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Anastasi: "Per i problemi di Catania serve confronto con il governo nazionale"

Carenza di personale, effetti del dissesto, difficoltà nell'incamerare risorse. Su questi temi il capogruppo di Grande Catania ha chiesto all'amministrazione di aprire un tavolo con Roma per studiare misure straordinarie "prima che sia troppo tardi"

In consiglio comunale ha tuonato chiedendo, a tutti, di "non abbassare la tensione". Ai nostri microfoni Sebastiano Anastasi, capogruppo di Grande Catania, spiega il senso del suo intervento: una sorta di allarme per alcune criticità - ormai croniche - del Comune di Catania che debbono essere affrontate con misure straordinarie. I problemi annosi dell'ente derivano dal dissesto ma anche da una crisi pandemica terribile e devastante: mancanza di personale, impossibilità di assumere, una contrazione delle entrate tributarie e la mancanza di strumenti per far fronte alle tante esigenze di una città "ferita" nei tessuti vitali del commercio, del turismo, dello spettacolo.

- Consigliere in aula ha lanciato un messaggio allarmato sulla condizione "di stallo" dei lavori. Come mai? 

"Innanzitutto va dato atto a questa amministrazione di aver affrontato nei primi 2 anni problemi immani, su tutti il dissesto. Problemi affrontati con interlocuzioni istituzionali di alto profilo e anche, permettetemi di dirlo, con alto senso del dovere da parte di tutto il consiglio comunale. Sindaco e assessori hanno affrontato con straordinario impegno quella fase così come hanno affrontato, con il civico consesso, la prima ondata della pandemia. Adesso, però, l'emergenza Covid19 è diventata cronica e non dobbiamo abbassare la tensione. Da qui il mio appello a non cadere nella stasi: dobbiamo trovare risposte diverse a problemi atavici".

- Quali potrebbero essere le risposte e chi potrebbe darle?

"Il consiglio comunale ha la funzione di pungolo. Ricordo che per la crisi del Bellini ho chiesto un consiglio straordinario che si è tenuto in teatro, per la prima ondata Covid19 ho chiesto un consiglio alla presenza dei vertici Asp e dell'assessore Razza. Anche in questo caso dobbiamo usare il metodo del confronto: quindi occorre che amministrazione e consiglio coinvolgano tutta la deputazione catanese e il governo con i suomi ministri. Catania è un grande ente locale che può farsi capofila rispetto alle tante difficoltà dei Comuni in Italia: serve rivedere normative vecchie e obsolete. Mi riferisco alla gestione dei bilanci, alla riscossione e alle assunzioni di personali. Per questo motivo con un ordine del giorno chiederò di avviare questo confronto corale con il governo. Il governo Draghi è composto da tante forze politiche e sensibilità: proprio per questo è il momento giusto per chiedere risposte".

- I problemi di Catania sono svariati. Da dove partire?

"Penso, ad esempio, alla Tari in bolletta elettrica. Se ne era già parlato e può essere un discorso da riprendere. Con questa crisi sarà sempre più difficile recuperare risorse e la raccolta rifiuti è un servizio che si paga interamente tramite la tassazione. Ma non dimentichiamo che siamo in dissesto: ci sono creditori che attendono al varco anche superata la fase attuale e che vorranno esigere interamente il loro credito. Penso a Banca Nuova: si tratta di cifre che potrebbero far ripiombare nel baratro il Comune. Quindi occorre aggiornare la normativa per i Comuni in dissesto. Altro grande temma il personale: nei prossimi mesi andranno in pensione tantissimi dipendenti in settori chiave come urbanistica e commercio e non potranno essere sostituiti. Così interi uffici, fondamentali per l'economia cittadina, rischiano di bloccarsi e le mobilità non potranno coprire i buchi in organico. Anche qui serve un piano di assunzioni per potenziare i Comuni".

- Lei, avendo vissuto la politica nella municipalità, ha portato avanti il regolamento sul decentramento per conferire maggiori responsabilità e poteri proprio ai municipi. Si è finalmente realizzato un vero e proprio decentramento dopo le difficoltà iniziali?

"Le difficoltà erano dovute a uno dei problemi che ho menzionato sopra: la mancanza di personale. L'amministrazione è intervenuta su alcune criticità come il municipio di Librino ma serve anche che i municipi abbiano risorse e quindi una autonomia finanziaria. E' un cane che si morde la coda: senza risorse non si può programmare".

- Sulle partecipate come si sta muovendo l'amministrazione, secondo il vostro gruppo?

"Come sempre lancio un appello al confronto. In consiglio ci sono alcuni temi che lasciano perplessi tutti. Ad esempio per l'esternalizzazione della gestione delle Case dell'Acqua di Sidra non tutti sono favorevoli, così come è accaduto in passato sulla vicenda delle sponsorizzazioni per le realtà sportive. Va dato atto che l'amministrazione si è confrontata in consiglio su un piano di riorganizzazione delle partecipate e questo metodo va proseguito. Poi sulla Multiservizi vi sono stati tagli in alcuni capitolati e alcuni servizi pare che non possano essere più eseguiti: spero che si affronti nelle commissioni competenti questo tema".

- Dopo alcuni passaggi prettamente "politici", con cambi di casacca di assessori e consiglieri, si parla tanto di rimpasto...

"L'esigenza prioritaria della città è discutere dei temi più complessi prima che sia troppo tardi. Per quanto riguarda la situazione politica non mi appassionano i discorsi su poltrone e rimpasti. Noi abbiamo vinto come coalizione di centro destra grazie alla compattezza e all'unità: è chiaro che poi vadano rispettate le varie forze politiche presenti in consiglio in base alla loro composizione. Grande Catania è un gruppo presente e determinante che ha sempre lavorato per la città, proponendo atti e portando avanti battaglie. Ma, ripeto, adesso è importante che l'amministrazione dialoghi con il governo nazionale sui tanti problemi sul tappeto".

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