"Tifeo, il tradimento dell'orecchio' - Altrescene at Zo
Appuntamento venerdì 10 novembre allo Zo con lo spettacolo 'Tifeo - Il tradimento dell'orecchio'. Tifeo ovvero le ragioni del disordine, del “senza ragione”. La mente senza corpo cartesiana pare non essersi ancora liberata definitivamente del suo corpo impuro. Non c’è da stare tranquilli. Ideazione: Maria Piera Regoli, Turi Zinna, Giancarlo Trimarchi e Fabio Grasso. Drammaturgia e interpretazione: Turi Zinna. Musiche dal vivo e ingegneria del suono: Fabio Grasso e Giancarlo Trimarchi. Interattività scena digitale: Luca Pulvirenti / Laboratorio Mammasonica. In collaborazione con Piero Douber. Scena: Salvo Pappalardo. Disegno luci: Aldo Ciulla. Supervisione artistica: Federico Magnano San LioRegia: Turi Zinna. Produzione RETABLO.
Dopo averlo sconfitto, Zeus seppellisce vivo il mostruoso gigante dalle cento teste e cento braccia TIFEO, sotto l'intera massa dell'isola siciliana, con la testa schiacciata dal vulcano. Reietto, esiliato fuori dai confini translucidi della ben ordinata civiltà olimpica, il figlio della Terra e del Tartaro squarcia la superficie che lo cela seminando panico, cataclismi e tumulti nell'intimo del fortino occidentale.
L'esperimento che Retablo porta avanti fonde insieme musica elettronica, videomapping, parola e corpo in una prospettiva che va oltre la contaminazione. Luce, voce, corpo e suono sono il vero soggetto teatrale. E’ il testo nel suo significato originario textus (tessuto o trama, o texture in inglese) a trovare una nuova dimensione, una nuova spazialità, un nuovo territorio. Se è vero che la drammaturgia è legata in maniera inestricabile allo spazio di rappresentazione e che le scritture sceniche si sono trasformate in parallelo agli edifici teatrali (tragedia / teatro greco, melodramma / palcoscenico all'italiana, etc...), e se è vero che ogni spazio dedicato alla rappresentazione è stato evocativo dei rapporti sociali e politici delle comunità di cui era contemporaneo, oggi, che l'ambiente che ci circonda è per lo più un environment tecnologico, quali relazioni sociali sono sottese dai linguaggi della scena?
Il progetto Kthack fonda la sua identità drammaturgica nel solco di questa interrogazione. Non una scrittura tradizionale con entrate ed uscite dei personaggi in uno spazio fatto di quinte, fondali, boccascena o quel che ne rimane nei palcoscenici moderni. Ma una compilazione altra, in un apparato scenico sensibile, digitale. In cui le azioni performative fisiche, vocali, musicali, una volta processate da un computer, non rappresentano, ma generano esiti sia virtuali che materiali. Un'esperienza che nella vita quotidiana di ognuno e ormai del tutto consueta. Ma che trova estrema difficoltà ad essere tradotta in drammaturgia.