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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Tossicodipendente picchia la moglie, le figlie la salvano chiamando i carabinieri

Già in passato l'uomo arrestato aveva procurato alla moglie delle lesioni al viso con 20 giorni di prognosi, assumendo ormai un comportamento sempre peggiore. In un’occasione le avrebbe lanciato addirittura un coltello, per fortuna senza colpirla

I carabinieri del nucleo radiomobile del comando provinciale di Catania hanno arrestato in flagranza di reato un catanese 42enne, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Lo scorso pomeriggio la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri ha attivato un equipaggio per sedare quella che sembrava fosse una lite familiare, segnalata al 112. Giunti in un condominio di Librino, i carabinieri hanno immediatamente ricevuto la denuncia da parte di una donna 50anni, che si trovava in strada insieme alle sue due figlie di 19 e 20anni. Tutte hanno raccontato ai militari le vicissitudini alle quali il loro congiunto, tossicodipendente, le sottoponeva chiedendo continuamente soldi per l'acquisto di droga.

Proprio in quel momento l’uomo si è avvicinato ammettendo senza alcun problema di aver poco prima picchiato la consorte, confermando anche la versione delle figlie che avevano raccontato di essere intervenute a difesa della madre. In particolare, la lite sarebbe scaturita dopo il rifiuto della moglie di consegnare alcuni euro al marito. Il quale, preso dall’ira, l’avrebbe presa a schiaffi colpendola anche con un pugno sul naso. Provvidenziale l’arrivo delle figlie che si sarebbero interposte a tutela della madre chiamando nel frattempo i carabinieri. La donna, pur rifiutando l’aiuto dei sanitari del 118 che nel frattempo erano giunti sul posto, ha poi riferito che il marito già in passato le aveva procurato lesioni al viso con 20 giorni di prognosi, assumendo ormai un comportamento sempre peggiore. In un’occasione le avrebbe lanciato addirittura un coltello, per fortuna senza colpirla. Il presunto aggressore stato quindi arrestato e condotto presso il carcere di Noto, in cui tuttora permane come disposto dall’autorità giudiziaria all’esito dell’udienza di convalida.

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