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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Trattenevano i soldi delle bollette, sequestrate poste private anche a Catania

L'indagine parte da una serie di denunce presentate da cittadini che si sono visti sospendere la fornitura di luce, gas e telefono per il mancato pagamento delle bollette, nonostante gli utenti avessero provveduto a farlo presso gli sportelli delle poste private

C'è anche quella di Catania tra le settantadue agenzie di poste private che, in violazione del Testo unico delle leggi bancarie, praticavano servizi abusivi di pagamento. L'operazione denominata ''Lost pay'', condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Palermo, ha portato al  sequestro delle poste interessate.

I reati contestato sono quelli di truffa e appropriazione indebita. I titolari di due network sono stati denunciati. Le agenzie sequestrate, oltre che a Catania, si trovano nelle province di Palermo, Messina, Trapani, Agrigento, Roma, Macerata, Lecce, Reggio Calabria, Modena e L'Aquila.

Sequestrati quasi 180 conti correnti utilizzati per il deposito delle somme illegittimamente incassate (circa 30 milioni in 18 mesi) tramite i pagamenti dei bollettini. L'indagine parte da una serie di denunce presentate alle Fiamme gialle del capoluogo siciliano da cittadini anche della provincia, che si sono visti sospendere la fornitura di luce, gas e telefono per il mancato pagamento delle bollette, nonostante gli utenti avessero provveduto a farlo presso gli sportelli delle poste private.

La legislazione nazionale sulla liberalizzazione dei servizi postali, imposta dall'Ue, prevede una doppia regolamentazione, basata sulla distinzione fra servizi postali propriamente detti (raccolta e recapito posta, raccomandate) e quelli prettamente finanziari (pagamento di bollettini, finanziamenti, F23, F24 e altro).

Le agenzie sequestrate, sebbene fossero in possesso dei contratti di franchising con i rispettivi network di riferimento e dell'autorizzazione ministeriale, non sono risultate munite delle concessioni per poter effettuare i servizi di pagamento, non avendo provveduto all'iscrizione nell'apposito albo o, in subordine, alla eventuale affiliazione a qualche società autorizzata dalla Banca d'Italia. Le operazioni abusive, inoltre, avrebbero favorito la movimentazione di cospicue somme di denaro in violazione degli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio.

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