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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Trasfusione di sangue infetto nell'86, risarcita la famiglia con 1,6 milioni di euro

Nel corso di un intervento chirurgico subito presso una Casa di Cura di Catania, ha contratto il virus dell'epatite C, poi degenerato in cirrosi epatica prima e tumore al fegato, determinandone nel 2009 la morte mentre era in lista d'attesa per un trapianto

Nel 1986, nel corso di un intervento chirurgico subito presso una Casa di Cura di Catania, ha contratto il virus dell'epatite C, poi degenerato in cirrosi epatica prima e tumore al fegato, determinandone nel 2009 la morte mentre era in lista d'attesa per un trapianto. Il coniuge e i figli hanno così fatto causa civile al ministero della Salute al quale compete istituzionalmente il compito di vigilare sulla raccolta e sulla distribuzione del sangue e degli emoderivati da destinare alla somministrazione.

Il Tribunale di Caltanissetta, sezione civile, ha condannato il ministero della Salute a risarcire alla famiglia nissena la somma complessiva di poco più di 1,6 milioni di euro perchè danneggiata da una trasfusione di sangue infetto.

Il ministero, con l'Avvocatura di Stato, si è difeso sostenendo che in capo allo stesso non poteva riconoscersi alcuna colpa nella causazione del danno, in quanto all'epoca della trasfusioni (effettuate nel 1986) il virus dell'Epatite C non era stato ancora classificato e dunque, non essendo ancora conosciuto dalla Comunità Scientifica non sarebbe stato possibile prevenirne la diffusione. Gli eredi sono stati assistiti dagli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello del Foro di Agrigento. Il Tribunale ha ritenuto che lo stato delle conoscenze progressivamente raggiunto dalla scienza fin dagli anni Settanta, avrebbe dovuto indurre il ministero della Salute ad esercitare attivamente il dovere di controllare e vigilare - secondo le tecniche al tempo note - sulla sicurezza del sangue e dei suoi derivati, in modo da ridurre il rischio infezioni post-trasfusionali.

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