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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

"Devi tornare con me perché altrimenti ti scasso di botte", arrestato stalker

La Procura distrettuale, nell’ambito di indagini a carico di un 33enne di Valverde indagato per il reato di atti persecutori e lesioni personali, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere, eseguita dai carabinieri della stazione di San Gregorio di Catania

La Procura distrettuale, nell’ambito di indagini a carico di un 33enne di Valverde indagato per il reato di atti persecutori e lesioni personali, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere, eseguita dai carabinieri della stazione di San Gregorio di Catania. Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce sulle condotte violente poste in essere dall’uomo nei confronti dell’ex fidanzata non solo nel periodo della loro relazione, tra l’estate del 2019 e quella del 2021, ma anche dopo la fine del rapporto e, con crescente accanimento, a partire da un incontro casuale avvenuto nel maggio scorso, allo scopo di riallacciare la relazione con la donna.

Numerosi episodi verificatisi nel corso della relazione avrebbero costretto la donna a subire la folle ed ingiustificata gelosia dell’uomo che in diversi casi non avrebbe perso occasione di colpirla con pugni e calci e di lanciarle contro qualsiasi oggetto trovasse a portata di mano. Non sarebbero mancate “le trappole” messe in atto dal 33enne che in un’occasione, dopo aver convinto la donna ad una riappacificazione e col pretesto di un giro in macchina, avrebbe arrestato improvvisamente la marcia dell’auto, dove si trovavano insieme, picchiandola con schiaffi e pugni solo perché aveva cambiato la propria foto del profilo di WhatsApp, procurandole lesioni personali tali che avrebbero indotto l’indagato stesso ad accompagnarla in ospedale.

Ancora, in un’altra circostanza, l’avrebbe indotta a raggiungerlo a casa dicendole di sentirsi male salvo poi scaraventare la donna sul letto, colpirla con pugni sul capo, prenderla per il collo nel tentativo di soffocarla e non riuscendo a concludere l’azione delittuosa solo perché lei, riuscita a svincolarsi, aveva tentato di fuggire a bordo della sua autovettura. In altre occasioni l’uomo, ingelosito perché la fidanzata aveva parlato con alcuni suoi amici, l’avrebbe colpita con un calcio alle gambe facendola cadere a terra e poi, afferrata per i capelli e rimessa in piedi, la faceva salire in lacrime sull’auto degli stessi amici che decidevano di accompagnarla in ospedale, laddove, poco dopo si sarebbe presentato pure il 33enne, circostanza che avrebbe inibito la donna dal riferire ai sanitari le cause reali delle lesioni patite.

Il 33enne, dopo qualche mese di assenza nella vita della donna, a seguito di un incontro occasionale, avvenuto in un bar di Zafferana Etnea lo scorso mese di maggio, sarebbe tornato alla “carica”. Ad ingenerare nella donna un perdurante stato di ansia e paura per la propria incolumità, tanto da non riuscire a dormire più la notte, sarebbe stato lo stillicidio di messaggi con i quali l’uomo non solo l’avrebbe minacciata costantemente di morte ma le avrebbe chiesto al contempo con petulanza di tornare insieme: “Non ti fare vedere perchè ti scasso, … adesso ho solo voglia di alzarti le mani pesantemente e scaricare tutta l’ansia che mi hai trasmesso;…devi tornare con me perché altrimenti, se ti vedo per strada, ti scasso di botte e ti ammazzo con le mie mani, giuro che lo faccio!”. La situazione, già allarmante, sarebbe stata aggravata dalle condotte eclatanti, intrusive ed assillanti messe in atto dall’uomo con pedinamenti, raid in strada nel corso dei quali la intercettava per strada, costringendola altresì a cambiare le sue abitudini, come ad esempio lasciare la sua auto sotto casa per disincentivare l’attività persecutoria dell’uomo oppure assentarsi dall’attività lavorativa, tra l’altro su richiesta perentoria della titolare della donna, per scoraggiare i frequenti appostamenti dell’ex nei pressi del negozio. L’uomo è stato pertanto associato presso il carcere etneo di Piazza Lanza.

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