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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Catania città "sospesa" tra un voto imminente e una stasi molto lunga

Le voci sulle possibili dimissioni del sindaco condizionano giocoforza la vita politica e amministrativa di Palazzo degli Elefanti. A breve i nodi saranno sciolti anche perché si deve comporre il quadro tra le Regionali e le amministrative nei grandi Comuni

La difficile situazione politica di Catania continua a tenere banco non solo in città ma anche sullo scacchiere - molto composito - del tavolo regionale. Oltre la Regione e le città di Palermo e Messina anche Catania potrebbe andare alle urne? Il dubbio è lecito: tante le voci che filtrano sui pensieri cupi di dimissioni da parte del primo cittadino Salvo Pogliese.

Pensieri che hanno virato sul nero pece quando è da poco arrivato il rigetto dell'ultimo ricorso, da parte del tribunale, contro la sospensione derivante dalla legge Severino. Essere il sindaco ma essere al contempo "destituito" dalla legge che lo farà stare in panchina per tanti mesi ha generato un comprensibile travaglio umano e politico in Salvo Pogliese. Travaglio che sarebbe uscito allo scoperto con l'intenzione di mollare e far tornare la città alle urne. 

Ancora non è stata scelta dalla Regione la data per le amministrative. Nei prossimi giorni si saprà qualcosa e la dead line che gli esperti di incastri elettorali indicano è quella del 28 marzo per poter votare poi nella prima metà di giugno. Quindi entro fine marzo il sindaco dovrebbe sciogliere la riserva, con tutti i se e i ma del caso. Se dovesse dimettersi invece nei giorni successivi per il voto vi sarebbe un orizzonte temporale molto più lungo e la presenza di un commissario che dovrebbe traghettare Palazzo degli Elefanti verso il voto nel mare tempestoso del dissesto.

Di certo c'è che sono giorni di attesa per tutte le forze politiche. Ma anche per il sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi che per la seconda volta sta sostituendo Pogliese (sempre a seguito delle sospensioni derivanti dalla Severino) e ha il difficile compito di portare avanti l'amministrazione ma rischia di essere non legittimato a pieno per via delle voci di corridoio degli ultimi giorni. Le prime avvisaglie che avevano fatto giungere all'orecchio dell'agone politico la parola "dimissioni" erano avvenute in occasione della mancata elezione del vice presidente del consiglio comunale: il "caso" Giuffrida.

Adesso le nuove indiscrezioni che potrebbero prospettare un voto "lampo" con meno di 2 mesi di campagna elettorale. Ciò potrebbe far aumentare la disaffezione dell'elettorato e quindi l'astensione, favorendo - come spesso accade - le logiche dei "portatori di voti" e delle liste più forti con un bacino di voti strutturato. E la pubblica opinione? E il dibattito, necessario, sul dissesto? Elementi che stanno mancando e che in una campagna così breve potrebbero non essere sviscerati a dovere: le emergenze sono molteplici, basta pensare per l'appunto alle casse del Comune e ai risvolti concreti e quotidiani, alla mancanza di personale e alla "bomba" rifiuti sempre in agguato e alle difficoltà relative all'igiene urbana.

Sul fronte del centro destra cittadino si attendono le decisioni del sindaco. C'è chi avrebbe preferito le dimissioni del sindaco a gennaio, in occasione della nuova sospensione ratificata dalla prefettura, per avere così il tempo di aprire un tavolo di discussione e andare al voto con una struttura definita. C'è chi caldeggia i grandi ritorni: come ha rivelato LiveSicilia il nome tornato "caldo" è quello di Raffaele Lombardo, uscito qualche mese fa dai guai giudiziari che lo hanno attanagliato a lungo. Di certo i nomi non mancano e la Lega con l'operazione "Prima l'Italia", cioè un contenitore in grado di abbracciare più anime, vuole dire la sua in ogni contesto territoriale.

Sul fronte del centro sinistra sono intervenuti a più riprese Enzo Bianco e Lanfranco Zappalà per chiedere le dimissioni del sindaco. Il primo è un papabile candidato: il Pd non ha costruito sinora un nome "nuovo" anche se sullo sfondo c'è sempre Anthony Barbagallo ma il candidato dovrà essere condiviso con il Movimento Cinque Stelle e lo stesso deputato regionale etneo ha un buon rapporto con il vice ministro Cancelleri. Di sicuro c'è che nessuno è pronto e lo dimostrano anche gli interventi di fioretto in consiglio comunale: se ci fosse la volontà di andare alle urne l'opposizione avrebbe utilizzato una grancassa mediatica differente. 

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