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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Università bandita": falsi convegni per ottenere rimborsi e la longa manus della politica

Conivolti ex magistrati come Vincenzo D'Agata e gli ex amministratori cittadini Enzo Bianco e Orazio Licandro. Chiusura delle indagini per 10 tra ex rettori e direttori di dipartimento

Rettori, baroni universitari, politici e magistrati. Sono diversi i protagonisti della "Catania bene" coinvolti nell'inchiesta "Università Bandita" che ha fatto emergere un quadro accusatorio rilevante, composto da favoritismi, connivenze e posti già "assegnati" con concorsi studiati a tavolino.

Con la chiusura delle indagini per 10 tra gli indagati eccellenti, come gli ex rettori Basile e Pignataro ma anche ex direttori di dipartimento come Giuseppe Barone, Giuseppe Sessa e Giancarlo Magnano San Lio, si fa un ulteriore step dell'iter giudiziario. Adesso avranno a disposizione 20 giorni, dalla data di notifica dell'atto, per chiedere di essere sentiti o per presentare eventuali memorie difensive.

Il documento vergato dai magistrati Marco Bisogni, Raffaella Vinciguerra, Santo Distefano e Agata Santonocito mette nero su bianco tutte le accuse e i capi d'imputazione dell'inchiesta che ha sconvolto il mondo dell'Università di Catania e che ha portato alle nuove elezioni del rettore, senza non poche polemiche.

Nelle pagine dell'avviso di conclusione indagine sono finiti anche i nomi dell'ex magistrato Vincenzo D'Agata per la questione relativa alla figlia Velia, destinataria di una chiamata di docente di prima fascia. In particolare D'Agata, l'ex rettore Basile e l'ex direttore di dipartimento Drago avrebbero, secondo le accuse riportate nel documento composto da 34 pagine e che sancisce la conclusione delle indagini, "turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando per un posto di professore di prima fascia".

Drago avrebbe - come scrivono i magistrato - individuato in Velia D'Agata, professore associato in Anatomia, la figura "da portare avanti" e così era poi iniziato un pressing sull'ex rettore Basile condotto anche da D'Agata padre. Il tutto poi trovando, come emerge dalle risultanze investigative, anche una sorta di accordo con un altro concorrente, Castorina, per garantirgli l'ordinariato.

Ma ci sono anche altre storie, tra le tante emerse anche quando uscì la voluminosa indagine, che parlano di accuse riguardanti fatti di piccolo cabotaggio ma esemplificativi. Come un convegno su un tema storico mai tenuto, ma utilizzato per poter ottenere i rimborsi di un viaggio di un commissario da "accontentare".

Lo scrivono i magistrati a proposito del professor Giuseppe Barone, storica figura di Scienze Politiche, che - con altri soggetti - "con artifici e raggiri consisti nel simulare, anche con la predisposizione di una locandina, lo svolgimento di un convegno sul tema I volontari italiani in Russia durante la Grande Guerra asseritamente organizzato dal dipartimento di Scienze Politiche inducevano in errore gli uffici amminstrativi".

Infatti quel convegno, comprensivo di catering, come scrivono gli inquirenti non si è mai svolto e sono state erogati dall'ateneo i rimborsi di viaggio a Giovanna Cigliano, commissario di un concorso per ricercatore, per 460 euro per un volo da Napoli a Catania - comprensivo di ritorno - e di 300 euro per il vitto.

Il tutto sarebbe stato archittetato dal professore Barone per rendere il commissario "ancor più disponibile nei confronti di uno dei candidati di un concorso". E pare che questa prassi di ideare "convegni fantasma" pur di ottenere ricchi rimborsi sia stata ampiamente utilizzata.

E infine la politica trova posto nell'inchiesta. Nel'avviso conclusione indagini, che non li riguarda perché le loro posizioni sono stralciate, si leggono anche i nomi dell'ex sindaco Enzo Bianco e dell'ex assessore Orazio Licandro per la vicenda dell'assegnazione, tramite bando, di un posto di professore di prima fascia nel dipartimento di Scienze Umanistiche. In questo caso - secondo le accuse - sarebbe stato Bianco a sollecitare l'ex rettore Pignataro in favore dell'ex assessore alla Bellezza Condivisa. Sollecitazioni poi raccolte anche dal successore di Pignataro e dall'allora protettore Magnano San Lio, che con il direttore di dipartimento Paino, "in assenza di alcuna esigenza didattica" prepararono "il terreno" per Licandro che poi effettivamente vinse la selezione. Una selezione per un posto "dorato" da circa 120 mila euro l'anno.

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