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Giovedì, 28 Marzo 2024
Diretta

Sant'Agata rientra in Cattedrale dopo una lunga e ordinata processione

Migliaia di fedeli in piazza Duomo per salutare la patrona di Catania alla sua prima "uscita pubblica" del 2023. Dopo la Messa dell'Aurora in Cattedrale, Sant'Agata circondata dalla sua folla bianca ha percorso quello che è definito il "giro esterno".

Dopo lo stop forzato e le restrizioni a causa della pandemia, la festa entra nel clou. Tra sacro e profano, è un susseguirsi di momenti da non perdere che rendono la festa di Sant'Agata famosa nel mondo, al terzo posto dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù. E' una delle processioni più importanti e partecipate tanto da essere stata dichiarata, nel 2005, patrimonio dell'Unesco, come Bene Etno-antropologico della città di Catania. 

Il primo momento ufficiale dell'inizio dei festeggiamenti è stato l'uscita della Carrozza del Senato. Si tratta di un'antica berlina che, custodita nell’androne del palazzo comunale insieme ad un’altra carrozza più piccola, il 3 febbraio di ogni anno viene usata per riproporre il voto del Senato catanese all’amata Patrona della città. Le autorità cittadine, in genere il Sindaco ma quest'anno è stato il nuovo commissario Mattei, salgono sulla Carrozza per recarsi dal Palazzo degli Elefanti alla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace, detta “a carcaredda“, dove sarebbe stata martirizzata Sant’Agata. In serata i "fuochi del tre".

Il giro esterno di questa edizione è stato caratterizzato dall'eccessiva confusione che ha rallentato la processione e anche la partenza della salita dei Cappuccini. Una volta partito il fercolo, però, c'è stato un altro intoppo: la rottura di uno dei cordoni e la successiva sostituzione con un cordone nuovo e modifica al percorso della processione. Attimi di paura che, fortunatamente, non hanno provocato feriti tra i fedeli. Se fosse accaduto durante la salita di Sangiuliano dove l'andatura è più veloce, sarebbe stato sicuramente più grave.

5 febbraio, il giro interno. Sempre più lungo e lento. I tanto attesi fuochi del Borgo alle ore 6.45 e poi la discesa in via Etnea per poi vivere uno dei momenti più attesi: la salita di Sangiuliano. Una folla ordinata di fedeli, con passo lento, ha accompagnato Sant'Agata fino a piazza San Francesco. Poi il canto delle Suore di Clausura e l'ingresso in Cattedrale alle ore 13 del 6 febbraio.

L'arrivo di Sant'Agata davanti alla Cattedrale

Il canto delle Monache di clausura del Monastero di San Benedetto

E' uno dei momenti più toccanti della processione di Sant'Agata che vede protagoniste le monache di clausura del monastero di San Benedetto. Davanti alla cancellata della chiesa di San Benedetto, la "cantata", seguita da un omaggio floreale e preceduta da un momento di raccoglimento, è l'antifona del Magnificat in latino gregoriano, intonata in polifonia ed ascoltata in religioso silenzio da centinaia di fedeli con il sacco bianco. Stremati e con i segni della cera addosso, dopo una lunga notte al seguito della "vara" per il giro più lungo, la processione termina tra poco con il rientro del fercolo in Cattedrale.

Guarda il video

La salita di Sangiuliano, i cordoni si posizionano

La salita di Sangiuliano, i cordoni si posizionano

I cordoni si distendono lungo la salita. Ci si prepara alla salita di Sangiuliano. Le forze dell'ordine stanno cercando di liberare la salita, ma sono ancora troppe le persone in mezzo al percorso dei cordoni. Il capovara Claudio Consoli sta dando ordine ai devoti di posizionarsi, le maniglie sono già sulla salita. La Cattedrale, nel frattempo, ha aperto le porte per accogliere i fedeli in attesa che rientri Sant'Agata in Chiesa.

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In corso il collaudo prima di intraprendere la salita di Sanguliano

Stiamo per arrivare alla fase decisiva della processione. Si farà una torsione di 90 gradi dei cordoni per posizionarli in alto e cominciare la salita "a passo" di Sangiuliano. E' uno dei momenti più attesi che ci riporta indietro di due anni, prima del Covid. Grande partecipazione di fedeli e turisti

La situazione aspettando la Salita di Sangiuliano

Sant'Agata, grande partecipazione di devoti al giro interno della Patrona

Alle ore 22, ancora Sant'Agata deve arrivare in piazza Stesicoro. Una folla di fedeli segue, ininterrottamente dall'uscita del fercolo dalla Cattedrale, la Patrona di Catania nel suo lungo giro interno. I portatori di cera, in testa al corteo, si muovono verso la via Caronda, con lunghe soste in via Etnea. La "vara" procede lentamente il suo percorso, che durerà tutta la notte e probabilmente si concluderà domattina a tarda ora

Schifani: "Grande partecipazione popolare, apprezzato richiamo di Renna a impegno e trasparenza"

Schifani: "Grande partecipazione popolare, apprezzato richiamo di Renna a impegno e trasparenza"

"La festa di Sant’Agata torna ad essere un momento di entusiasmo e di grande partecipazione di popolo, dopo il periodo della pandemia che ne aveva impedito la celebrazione nella sua classica veste - lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, oggi pomeriggio al Comune di Catania - Ho apprezzato le parole dell’arcivescovo Renna con il suo richiamo al principio della legalità anche in queste giornate particolari, facendo riferimento ad esempi come il giudice Livatino e padre Puglisi, ma anche alla povertà che attangaglia tanti siciliani ricordando l’impegno di Biagio Conte. Non possiamo non tenere conto, inoltrre, della sferzata rivolta alla politica, affinché si attenga al principi di trasparenza". 

Il governatore, assieme al commissario straordinario del Comune di Catania, Piero Mattei, (nella foto) ha poi reso un omaggio floreale al busto reliquiario della Patrona del capoluogo etneo, durante la tradizionale processione in via Etnea.

