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Regionali Sicilia 2017

Pd, dal successo del 2012 al flop: l'analisi del voto con il segretario Enzo Napoli

All'indomani dei dati definitivi il segretario provinciale di Catania Enzo Napoli commenta la batosta elettorale del Partito democratico: "Pesano divisioni, esperienza Crocetta e leaderismi inutili"

Le elezioni regionali siciliane appena trascorse hanno segnato almeno due svolte politiche che potrebbero tracciare un cambio di rotta anche a livello nazionale. Da un lato, il dato più evidente è la vittoria centro-destra, nuovamente compattato grazie al ruolo ancora oggi decisivo di Silvio Berlusconi, un tempo alleato di Fini e Casini e oggi di Salvini e Meloni. Nonostante i circa 40 anni di differenza, segno di una leadership rinnovata solo nella destra più radicale.

Dall'altro l'evidente fallimento della linea imposta dalla segreteria di Matteo Renzi, con un Partito democratico che esce devastato prima di tutto per l'addio della sua sinistra, oggi identificabile in Mdp-Articolo1, e in secondo luogo per l'addio dei centristi, tornati sotto l'egida rassicurante della colazione di Nello Musumeci. Un fenomeno che però trova le dovute differenze nell'intera provincia etnea dove il "record-man" Luca Sammartino, golden boy degli ex Articolo 4, ha ottenuto 32 mila voti surclassando l'ex assessore regionale Anthony Barbagallo che, tuttavia, ha ottenuto il secondo mandato superando di poco l'ex segretario della Cgil Angelo Villari. Che, questa volta, nonostante i suoi 11 mila voti, è rimasto escluso dall'avventura palermitana proprio per il flop della lista a livello regionale. 

Partendo da queste considerazioni, intervistato da CataniaToday, il segretario provinciale di Catania del Partito democratico Enzo Napoli analizza il dato elettorale, provando a chiarire quali sono - secondo lui - i motivi della débâcle, da un lato, e le formule per provare a frenare l'emorragia di voti, dall'altro. 

Segretario, quali sono secondo lei le ragioni della sconfitta?

"Beh, prima di tutto, senza dubbio la nuova compattezza del centro-destra che, dopo l'esperienza delle scorse elezioni, ha deciso di correre insieme. E, in Sicilia, questo premia. Nel 2012 noi abbiamo preso il 30% ma loro erano divisi, mentre ora sono molto forti. Dopo cinque anni di governo avremmo dovuto accrescere il nostro consenso, ampliare il campo delle forze con le quali dialogare, ma i limiti evidenti del governo Crocetta - che si è concentrato più sull'antipolitica e sulla retorica contro i partiti - non ha consentito di mettere mano alle questioni irrisolte. Insomma abbiamo assistito a tanti proclami ma a pochi risultati. Dopo, in seconda fase si è provato a mettere mano alle politiche concrete, ma ormai il danno era già fatto. Avremmo potuto staccare la spina e andare al voto anticipato, come ci rimproverano molti, ma da forza politica responsabile, abbiamo voluto andare avanti".

"Su di noi pesano sicuramente anche le divisioni, il ritardo sulla candidatura e, su questa scorta, il fatto che una parte di chi sosteneva Crocetta si è poi spostato su Musumeci, creando un discreto disequilibrio. A questo dobbiamo aggiungere che, negli ultimi giorni, quando l'elettorato di centro-sinistra ha capito che non poteva vincere, ha praticato il voto disgiunto, portando ad una situazione in cui di fatto Fabrizio Micari ha preso meno delle liste. Ma non è solo una questione di alleanze, il centro sinistra dovrà pensare seriamente al modo in cui facciamo politica, mettere in campo una nuova classe dirigente, superare una serie di leaderismi come quello di Leoluca Orlando e Rosario Crocetta che hanno litigato anche in campagna elettorale. Un clima non incoraggiante. Dobbiamo ripartire da qui". 

Nonostante il dato generale, Luca Sammartino ha ottenuto un risultato incredibile. Lo ha premiato l'ingresso nel Pd o avrebbe fatto lo stesso in un altro partito? 

"Io vorrei ringraziare tutti i candidati, a partire da Angelo Villari, e fare le congratulazioni ai due eletti. Il loro risultato è sicuramente il frutto della presenza sul territorio. Riguardo Luca Sammartino è innegabile che tre anni fa ha fatto una scelta, ovvero quella di aderire al Pd e di contribuire a quest'esperienza, portando all'interno una classe dirigente di sindaci e amministratori che hanno continuato a sostenere i dem. Non voglio eludere l'argomento legato alle presunte irregolarità nelle case di riposo e voglio dire con forza che è importante che si faccia piena luce sull'accaduto e, se ci sono responsabili, che questi vadano perseguiti. Certamente però non posso non dire che mi sembra un'operazione costruita a tavolino, dove ci sono molti aspetti che mi lasciano perplesso". 

Villari non ce l'ha fatta, nonostante la Cgil. 

"Villari ha ottenuto un consenso anche maggiore di quello di Concetta Raia nel 2012. La sua è stata una candidatura splendida, rimane uno dei dirigenti migliori della provincia. Ha raggiunto 11mila voti, quasi quanto un intero partito. Purtroppo però per come è fatta la legge, abbiamo preso solo due seggi, ma rimane una delle persone più valide, così come Barbagallo".

Escludendo i tre big Sammartino, Barbagallo e Villari, gli altri candidati della lista hanno ottenuto risultati molto bassi. Come mai?

"Abbiamo avuto difficoltà nella formazione della lista come si sa, tre candidature erano fortissime e alcuni esponenti del Pd come Vullo e Porto, davanti a questo hanno preferito andare da altre parti. Ha prevalso un ragionamento che mi ha lasciato molto amareggiato in cui, invece di contribuire al risultato generale queste persone sono diventate strumento inutile, portatori d'acqua di altri partiti, smentendo la loro identità politica. In alcuni casi anche all'ultimo minuto, in modo opportunistico, ma non mi pare ne siano usciti bene". 

Il renzismo è morto in Sicilia? 

"Io sono abitauto per mia natura a non innamorarmi degli 'ismi'. Renzi rimane al momento la personalità del Pd che rimane più attrattiva, non credo si possa criminalizzare un leader che ha questo consenso. Penso tuttavia che ci sia un problema di ricomposizione a sinistra. Non mi pare che la scissione di Mdp abbia premiato, Fava di fatto ha preso meno voti della Marano nel 2012. E' innegabile che se abbiamo perso noi ha perso anche la sinistra, e per questo bisogna riconsiderare un dialogo nel centro-sinistra per le prossime elezioni nazionali. Non so se Renzi sarà il prossimo candidato, lui è stato legittimato dagli elettori, ma la fase adesso è diversa e si tratta di capire quale Pd costruiamo, a partire da Renzi ma con tutti gli altri. Polarizzare in generale sulle personalità non è molto utile, dobbiamo capire come operare nel complesso sul territorio, il dato è questo".

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