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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Vacanza da incubo per due turisti polacchi: prima i cocktail, poi rapinati e accoltellati

Il questore e la squadra mobile hanno fatto il punto sul recente episodio di cronaca che ha portato all'arresto di due colombiani

Ha rischiato la vita per un cellullare di poche centinaia di euro un turista polacco di 28 anni. Nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i contorni dell'ennesimo fatto di cronaca nera nel cuore della movida etnea, avvenuto lo scorso 28 marzo, il questore Alberto Francini e il capo della squadra mobile Antonio Salvago hanno raccontato l'intera dinamica di una serata di sangue e violenza.

Il video | L'aggressione e l'accoltellamento

I fatti

Le vittime del furto e del successivo accoltellamento sono una coppia di fidanzati polacchi che si trovavano a Catania per un tour della Sicilia. Lui ha 28 anni e la ragazza poco più giovane. Quest'ultima conosce bene l'italiano perché ha studiato nella nostra nazione in erasmus. Durante la serata si concedono un giro in piazza Teatro Massimo per bere qualche drink e incontrano quelli che poi saranno i loro rapinatori. Si tratta di due colombiani, I. P., di 34 anni, da sette mesi in Italia in maniera irregolare e di A. R., di 27 anni, in possesso anche della cittadinanza italiana e con precendenti penali.

Dopo qualche bicchiere bevuto insieme e dopo essersi scambiati i numeri di telefono le due coppie intorno alle 2 di notte si separano. I fidanzati polacchi si recano verso il loro bed and breakfast e imboccano via Perrotta, la stradina che fiancheggia il teatro Massimo Bellini. Ma non si accorgono che i due colombiani li seguono e uno si nasconde con un cappellino in testa, mentre l'altro da palo monitora l'ingresso della via.

Così I.P. con un coltello minaccia la donna chiedendogli il suo telefono cellulare e all'opposizione del ragazzo sferra un fendente con un coltello, provocandogli una seria ferita al petto. I due colombiani si allontanano subito e fuggono su uno scooter. Il turista viene soccorso ed operato e le sue condizioni sono risultate serie ma non in pericolo di vita. E' stato dimesso soltanto ieri dall'ospedale e ha fatto ritorno in Polonia.

Le indagini

"Grazie alla testimonianza della fidanzata, che parlava bene l'italiano senza bisogno di interprete, abbiamo ricostruito una prima dinamica che ci è stata confermata dalla mappatura delle immagini di sorveglianza della zona", ha detto Antonio Salvago, dirigente della squadra mobile.

Video | L'intervista al capo della mobile Salvago

Inoltre gli inquirenti sono venuti anche in possesso del numero di cellulare di I.P. poiché la vittima della rapina, il ragazzo polacco, lo aveva salvato sul suo dispositivo con il nome di "I. Colombia" proprio poche ore prima del furto e dell'accoltellamento.

Così la polizia ha subito messo sotto controllo il telefono e mappato tutte le chiamate. E' emerso che il colombiano avesse subito inserito la sim che utilizzava, non intestata a lui ma a un cittadino bengalese, dentro il cellulare rubato alla ragazza polacca. Dagli elementi forniti dalla ragazza, dalle immagini delle telecamere di sorveglianza e dagli incroci dei tabulati si è profilato un quadro indiziario chiaro che ha portato al fermo di G.P. mentre si trovava sul suo scooter, lo stesso utilizzato per fuggire qualche sera prima, in piazza Santa Maria di Gesù.

L'altro complice, A.R., con cui si era sentito alcune volte al telefono, è stato fermato in via Etnea e subodorando il pericolo di essere arrestato aveva già acquistato un biglietto per andare in Svizzera e fare perdere le proprie tracce.

I risvolti

A casa di G.P. sono stati ritrovati anche il coltello usato per l'aggressione, i vestiti che indossava la sera della rapina. Adesso i due sono accusati di rapina, tentata rapina con l'aggravante di aver commesso il fatto da più persone riunite e con l'uso di armi e tentato omicidio aggravato. Da ieri si trovano in carcere.

"Abbiamo dimostrato - ha detto il questore Francini - come la mobile sia attrezzata per questo genere di reati. Non ci sono reati che sono rimasti impuniti. Sul problema della movida e sulla percezione della sicurezza la questura può collaborare ma ha bisogno degli altri enti e della cittadinanza".

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