Piazza Stesicoro, allestito lo spazio per l'accensione dei ceri votivi

Piazza Stesicoro, allestito lo spazio per l'accensione dei ceri votivi

In piazza Stesicoro, come di consueto, è stata allestita già da ieri un apposito spazio per l'accensione dei ceri votivi. Qui sono portate in genere candele di piccole dimensioni. Ad intervalli regolari i vigili del fuoco rimuovono i cumuli incandescenti, anche per evitare che le fiamme si propaghino grazie all'azione del vento

Inizio della processione, i cordoni cominciano a percorrere la via Etnea

Le candelore sono arrivate in piazza Stesicoro, segno che la processione avanza lentamente

Il comitato "Rialzati Catania” depone mazzo di fiori ai piedi dell’altarino a piazza Palestro

Il comitato "Rialzati Catania” depone mazzo di fiori ai piedi dell’altarino a piazza Palestro

Un omaggio floreale per dimostrare la devozione e l’affetto che lega il comitato civico “Rialzati Catania” a Sant’Agata. Un momento di profonda solennità e spiritualità sottolineato dalla piccola ma significativa offerta alla Patrona del Capoluogo Etneo. “Si tratta di una iniziativa di grande importanza e altamente simbolica per tutti i componenti del comitato spontaneo e non solo- afferma il portavoce Ernesto Calogero- Mai come in questo momento la città deve stringersi intorno a Lei e deve portarla ad esempio per tutte le giovani generazioni”. Un momento che vuole diventare una tradizione da consolidare nel tempo. “Desideriamo ricordare tutti quelli che non ci sono più a causa della Pandemia- prosegue Calogero- ritornare alla normalità non vuol dire dimenticare il passato ma, al contrario, custodirlo e focalizzarsi con gesti tangibili e speciali dedicati a tante persone indigenti che possono ricevere conforto con la preghiera a Sant’Agata”.

Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani presente al solenne Pontificale

Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani presente al solenne Pontificale

Nel pomeriggio renderà un omaggio floreale al busto reliquiario della Santa Patrona catanese, in via Etna, durante la tradizionale processione

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, questa mattina nella cattedrale di Catania, ha assistito al solenne pontificale officiato dall'arcivescovo metropolita Luigi Renna per le celebrazioni della Festa di Sant'Agata. Presenti anche il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno, gli assessori regionali all'Economia Marco Falcone, all'Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea Luca Sammartino, al territorio e ambiente Elena Pagana e il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina. Il governatore Schifani, assieme al commissario straordinario del Comune di Catania Piero Mattei, nel pomeriggio renderà un omaggio floreale al busto reliquiario della Santa Patrona catanese, in via Etna, durante la tradizionale processione.

Il programma del giro interno: tre i momenti "clou"

Il programma del giro interno: tre i momenti "clou"

Terminato il solenne Pontificale, l'attenzione adesso si sposta tutta sul cosiddetto "giro interno" che avrà inizio nel pomeriggio. Per le 17.30 circa il Fercolo di Sant'Agata uscirà dalla Cattedrale, dando inizio così alla seconda parte della processione che vede le reliquie della Santa attraversare il centro di Catania per il "giro interno". Via Etnea, attraversando piazza Università. Poi, via Caronda per dirigersi verso piazza Cavour. Qui, lo spettacolo pirotecnico al “Borgo” e poi la lunga discesa fino ai “Quattro Canti”. La “salita di Sangiuliano” è uno dei momenti più atteso dai fedeli insieme al canto delle monache di clausura di San Benedetto. Da qui il fercolo, passando davanti al monumento in onore del cardinale Dusmet in piazza San Francesco D’Assisi, si sposta lungo via Garibaldi per tornare in Cattedrale

Questo il percorso nel dettaglio:

Partenza da piazza Duomo per poi proseguire per: via Etnea, piazza Stesicoro, via Caronda, via Bertuccio, piazza Cavour, via Etnea, piazza Stesicoro, via Antonino di Sangiuliano, via Crociferi, via Santa Maria della Lettera, piazza Mazzini, via Garibaldi e piazza Duomo per l'ultimo saluto prima dell'ottava prevista per domenica 12 febbraio.

Renna: "Non abbiate paura, come Sant’Agata. Abbiate speranza"

Renna: "Non abbiate paura, come Sant’Agata. Abbiate speranza"

L'omelia dell'Arcivescovo Luigi Renna esposta durante il solenne Pontificale in onore di Sant'Agata

"Due volte è risuonato nel Vangelo che è stato proclamato l’invito del Signore Gesù: “Non abbiate paura”! (Mt 10, 28. 31). Sono parole che hanno infuso speranza ai discepoli che Gesù ha voluto preparare al futuro. Noi cristiani siamo alla sequela di un Maestro che è risultato perdente secondo la cronaca del suo tempo: messo a morte come un bestemmiatore, in compagnia di altri malfattori, e con accanto a sé non un esercito armato pronto a difenderlo, ma solo la sua anziana madre e poche altre persone, per lo più donne. Eppure il Cristo ci ha detto di non avere paura, perché la Sua morte non è l’ultima parola: può essere forse l’ultima per l’uomo, ma non per Dio, che lo ha risuscitato. Ed è per questo che noi siamo qui a celebrare il Sacrificio Eucaristico di Cristo, e a fare memoria di una donna che circa due secoli dopo la morte e la risurrezione del Suo Maestro non ha avuto paura di coloro che straziavano il suo corpo e si apprestavano a gettarlo in una fornace per finirlo. Sant’ Agata è andata incontro alla morte senza la paura che dopo ci fosse il “nulla” o il “grande forse”. Credeva che ci sarebbe stato il Cristo risorto ad attenderla, lo Sposo che lei, vergine votata la Suo servizio, aveva scelto come l’unico amore.

