ad un ruolo nel passaggio della sala di via Umberto dall'ente Stabile al privato, e la battaglia che egli sostiene di aver combattuto per mantenerla sotto il controllo pubblico. 

La versione di Anfuso

"La mia indicazione a direttore artistico da parte del Cda - spiega Anfuso a CataniaToday - avviene nel febbraio del 2016, a questa nomina non seguirà mai una ratifica, quindi non ho mai firmato un contratto da direttore dell'ente. Non avendo avuto nessun potere operativo e decisionale rispetto ai fatti del Teatro Stabile, qualunque essi siano, non ho avuto quindi alcun ruolo nella vicenda che riguarda lo sfratto del Teatro Musco". 

"Ma c'è altro - continua Anfuso - Nell'aprile del 2016 ricevo una telefonata dall'allora presidente Salvatore La Rosa, che mi dice che avendo riflettuto sui conti e sulle difficoltà, reputa utile chiudere il Musco in un'ottica di un'economia di risparmio. Telefonata che dura circa un'ora e mezza perché io ho confutato tutte le tesi di La Rosa, dimostrando come per me, invece, fosse necessario tenere aperta la sala. Alla fine di questo colloquio, forse convinto, lui mi dice 'bene ho capito che per te il Musco è strategico, troveremo un modo diverso per fare economia' ". 

Il ruolo del commissario Giorgio Pace secondo Anfuso

Dopo questo primo contatto con l'ex presidente La Rosa, Anfuso spiega di essere entrato in contatto con la famiglia Ferro - proprietaria dell'immobile - con la quale ha provato a concordare una linea d'azione. "Il legale e i signori Ferro volevano sapere le intenzioni dello Stabile rispetto alla morosità - continua Anfuso - Io, confermando loro quanto detto a La Rosa, ho spiegato che per me il Musco era indispensabile allo sviluppo del Teatro Stabile". "Avendo tuttavia ricevuto da loro un'indicazione a mettere sul mercato l'immobile, ho interessato Palazzo degli Elefanti per correre ai riparti". Ed è qui che entra in gioco anche il Comune di Catania che, stando alle parole di Anfuso, avrebbe cercato di trovare i fondi attraverso l'inserimento del debito all'interno del Patto per Catania. "Palazzo degli elefanti, insieme ai proprietari, aveva individuato un percorso per mantenere il Musco allo Stabile. Nell'estate del 2016 però si insedia un commissario, Giorgio Pace, per ordine dell'assessorato regionale e ricevo da lui l'indicazione di preparare il cartellone in qualità di consulente artistico". 

"In questo modo - aggiunge - mi appresto a prepare un cartellone con la sala Verga e la sala Musco, ma Giorgio Pace, nonostante la stagione fosse ormai pronta, pochi giorni prima della conferenza stampa di presentazione, stoppa il mio interesse per il Musco dicendo che non c'era copertura finanziaria". Nell'autunno 2016, Anfuso dichiara così di aver "appreso da due telefonate diverse, di due tecnici dello Stabile che gli era stato comandato di andare al Musco per adoperarsi e effettuare il trasloco delle poche cose rimaste dello Stabile perché il commissario aveva deciso autonomanente, senza informare né il sottoscritto né il Comune". "L'idea del commissario - spiega - era quella di abbandonare il Musco, ma dell'operazione forse era a conoscenza solo l'allora assessore Anthony Barbagallo, ma non ne sono certo".

La manovra per salvare il Musco e il Patto per Catania

"Da disperato amante del teatro Musco, e da assertore dell'importanza strategica e culturale del Musco - chiarisce inoltre - a questo punto, nell'ottobre del 2016, interesso di nuovo Palazzo degli Elefanti, che mi dice di preparare un dossier da inserire all'interno del Patto per Catania. Si prefigura così la possiblità di trovare i fondi per comprare il Musco"."Incontro infine i Ferro e con loro discuto pragmaticamente della vendita del Musco, preparo quindi il dossier e contatto l'ingegnere del Comune che si è occupato del Patto per Catania".

Il trasloco

Quando sarebbe stato tutto pronto però ad un certo punto le cose avrebbero preso un'altra direzione. "L'ultima telefonata utile relativa al Musco è stata chiusa dicendomi che il Ministero, interpellato per inserire la somma all'interno del Patto per Catania, ha dato parere di non incompatibilità all'acquisto del Musco". Dopo questo passaggio però Anfuso fa un passo indietro e lascia la direzione dello Stabile. "A seguito della mia decisione di tirarmi fuori dalla querelle legata al Teatro Stabile - conclude -  in tempi non sospetti, prima dell'aprile 2017, non avendo piu alcun titolo non mi sono potuto interessare del Musco. E' quindi impossibile che sia stato io a deciderne le sorti".  Che, come si sa, sono poi state legate allo sfratto dell'ente pubblico e all'immissione della sala sul mercato. Per poi, infine, essere rilevato dalla cordata guidata dal regista Dipasquale. 

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