Con rincari ed inflazione è stangata per le famiglie, Melchiorre (Mec): "Situazione drammatica"
Secondo una recente indagine condotta da Unc, Catania è la città a pagare il prezzo più caro con una crescita inflattiva del 5%. E adesso dopo la pandemia a spaventare è l'escalation del conflitto scoppiato in Ucraina
Prima era solo la pandemia, poi l’aumento dei prezzi del carburante e il caro bollette. Adesso arriva un’ulteriore stangata: l’inflazione alle stelle, con ripercussioni sulle tasche dei consumatori siciliani. Secondo una recente indagine condotta dall’Unione Consumatori sulla base dei dati Istat è Catania a pagare il prezzo più alto con una crescita inflattiva del 5%, percentuale più alta, condivisa con Trieste, in tutta Italia. E come se non bastasse anche i venti di guerra che spirano dall’Est Europa potrebbero avere conseguenze disastrose per l’Isola: oltre ai costi dei beni energetici, i consumatori siciliani (e non solo) rischiano di dover fare i conti con aumenti generalizzati dei beni primari e dei prodotti a dettaglio. Su questo tema abbiamo provato a fare il punto della situazione con Claudio Melchiorre, presidente dell’associazione “Movimento Elettori e Consumatori”.
Melchiorre: “Difficoltà a mantenere anche l’ordinario”
Melchiorre prevede uno scenario che è già attualmente drammatico ma che non rappresenta ancora il fondo del barile: “Le famiglie siciliane – spiega Melchiorre-, quelle che avevano un reddito sufficiente per vivere in maniera dignitosa quest’anno si ritrovano a non avere più i soldi per mantenere le spese cosiddette “obbligatorie. In questo momento ci sono qualcosa come un milione e mezzo di siciliani, circa il 30%, che non si possono più curare, farmaci da banco, della possibilità di pagare le ricette. Poi abbiamo una quota che sopravvivono che per il momento riesce a tenere botta. Da quest’anno soltanto un quarto al massimo continueranno ad avere una vita normale. Si renderanno conto che i prezzi sono aumentati ma non cambieranno le loro abitudini. La situazione è pesante, la guerra in Ucraina avrà conseguenze importanti, la cosa che stupisce è che nessuno si rende conto che oltre le nostre difficoltà ordinarie avremo difficoltà di collegamento con l’Europa. Se poi aggiungiamo il crollo delle occupazioni temporanee e di quelle legate al settore dei servizi turistici, avremo una famiglia siciliana media con un deficit, nel 2022, su base annua, di circa ottomila euro. Riescono a non sentire la crisi che avanza ovviamente le famiglie con doppio reddito che non abbiano un mutuo da pagare”.
“Classe dirigente ostacolo a ripresa”
In uno scenario così drammatico c’è possibilità di invertire la rotta?. Per Melchiorre è tutto nelle mani di chi governa, ma è indispensabile passare una volta per tutte da un atteggiamento passivo ad uno intraprendente: “Le misure le conosciamo tutti ed è ormai stucchevole ripeterle. Siamo nei fatti nella peggiore crisi economica e sociale che l’Isola abbia mai visto dal dopoguerra e il tema non appare nemmeno per sbaglio sull’agenda politica siciliana. La prima misura è rendere efficace la pubblica amministrazione che rappresenta il 60% sia della spesa che della produzione siciliana. C’è – conclude Melchiorre - una situazione di corruzione e scandali. Abbiamo una pessima spesa pubblica e questo spiega l’impoverimento sempre più rapido ed inesorabile della Sicilia, bisognerebbe passare dalle parole ai fatti, prima di arrivare davvero ad un punto di un ritorno”.