Come sarà risuonato agli orecchi dei martiri come sant’ Agata quel “Non abbiate paura”? La paura portava molti cristiani, sotto le persecuzioni volute da alcuni imperatori di Roma, a rinnegare la fede: le tenebre profonde delle carceri che erano delle fosse insane, il caldo soffocante per l’ammucchiamento delle persone imprigionate, i maltrattamenti dei soldati, la raffinata crudeltà delle torture e l’efferatezza della pena capitale, sono tutti elementi sui quali concordano le narrazioni del martirio dei primi secoli, sia in autori cristiani, sia in insospettabili autori pagani. Nel Martirio di Policarpo si narra di un episodio che all’epoca doveva essere frequente: per paura del supplizio un cristiano rinnega la sua fede. Un certo

Quinto, narra il testo suddetto, venuto dalla Frigia a Smirne, si era costituito spontaneamente come cristiano, ma poi si era lasciato prendere dal terrore e il magistrato era riuscito a persuaderlo a giurare per gli dei e ad offrire un sacrificio. Agata invece ha superato la paura: l’avrà forse avuta; ma l’avrà superata con una immensa fiducia in Dio, come tanti martiri di ogni tempo. Come don Pino Puglisi, che guardando in faccia il suo carnefice, quella sera del 15 settembre di trenta anni fa gli disse. “Me l’aspettavo”. E il giudice Rosario Livatino, che nel suo schietto siciliano disse a chi stava per uccidendo: “Chi vi fici?” Non abbiate paura!” Cioè: “Siate coerenti, fidatevi di Dio” Fidatevi della potenza della Risurrezione, perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Perché voi valete più di molti passeri (cf Mt 10,31).

Cari fratelli e sorelle, vorrei che sant’ Agata, passando per le strade della nostra Catania, ci invitasse a non avere paura, perché perfino i capelli del nostro capo sono contati (cf Mt 10,30). Quelli dei devoti, come quelli degli uomini e delle donne che non credono. Quelli degli uomini giusti e quelli di coloro sono in carcere; quelli delle persone ben curate e profumate, e quelli di coloro che dormono per strada o frequentano ogni giorno le mensa della Caritas o di altre istituzioni benefiche. Sono contati i capelli dei soldati russi e di quelli ucraini, quelli che giacciono nelle fosse comuni; sono contati i capelli dei migranti. Dio continua a portare il conto dell’originalità di ciascuno di noi, soprattutto di chi si sente un invisibile. Ciascuno di noi vale di più di quanto può valere il pil di una nazione. La paura indubbiamente è presente non solo davanti alla prospettiva del martirio, ma è una costante nella storia, tanto da far dire allo storico francese Jean Dulumeau che “le collettività e le civiltà stesse sono impegnate in un dialogo permanente con la paura”. Oggi le collettività vivono alcune paure che le bloccano e le paralizzano: quella del futuro, ad esempio, crea una cultura che alimenta la denatalità. Ma sappiamo che quel “Non abbiate paura” è detto anche per i timori di questo nostro tempo.

Anche noi catanesi oggi abbiamo tante paure con cui fare i conti. Di una Chiesa che non abbia il coraggio di camminare con il Risorto e di rinnovarsi nella comunione e nella missione. Di laici che non si sentano corresponsabili nella vita pubblica ed esauriscano il loro impegno di santificare le realtà di questo mondo, nel perimetro delle associazioni o delle parrocchie, o deleghino questo impegno ai ministri ordinati.

A Catania abbiamo paura di un futuro che impoverisca la nostra città. Abbiamo paura di una politica del “si è fatto sempre così”; che non sia frutto di scelte condivise e rinnovate. Abbiamo paura di una politica che non risolva i problemi della città, ma li complichi con amministratori poco competenti, eterodiretti, con problemi in sospeso con la giustizia, che non danno esemplarità in una città che ha al suo interno una parte della sua popolazione agli arresti domiciliari. Per questo chiediamo a Sant’ Agata che ci faccia risuonare come rassicuranti le parole di Gesù: “Non abbiate paura”. E che ci faccia essere decisi come lei.

Non abbiate paura non è una frase che lascia tranquilli, come il famoso oppio dei popoli, che addormenta la coscienza e muove al disimpegno e alla delega in bianco, che non si può più rinnovare. Quello che purtroppo è divenuto un costume, che elezione dopo elezione ci fa perdere pezzi di cittadinanza e di vita democratica, ha le sue cause che le persone intelligenti conoscono, e richiede che la speranza si organizzi e ci veda corresponsabili. Non abbiate paura, come Sant’ Agata. Cioè abbiate speranza. Sant’ Agostino scrive: “Chi gode nella speranza, avrà un giorno anche la realtà. Chi invece non ha speranza non può arrivare alla realtà”( In Io ep. Tr.8,13).

Il poeta francese Charles Peguy dice che la speranza è “quella piccina, che trascina tutto. Perché la Fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà. (…)Non è una schiava, questa bambina è irriducibile. Lei replica per così dire alle sue sorelle; a tutte le virtù, a tutti i misteri. Quando loro scendono lei sale, (è molto ben fatto,) Quando tutto scende solo lei risale e così le doppia, le decuplica,le allarga all’infinito. Dio ci ha fatto speranza.” Che la speranza prenda per mano la fede dei devoti di sant’ Agata, le istituzioni; prenda per mano la carità politica e la carità per i poveri; e le porti nella terra del futuro.

Questa fanciulla Santa di nome Agata dice a tutti. “Abbiate speranza! Rialzatevi. Costruite la Chiesa e la vostra città, portando nel futuro una fede sincera ed una carità operosa. Soprattutto una operosa carità politica, che sappia fare alleanze tra le generazioni, coinvolgendo i giovani, e con tutti i quartieri, anche i più periferici, perché Santa Aiutuzza non fa differenza fra le vie eleganti del centro e le strade dissestate di periferie. Io ho creduto nel Dio che conta i capelli del nostro capo”.

Sant'Agata fa rientro in Cattedrale, si conclude il giro esterno

Si è appena concluso il giro esterno di Sant'Agata tra le vie di Catania. Il fercolo è arrivato in Cattedrale. La giornata di Sant’Agata prosegue con la messa nella Chiesa di Sant’Agata alla Badia, la visita delle Autorità in Cattedrale e il Solenne Pontificale. Dopo le messe delle ore 13, delle 14, delle 15 e delle 16, avrà inizio il giro interno.

