'Storia di una capinera' al Cortile Platamone
Per la rassegna "Estate in Città", promossa da Comune di Catania, mercoledì 9 Agosto presso il Cortile Platamone (Palazzo della Cultura) andrà in scena "Storia di una Capinera", da Giovanni Verga, drammaturgia a cura di Irene Tetto, per la regia di Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi.
Dall’intramontabile romanzo di Giovanni Verga e dalla vicenda che ha ispirato il film di Franco Zeffirelli, l’associazione teatrale Buio in Sala porta sulle scene la storia di una triste fanciulla il cui corpo è imprigionato nelle mura di un convento ed il cui spirito è torturato dall’amore.
La giovane novizia Maria (Irene Tetto), costretta a trasferirsi in campagna a causa di un’epidemia di colera a Catania, incontra, all’interno di questa cornice bucolica, l’amore negli occhi di Nino (Massimo Giustolisi).
L’unione dei due è ostacolata dalla matrigna (Nadia Trovato) sposata con il padre di Maria (Giuseppe Bisicchia), uomo d’affari caduto in disgrazia che non potrebbe offrire la dote alla figlia e che, a causa di questo, lascia alla moglie le redini della conduzione familiare. La matrigna obbliga Maria, la cui vocazione vacilla, ad entrare in convento, mentre organizza il matrimonio della figlia Giuditta (Laura Accomando) con lo stesso Nino.
La vita in convento, l’asfissia di una clausura non voluta, il dolce ricordo dell’amore appena conosciuto, porteranno Maria alla morte. La storia di Maria non è solo quella di un amore tormentato e, forse, idealizzato, ma quella della ricerca della libertà di scelta.
La riscrittura teatrale curata da Irene Tetto, si mantiene fedele al romanzo epistolare di Verga, sia dal punto di vista linguistico che della connotazione storica. D’altra parte, la scelta regista vuole dare un tocco più contemporaneo col fine di produrre un interessante connubio tra antico e moderno: giochi di luce, trasparenze, la caratterizzazione enigmatica di suor Agata che diventa quasi una proiezione pirandelliana della protagonista, la scelta di brani musicali contemporanei minimalisti e sacri, creano un’atmosfera che sta a metà tra contemporaneo e tradizione.
Nove attori in scena (tra i quali anche Giovanna Sesto, Silvana D’Anca, Roberta Andronico e Pippo Tomaselli) e due ambientazioni: la ricca casa di campagna nel primo atto e la chiesa-convento nel secondo atto.