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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Assegno unico: chi deve restituire 210 euro a figlio all'Inps

Non si dovrà però ridare indietro fisicamente la somma ricevuta all'istituto di previdenza. La procedura di recupero avverrà infatti con conguaglio sui prossimi assegni. Tutto quello che c'è da sapere

Le famiglie monogenitoriali dovranno restituire all'Inps alcune somme dell'assegno unico e universale per ogni figlio a carico, la misura che da marzo 2022 ha unificato in una sola agevolazione una serie di interventi a sostegno delle famiglie con figli. Da ottobre 2022, i beneficiari dell'assegno unico appartenenti a questa categoria si sono visti iniziare a sottrarre dalla quota mensile la maggiorazione, fino a 30 euro, riconosciuta nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un reddito da lavoro. Ora, come riporta Today.it,  potrebbero essere chiamati a dover restituire un importo che può arrivare fino a 210 euro per ciascun figlio. Perché? Tutto è partito da un "cavillo" normativo che per sette mesi, da marzo a settembre 2022, ha permesso ai nuclei monofamiliari di ricevere una maggiorazione prevista dalla legge soltanto nei casi in cui "entrambi i genitori" fossero risultati titolari di redditi da lavoro. Ma andiamo con ordine, cercando di fare chiarezza.

Il passo indietro dell'Inps, che si occupa di erogare l'assegno, riguarda le famiglie composte da un solo genitore. Nel 2022 era stata erogata una maggiorazione mensile per ogni figlio minorenne a carico, "nel caso in cui entrambi i genitori" risultassero titolari di redditi da lavoro, come previsto dall'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230/2021 che istituisce l'assegno unico. La maggiorazione è di 30 euro nel caso di famiglie con un Isee inferiore a 15mila euro annui. Si va invece a ridurre, progressivamente, per chi superava questa soglia, fino ad azzerarsi per i redditi Isee dai 40mila euro in su.

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L'articolo in questione nel decreto che istituisce l'assegno unico

Molte famiglie composte da un solo genitore hanno fatto richiesta della maggiorazione, anche perché nel modulo per la richiesta i requisiti previsti dalla normativa non venivano specificati. E così sono partite le erogazioni anche nel caso di nuclei familiari monogenitoriali. Almeno fino allo scorso ottobre, quando sono state interrotte dall'Inps. L'interpretazione letterale della norma dà infatti diritto soltanto alle famiglie con due genitori, entrambi lavoratori, a ricevere l'importo maggiorato fino a un massimo di 30 euro mensili. Un genitore single, per quanto possa essere lavoratore, secondo l'istituto non rientra nella casistica prevista dalla legge. Prima di essere interrotta ad ottobre, la maggiorazione è però arrivata a chiunque ne avesse fatto domanda.

Nello specifico, è stata erogata dal mese di marzo a quello di settembre, per sette mesi. Contando un massimo di 30 euro per ogni mensilità, l'importo massimo che si dovrebbe restituire è quindi di 210 euro per ogni figlio minore. Il valore sarebbe anche maggiore in caso di più figli. Non si dovrà però restituire fisicamente i soldi ricevuti all'Inps. La procedura di recupero avverrà infatti con un conguaglio sui prossimi assegni.

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