Ancora non si è concluso il giro esterno di Sant'Agata

Ancora non si è concluso il giro esterno di Sant'Agata

Dopo l'incidente avvenuto durante la salita dei Cappuccini che ha rallentato ulteriormente la processione, il giro esterno è continuato molto lentamente. Come era prevedibile, dopo lo stop forzato alla festa a causa del Covid, questa edizione si prospetta molto lunga. Circa un'ora fa, il passaggio a San Cristoforo e a seguire "a calata da Marina". Il fercolo sta per arrivare davanti alla Cattedrale. Si trova quasi a Porta Uzeda.

Il ballo delle candelore nel parcheggio R1 di via Plebiscito | Video

Su quanto accaduto ieri, l'Arcivescovo Renna ha dichiarato: "C'è stata la grande maestria del maestro del fercolo e dei suoi collaboratori di fronte a questo imprevisto. Sono cose che capitano, bisogna saperle gestire". "Questa è una festa di popolo e quando ci si raduna c'è bisogno di un minimo di regole - ha aggiunto l'arcivescovo - quello che non condivido è quando per ascoltare la voce di qualcuno, di qualche 'arruffa popolo', non si tiene invece a quello che può fare riuscire una festa: c'è tanto lavoro da parte del comitato nello stabilire le regole e questo ha permesso lo svolgimento 'normale'. Volere le regole significa volere il bene della persona".

Cordone sostituito, riparte la salita dei Cappuccini

Dopo l'intoppo del cordone di sinistra spezzato durante l'ascesa dei Cappuccini, prima volta nella storia della Festa, la processione è ripartita. Per recuperare il tempo perso, una volta ultimata la salita dei Cappuccini si proseguirà dritto per via Plebiscito, seguendo così il percorso classico senza il riposizionamento dei cordoli presso Sant'Agata la Vetere.

E' arrivato il nuovo cordone, una volta ultimata la salita dei Cappuccini si proseguirà dritto per via Plebiscito

E' arrivato il nuovo cordone, una volta ultimata la salita dei Cappuccini si proseguirà dritto per via Plebiscito

La processione non sarà interrotta. Come confermato anche dal capovara, sarà necessario sostituire il cordone danneggiato. Per recuperare il tempo perso, una volta ultimata la salita dei Cappuccini si proseguirà dritto per via Plebiscito, seguendo così il percorso classico senza il riposizionamento dei cordoli presso Sant'Agata la Vetere. L'arcivescovo Renna, dopo un breve passaggio in camera di commercio, si è adesso recato proprio lì per iniziare la celebrazione. Non prima di aver consultato i membri del comitato Agatino. Il cordone nuovo è appena giunto qui, direttamente da casa del fercolo. 

Su quanto accaduto, l'Arcivescovo Renna ha dichiarato: "C'è stata la grande maestria del maestro del fercolo e dei suoi collaboratori di fronte a questo imprevisto. Sono cose che capitano, bisogna saperle gestire". "Questa è una festa di popolo e quando ci si raduna c'è bisogno di un minimo di regole - ha aggiunto l'arcivescovo - quello che non condivido è quando per ascoltare la voce di qualcuno, di qualche 'arruffa popolo', non si tiene invece a quello che può fare riuscire una festa: c'è tanto lavoro da parte del comitato nello stabilire le regole e questo ha permesso lo svolgimento 'normale'. Volere le regole significa volere il bene della persona".

Difficili le operazioni per la salita dei Cappuccini: si spezza il cordone di sinistra

Difficili le operazioni per la salita dei Cappuccini: si spezza il cordone di sinistra

Incidente di percorso durante la salita dei Cappuccini, il cordone sinistro si è spezzato dalla Vara. Sarà necessario riposizionarlo e ricominciare dalla chiesa di San Biagio

Questo intoppo rallenterà ulteriormente la processione, le cui tempistiche sono già parecchio dilatate. Rispetto agli anni passati, si è accumulato un ritardo di circa 3 ore sulla tabella di marcia. Qualora non si dovesse riuscire a ripristinare le condizioni di sicurezza, potrebbero essere presi dei cambiamenti radicali. In questo momento c'è grande incertezza. 

"Costruire con Sant’Agata: affidiamo a Lei questa città che vuole risorgere"

Il discorso alla Città dell'arcivescovo Luigi Renna proclamato da Piazza Stesicoro sul fercolo di Sant'Agata

"Dopo due anni il busto reliquiario della nostra Santa Patrona con il suo sguardo sereno che infonde speranza, torna ad illuminare le strade principali della nostra città, nelle quali, con gli occhi fissi nei suoi, torneremo ad affidarci a Lei con fede, esprimeremo gratitudine per il suo patrocinio, Le domanderemo quei beni che sono necessari a tutti ed ad ognuno".

"Quando un popolo condivide una così grande devozione e persone di ogni età e condizione di vita si ritrovano fianco a fianco, si sentono non più individui isolati, ma popolo. Se qualche motivo ci ha diviso dagli altri, se il conflitto ha preso il sopravvento sulla concordia ed ha incrinato amicizie e progetti di vita condivisi, se la pandemia ha creato distanze, oggi è il giorno in cui sant’ Agata ci unisce e ci fa riscoprire popolo che appartiene a Dio, perché rinato nell’acqua del Battesimo, e comunità civile che ha a cuore lo stesso bene unico ed indiviso. Se il male, la violenza e l’assenza di cura della nostra Città hanno contribuito a disgregarci, questi sono i giorni in cui dobbiamo ritrovare il senso della nostra comune appartenenza e ripartire per costruire  la vita civile della nostra Catania".

"A Sant’ Agata è stata strappata prima la dignità di persona con le umiliazioni del carcere e la ferocia delle torture, poi la vita stessa a cui il tiranno Quinziano ha posto fine con la condanna al rogo della fornace. Di quale colpa si era macchiata sant’ Agata per meritare tutto questo? Semplicemente della coerenza alla sua fede in Cristo: quel battesimo che l’aveva resa figlia di Dio non è sceso a compromessi con chi voleva farle rinnegare prima i valori degni di una vita cristiana, poi il suo stesso credo. Cari fratelli e sorelle, quale altro modello migliore poteva avere il nostro popolo di Catania? Non una persona debole, che si lascia andare al compromesso e alla corruzione, ma una donna la cui fede è stata solida come una colonna di granito. Non una donna che alla prima difficoltà ha rinunciato alla sua coerenza, ma che è rimasta fedele, sfidando ogni avversità. Quanti di questi esempi ha la nostra Sicilia, non solo nel passato, ma anche nel presente, con i martiri che hanno sofferto e sono stati uccisi dalla mafia, come il beato Rosario Livatino di Canicattì, o che hanno rinunciato a tutto per condividere i loro beni con i poveri, come fratel Biagio Conte che ha fondato la Missione di speranza e carità  nella sua Palermo! In questa terra di Sicilia segnata da tante sofferenze e da violenza, Dio non ha fatto mancare il dono di Santi, che ci insegnano come si vive … Sì perché a volte noi non sappiamo più vivere da persone create ad immagine di un Dio d’amore. Non viviamo se abbiamo perso il centro della nostra vita che è il Signore; se non viviamo più nel rispetto e nell’amore del nostro prossimo; se contribuiamo ad alimentare l’ingiustizia e la creazione di disuguaglianza; se deturpiamo lo splendore della natura con scelte lente e poco coraggiose per non inquinarla".

"Ma torniamo a sant’ Agata: secondo il racconto della sua Passione, dopo il martirio un angelo le pose accanto una iscrizione che da allora è diventata uno dei suoi simboli più eloquenti, ed è  stata incisa su tante campane di tutta Europa, quasi ad indicare che il martirio è un costante richiamo alla nostra coscienza: “Mentem sanctam et spontaneum honorem et Patriae liberationem”. Con queste parole riconosciamo in sant’ Agata la rettitudine dei suoi propositi ( la mente santa), l’onore prestato a Dio senza indugio nel sacrificio della vita, la liberazione della sua patria, Catania".

"Anche per noi vogliamo chiedere a Dio le stesse cose che hanno caratterizzato sant’ Agata: una mente retta, una fede che sa rendere onore a Dio, la liberazione della nostra Città. Ci sentiamo cittadini del mondo, e non ci sono estranee le sofferenze dell’umanità. Per questo preghiamo il Signore che per intercessione di sant’ Agata liberi il popolo ucraino e quello russo dalla follia della guerra e i Paesi della terra che vivono conflitti ritrovino la via della pace. E Catania, da cosa ha bisogno di essere liberata? Tante volte la nostra Città ha sperimentato la liberazione da calamità naturali, quali colate laviche e terremoti; anche quando queste  l’hanno distrutta o provata, Catania è risorta, come la fenice, il mitico volatile che rinasce dalle sue ceneri, non poche volte utilizzato nell’iconografia cristiana per simboleggiare la Risurrezione e divenuto il segno di questa nostra città coraggiosa. In queste circostanze Sant’ Agata ha liberato i catanesi dalla rassegnazione, dalla fuga verso luoghi più tranquilli, dall’affondare nel buio della mancanza di speranza".

"Oggi noi guardiamo la nostra Città e vediamo tante macerie: quelle lasciate dal dissesto finanziario; della precarietà della politica, molto spesso noncurante dei tempi e dei modi della sua presenza; della diffusa illegalità; del degrado ambientale;  dell'aumento della devianza minorile; della disoccupazione; della povertà economica che diventa una triste eredità che si lascia ai più giovani, soprattutto se questi lasciano la scuola già nella fanciullezza o nell’adolescenza ; dell’abbandono in cui versano le periferie. Questi temi sono stati posti all’attenzione di cittadini e candidati prima delle elezioni regionali, con documento che cattolici e uomini e donne di buona volontà hanno stilato e sottoscritto, sotto il titolo di “Non possiamo tacere”. Quelle parole hanno trovato una città stanca, così sfiduciata nelle prospettive che la politica poteva offrirle, da portarla a registrare uno delle più basse percentuali di partecipazione al voto della sua storia. Oggi Sant’ Agata vuole che noi, alla luce del suo martirio, pensiamo alla liberazione della nostra patria, non da altro nemico che quello della rassegnazione, della sfiducia, del continuare che la città venga distrutta dai suoi stessi cittadini che rinunciano a darle una svolta".

"Liberare la città significa ricostruirla con il senso di partecipazione alla vita pubblica, rifuggendo dalla sfiducia in noi stessi, nel futuro da costruire responsabilmente e con una più consapevole partecipazione a quello che è un diritto e un dovere: il voto libero e consapevole. Che città vogliamo costruire con l’intercessione e la forza che ci dà l’esempio di Sant’ Agata?"

"Noi abbiamo lo stesso potere di Agata, quello di non scendere a compromessi con il male e di scegliere il bene, sapendo che così facendo avremo dato un segno che la nostra fede cristiana non è un oppio che addormenta la coscienza, ma è quel sale che dà sapore alla società, soprattutto quando questa diventa povera di valori, tentata di tornare ad essere il governo di pochi che tengono soggiogati gli altri nella precarietà, in problemi che si tarda a risolvere perché hanno paura di gente istruita e libera. Noi possiamo costruire con il nostro modo di fare, o la città della confusione, come Babele, o della pace e del benessere, come Gerusalemme".

"Di entrambe queste città ci parla la Bibbia. Di Babele, nel libro della Genesi si dice che gli uomini vollero edificare una città ed una torre che arrivassero fino al cielo (cf. Gn 11,49): era un luogo per organizzarsi senza Dio, costruito solo per farsi un nome, dove la superbia di chi vuole raggiungere il cielo è pari all’indifferenza verso gli altri, soprattutto se poveri. E’ l’immagine, quella di Babele, di una società che si vuole costruire senza il senso della fraternità, muovendo dall’avidità e dalla superbia. Il Signore confonde la lingua dei costruttori di Babele: la Sacra Scrittura ci presenta come una punizione quella che è sempre una conseguenza dell’individualismo: la divisione, l’esclusione di alcuni che diventano scarti, addirittura l’odio. Quando si agisce con superbia non si parla più la lingua della fraternità e del bene comune, e tutti diventano come lupi per gli altri uomini. Da questo stile vuole liberarci sant’ Agata e sentiamo come attuali le parole che fermarono il furore di Federico II, deciso a distruggere la Catania, quando vide comparire, secondo una pia leggenda, le parole: “Noli opprimere Civitas Agatahe…”: non voler opprimere la città di Agata. Noi chiediamo a sant’ Agata di far sentire forte le stesse parole nelle nostre coscienze: siamo i costruttori o gli oppressori della nostra stessa città? Siamo tra quelli che l’hanno distrutta e continuano a distruggerla con il malaffare, con la corruzione, con la debolezza del governare che non ha fatto scelte coraggiose per il suo sviluppo?"

"Noi possiamo invece costruire la città della pace: questo significa Gerusalemme, città della pace. Sentiamo come una promessa che si può realizzare anche per noi: la città dove “spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri; delle loro lance ne faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra.” (Is 2,4). E’ la città nella quale si costruisce il bene di tutti, che non è solo di una parte, di un quartiere, di una categoria di persone, secondo criteri di fraternità e di amicizia sociale, così come ci ricorda papa Francesco. Non si può volere il benessere di via Etnea senza pensare al bene della Civita; non si può progettare quello delle scuole del Centro, senza quello degli edifici di zia Lisa o di Trappeto; non si può tenere in ordine le piazze centrali e dimenticare la piazza semibuia davanti a La Salette o antistante a san Cosimo. Il bene comune è bene indiviso, il bene del “noi tutti”, perché tutti il giorno di sant’ Agata gridiamo “cittadini!”. Le risorse, che sono tante in una Città che potrebbe vivere di turismo, non siano appannaggio controllato da pochi, dilapidato dalla corruzione e dalla mafia, ma divengano il pane che sfama con una visione della città che fornisca infrastrutture e luoghi di vita alle immense periferie della città, dove operosi uomini e donne stanno cercando di organizzare il futuro, ma non possono farcela senza tutta la città; le spade e le lance che dicono tutto ciò che è divisione e spartizione, divengano condivisione. Così si rinnoverà il miracolo della patria di Agata liberata, quando diverrà come la città della pace e della concordia, animata dalla fraternità. Le parole di papa Francesco siano il suggello a questo mio discorso: “la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrari non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte” (Fratelli tutti, 87).  C’é bisogno perciò di creare una alleanza fra le generazioni: giovani e meno giovani, i nostri giovani vivaci e intelligenti, che possono essere fermati dall’emigrare solo se consegneremo loro la responsabilità di pensare e guidare, perché ne sono molto capaci. Occorre fare un’alleanza fra i quartieri, per non essere preda di coloro che vendono promesse che non realizzeranno mai perché fa loro comodo avere persone che non conoscono i loro diritti. Occorrono politici che sappiano studiare i mali di Catania e le loro soluzioni, che siano liberi da vincoli che li appiattiscono non sul presente, ma sul peggiore passato. Occorre che quando esclamiamo “Cittadini” e rispondiamo “viva sant’ Agata”, sentiamo che Sant’ Agata ci chiama ad essere i cittadini che costruiscono la loro città, liberandola dalla lava nera che in questi anni l’ha sepolta. Il nostro “Viva Sant’ Agata” sia l’impegno quotidiano per Catania".

Cordone in posizione per la salita dei Cappuccini | VIDEO

Incidente durante la processione in via Umberto, auto di servizio urta una ragazza

Durante una manovra nei pressi del viale Umberto, una ragazza ha subito lo schiacciamento di un piede ad opera di un mezzo di servizio che accompagna la candelora dei Rinoti. Un incidente che, come spiega Graziano D'Amore, uno dei portavoce della corporazione agatina, è accaduto mentre il gruppo stava compiendo uno spostamento, senza alcuna intenzionalità. La reazione dei familiari della giovane è stata particolarmente accesa, causando anche dei danni all'auto. "I rappresentanti si sono attivati istantaneamente prestando soccorso e le dovute attenzioni - dichiara D'Amore- Lieti di aver già ricevuto notizie rincuoranti dal personale medico e paramedico intervenuto, auguriamo buona guarigione scusandoci per quanto accaduto. Comprendendo, ma non condividendo, le spontanee reazioni compiute dai familiari che hanno causato danni al nostro mezzo".

Il giro esterno, senza sosta: il viaggio della Santa nella sua città

Un popolo in cammino che, sino all'alba del 6 febbraio e senza sosta, accompagnerà il viaggio della Santa nella sua città. Migliaia di fedeli e turisti venuti da ogni parte del mondo per assistere alla grande festa

L'uscita della Santa dal Cattedrale

ore 13  - La processione è arrivata nei pressi della stazione

Guarda il video

ore 11.24 - Inizio del cordone in piazza dei Martiri

piazza martiri

ore 11.05 - Il fercolo è in via Vittorio Emanuele

sant'agata giro esterno-2

ore 8.15 - In via 6 Aprile è in corso la rimozione di tutte le auto lasciate in sosta, nonostante il divieto

via 6 aprile

Il programma e la mappa del giro esterno

Il programma e la mappa del giro esterno

Terminata la Messa dell'Aurora in Cattedrale, Sant'Agata, circondata dai suoi devoti, si accinge a percorrere quello che è definito il "giro esterno".

Questo il percorso della processione: via Cardinale Dusmet, via Calì, via Vittorio Emanuele II, piazza dei Martiri, via VI Aprile piazza, Papa Giovanni XXIII (stazione), viale della Libertà, piazza Iolanda, via Umberto, via Grotte Bianche, piazza Carlo Alberto, via San Gaetano alla Grotta, piazza Stesicoro, via Cappuccini, piazza San Domenico, via Santa Maddalena, via Plebiscito (nord), via Vittorio Emanuele II, piazza Risorgimento, via Aurora, via Palermo, piazza Palestro, via Garibaldi, via Plebiscito (sud), via Cristoforo Colombo, via Cardinale Dusmet, piazza Duomo.

"Catania ha bisogno di uomini e donne che come Sant’Agata sappiano portare la croce delle loro responsabilità"

"Catania ha bisogno di uomini e donne che come Sant’Agata sappiano portare la croce delle loro responsabilità"

L'omelia dell'Arcivescovo Renna durante la Messa dell'Aurora

"La croce di sant’ Agata, ovvero il rischio di essere cristiano. Ecco cari fratelli e sorelle, autorità civili e militari, presbiteri, diaconi e consacrate, è davanti ai nostri occhi il busto reliquiario di Sant’Agata, accanto all’altare dove si rinnova il sacrificio di amore di Cristo. Nella bella effigie che ammiriamo, la nostra Santuzza stringe in mano la Croce gemmata, lo strumento di supplizio divenuto manifestazione dell’Amore di Dio, che ci viene presentato in tutto lo splendore con cui lo canta la liturgia del Venerdì santo: “Ecco il vessillo del Re, rifulge il mistero della Croce, attraverso cui la Vita sopportò la morte e rese con la morte la vita”. Nelle mani di sant’ Agata quella croce è un trofeo della vittoria che ha conseguito ripercorrendo nel carcere, nelle torture e nel supplizio i patimenti di Cristo; nelle sue mani risplende la croce gloriosa perché attraverso di essa si è fatta simile al Suo Sposo per amarlo e non rinnegarlo; oggi Sant’ Agata la ripropone a noi come il trofeo di vittoria che è il suo vanto.

La nostra Aituzza è la perfetta discepola di cui Gesù ha detto nel Vangelo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Agata aveva deciso di seguire il Signore, come tanti uomini e donne in un tempo nel quale essere cristiani era molto rischioso: si rischiava l’emarginazione, perché si era minoranza; o l’arresto, perché si era guardati come una setta; si rischiava di essere messi a morte se non si rinnegava Cristo e si sacrificava alle divinità pagane. Eppure lei ha scelto di essere cristiana in tempi rischiosi. Ma pensate che ci sia un tempo nella storia dell’umanità in cui non è rischioso essere e rimanere cristiani? E’ stato rischioso per don Pino Puglisi, perché un parrino a Palermo, al quartiere Brancaccio, doveva rinnegare o la croce o la mafia che voleva mettere le mani sui giovani della sua parrocchia. E’ stato rischioso essere un magistrato che come cristiano portava la croce di occuparsi di criminalità organizzata, scelta consapevole con la quale Rosario Livatino ha abbracciato la sua responsabilità sotto la tutela di Dio. E così Biagio Conte: ha corso il rischio di non girare la testa dall’altra parte davanti alle povertà, e di rinunciare a stare sereno e quieto nei salotti che frequentava: ha venduto tutto ed ha seguito Cristo, per fare qualcosa che infondesse speranza ai poveri. Ecco, il Signore ci ha dato in Sant’ Agata, nei martiri e nei testimoni di carità a noi vicini nel tempo, l’esempio di come si porta la croce dietro Cristo e ci insegna che la fede è per uomini e donne che vogliono correre il rischio di seguire il Signore.

Aspettando l'inizio del giro esterno

“Chi vuol salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Cosa significa rinnegare se stessi, portare la croce, perdere la vita? Non è la rinuncia per un qualsiasi motivo alle legittime esigenze e ai diritti che ciascuno ha, ma la scelta di abbandonare le ristrettezze del nostro “io” per un motivo più grande. Rinnegare se stessi è l’atteggiamento del discepolo che, come il Cristo non è più rivolto ai propri interessi, anche a quelli legittimi, ma è totalmente libero per gli altri. “Prendere la croce” significa essere disposti ad accogliere tutte le conseguenze della scelta fatta e avere il coraggio, come Gesù, di trasformare il sacrifico in un gesto di amore. Noi pensiamo spesso di salvare la nostra esistenza chiudendoci in noi stessi, alzando barriere nei confronti degli altri, calcolando vantaggi svantaggi in termini umani, usando anche la forza e forse anche la violenza. Noi tante volte non vogliamo rischiare di portare la croce dietro Cristo, ma preferiremmo essere come san Pietro, che voleva essere lui a dire a Cristo cosa doveva fare, cioè cosa non doveva rischiare. Gesù Cristo invece propone al suo discepolo un progetto di vita diverso e rischioso: la vita si salva aprendosi a Dio, all’amore del prossimo, e donandosi. Gesù dice che la croce bisogna portarla “ogni giorno”: il rischio di essere cristiani non è un abito per i giorni di festa, ma è un impegno quotidiano, come la tuta da lavoro o il grembiule della casalinga che vengono indossati nei giorni feriali, che sono di più dei giorni di festa.

Catania ha bisogno di uomini e donne che come sant’ Agata sappiano portare la croce delle loro responsabilità, che corrano il rischio di essere cristiani tutti i giorni e in tutti i luoghi di questa città. C’è tanta gente che porta la propria croce in silenzio e dignitosamente: sono i “santi della porta accanto”. Portano la croce quelli che hanno un lavoro precario, che dalla mattina alla sera, forse anche portando a casa uno stipendio magro, mantengono integra la loro dignità, rinunciando ad essere messi al soldo della mafia. Portano con dignità la croce quei catanesi che non cedono al ricatto di un guadagno facile e disonesto. Portano la croce con dignità coloro che soffrono perché hanno una persona malata nella loro famiglia e se ne prendono cura senza conoscere un giorno di pausa, come la cosa più normale del mondo, perché è normale amare e non trascurare. Porta la croce di figli, mariti, mogli, che hanno problemi con la giustizia, e vuole correre il rischio di uscire dal cerchio magico che li ha ingannato; portate la croce voi che con grandi sacrifici state facendo di tutto perché i vostri figli, attraverso la scuola, costruiscano un futuro che non ha come obbiettivo la strada o il carcere. Portate la croce voi che abitate nei quartieri dove un Comune in dissesto finanziario da troppi anni non vi può assicurare alcun servizio, e in cui le luci delle strade sono così rade che vi siete rassegnati ad illuminarvi alla luce della luna, e in cui i negozi improvvisati sulla statale sono il mercato di periferie che non hanno neppure aree mercatali. Non abbiate paura di rischiare e di puntare tutto sulla fede, sull’onestà, sull’amore per la famiglia e per il futuro dei vostri figli. Riprendetevi la croce di dover decidere della vostra vita, di dover dire il vostro pensiero sulla città, sulla politica, sulle scelte di chi vi ha governato e vi governerà. E dico a me, vescovo e a voi cari presbiteri e diaconi, operatori pastorali e religiose: prendiamo la croce di ogni giorno, di costruire una comunità che sappia dare testimonianza di amore e di concordia, che non si fermi a giudicare la nostra gente con superficialità e scarsa empatia, ma sappia ascoltarla in questa stupenda stagione del cammino sinodale, che vuole restituirci il rischio di essere una comunità che segue Gesù Cristo e non vuole “insegnare” la strada al nostro Maestro. Chiediamo la pazienza di accompagnare, di aspettare, di scommettere sui luoghi in cui Dio stesso ha scommesso, le periferie dell’umanità. Se faremo questo avremo corso il bel rischio di essere Chiesa, la comunità dei discepoli del Signore, che porta la croce della testimonianza ed evangelizza, contagiando il mondo con la sua carità. E anche voi, uomini che avete a cuore il bene comune nell’amministrazione pubblica, nelle forze dell’ordine, in campo educativo: sappiate perdere la vita come Agata, portando ogni giorno la croce di chi rifiuta il compromesso e fa crescere l’onestà. Se voi porterete bene la vostra croce, la città risorgerà. Oggi Agata ci sorride e ci presenta la croce, perché il nostro popolo di devoti sappia portarla e dire con lei: “Ecco il vessillo della Croce, ecco il vessillo della mia vita. Un vessillo di amore”".

Sant'Agata, dopo due anni ritorna la festa: le candelore e la sfilata delle carrozze del Senato

La mattina del 3 febbraio a Catania finisce tutto sulla stessa tavola, imbandita per la festa grande. Sia il ragazzo di bottega che l'assessore comunale hanno il loro punto privilegiato di osservazione. Le varie articolazioni del corteo delle candelore arrivano sotto i palazzi delle istituzioni e dentro i vicoli dei mercati, unendosi poi nella discesa da piazza Stesicoro al Duomo. In questo cerimoniale barocco c'è spazio per la politica, per il pettegolezzo e per la spensieratezza che precede l'inizio delle celebrazioni religiose, lampante nel sorriso delle "intuppatedde"

L'inizio della festa di Sant'Agata | Video

La "Baby sindaco" che salirà sulla Carrozza del Senato insieme alle autorità

La "Baby sindaco" che salirà sulla Carrozza del Senato insieme alle autorità

Con il commissario Mattei prenderanno posto sulle carrozze il presidente del Consiglio comunale Sebastiano Anastasi, il vice commissario Bernardo Campo, il segretario generale del Comune Rossana Manno, la presidente del Comitato per i festeggiamenti Mariella Gennarino, il capo di gabinetto Giuseppe Ferraro, la baby sindaco della scuola Parini di Ognina, Costanza Russo, e un alunno dell’istituto Fontanarossa di Librino, Alberto Rodo.

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Al Comune tutto pronto per l'uscita della Carrozza del Senato

Al Comune tutto pronto per l'uscita della Carrozza del Senato

Ore ore 11:30 la partenza di un corteo diretto alla chiesa di San Biagio di piazza Stesicoro per l'omaggio floreale alla Santa Patrona Sant'Agata da parte di una rappresentanza municipale guidata dal commissario straordinario Piero Mattei

Preparativi per l'uscita della Carrozza del Senato

Festa di Sant'Agata, ritornano le 'ntuppatedde | Video

Ormai da qualche anno, durante la festa della Santa Patrona di Catania, le Ntuppatedde vestite di bianco e con il viso coperto, passeggiano lungo le vie del centro storico attirando l’attenzione dei passanti, tra le candelore, i devoti e i semplici curiosi

Candelore in piazza Duomo

Le candelore si sono già tutte spostate verso piazza Duomo. Le nuove disposizioni hanno accorciato il consueto giro del 3 febbraio mattina. Fuochi esplosi alla villa Pacini. 

Pescheria, aspettando la gara tra le candelore

Pescheria, aspettando la gara tra le candelore

Le candelore si sfidano a suon di musica, sudore e annacate presso i mercati storici della pescheria, a pochi passi dalla Cattedrale

In pescheria si attende l'inizio della gara tra le candelore. Una sfida a suon di musica, sudore e annacate presso i mercati storici della pescheria, a pochi passi dalla Cattedrale. Quest'anno, a differenza delle edizioni precedenti, il mercato del pesce è regolarmente in corso: i banchi montati e non c'è confusione tra i vicoli. La competizione riguarda i cerei dei macellai e dei pescivendoli

Aspettando la gara tra le candelore in pescheria

Ieri sera la consegna della Candelora d'Oro al procuratore Zuccaro e l'accensione della Lampada Votiva | Video

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania Carmelo Zuccaro ha ricevuto nella serata di ieri dal Commissario Straordinario del Comune di Catania, Piero Mattei, la Candelora d’oro, il prestigioso riconoscimento giunto alla XXV edizione che viene assegnato ogni anno a personalità che si sono distinte nell’impegno sociale e nelle istituzioni per favorire lo sviluppo di Catania e dei suoi cittadini. Dopo la consegna del riconoscimento si è proceduto all’accensione della Lampada Votiva situata nella Corte di Palazzo degli Elefanti.

Le iniziative di Amts in occasione della Festa di Sant'Agata

In occasione della Festa di Sant’Agata che, come da tradizione, vedrà la città di Catania abbracciare devotamente la propria Santa Patrona, Amts Catania Spa metterà in campo alcune iniziative, sia di carattere logistico che culturale. Si comincia con l’estensione notturna del servizio, nei giorni del 4 e 5 febbraio, fino alle ore 3,00 delle Linee L-EX, BRT1, BRT5, 421, 525, 632, 726 e 830 e si prosegue con l’emissione del “Bus Ticket Speciale di Sant’Agata”, valido dal 3 al 6 febbraio, al costo di 2,50 euro.

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