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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Governo Meloni, è già totoministri: Berlusconi e Salvini spingono Giulia Bongiorno alla Giustizia

La composizione del nuovo esecutivo dovrà essere cucita sui nuovi equilibri interni al centrodestra. La scelta più delicata è quella del prossimo ministro dell'Economia: voci su Panetta. Il nome di Tajani circola con insistenza per la Farnesina. Tutte le indiscrezioni

Dopo la vittoria netta alle elezioni politiche di domenica, la parola d’ordine ai vertici di Fratelli d'Italia è "responsabilità". Giorgia Meloni lo dice allo stato maggiore del suo partito che la applaude nella notte tra domenica e lunedì, poi scompare dai radar. Meloni ieri si è letteralmente inabissata. Nessuna conferenza stampa (ieri ha lasciato ai capigruppo Ciriani e Lollobrigida e al responsabile dell’organizzazione Donzelli il compito di commentare il risultato elettorale) né tantomeno vertici con gli alleati, Salvini e Berlusconi, che premono per un incontro. In ballo c’è la formazione della squadra. La premier in pectore non alcuna intenzione di bruciare le tappe, ma circolano i primi nomi, anche se nessuno lo dice ufficialmente. Nella logica non solo della prudenza, ma anche del rispetto costituzionale delle prerogative del capo dello Stato, nessuno parla apertamente dell'incarico come premier. Ma la verità è che già si ragiona sulla squadra.

Totoministri: le prime voci sul nuovo governo

La composizione del futuro governo, badando ai nuovi equilibri interni 'capovolti' dall'esito delle urne con il 26% di Giorgia Meloni, mentre la Lega crolla al 9% e Forza Italia si ferma all'8%. La parte da leone spetta ai meloniani, che potranno riempire le caselle principali dei ministeri con nomi graditi a Meloni e Crosetto, a cominciare da quelli chiave, come Economia, Affari esteri, Viminale e Difesa, i più attenzionati dal Colle. Da FdI potrebbero arrivare il Guardasigilli, ovvero l'ex pm Carlo Nordio, e il prossimo ministro delle Riforme costituzionali, ovvero l'ex presidente del Senato, Marcello Pera, neo-eletto a palazzo Madama dopo la chiamata della Meloni, che lo vorrebbe artefice della delicata riforma in chiave semi-presidenzialista della Repubblica.

Il co-fondatore del partito di Giorgia Meloni, Guido Crosetto, rimasto ancora una volta per sua scelta fuori dalle liste elettorali, è pronto a entrare nel prossimo governo. Due le possibili destinazioni finali: il ministero della Difesa oppure direttamente Palazzo Chigi, con i galloni di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Che Crosetto avrà un ruolo centralissimo non è in dubbio. Resta da capire se sarà un ruolo in prima fila o dietro le quinte. Lui esclude infatti, per ora, di essere interessato a qualunque incarico e ribadisce di voler stare lontano dalla politica attiva (non si è nemmeno candidato alle elezioni). Potrebbe però realisticamente diventare una sorta di Gianni Letta in salsa meloniana.

Casella più chiave di altre è quella, ovviamente, del prossimo ministro dell'Economia. Il nome sarà un messaggio utile per capire che tipo di relazione si imposterà con Bruxelles e pure con Berlino e Parigi. Secondo indiscrezioni rilanciate dal quotidiano la Stampa, Meloni spera in Fabio Panetta, membro del board della Bce, che avrebbe già scambiato diverse telefonate con lui, per persuaderlo ad accettare il trasferimento a via XX Settembre. Le resistenze di Panetta sono però numerose: l'anno prossimo scade il mandato da governatore di Ignazio Visco e lui tra i favoriti per prenderne il posto. Altro nome gradito a FdI è Domenico Siniscalco, che ministro dell'Economia è già stato tra il secondo e il terzo governo Berlusconi, fino al 2005. Nessuna conferma invece sull'idea, ventilata da qualcuno in Forza Italia, di tenere Daniele Franco: sarebbe la certificazione di una linea eccessivamente in continuità con l'esecutivo Draghi.

Altri elementi di Fdi che potrebbe trovare posto nell'esecutivo sono l'attuale presidente del Copasir Adolfo Urso, e Fabio Rampelli, già vicepresidente della Camera, che potrebbe approdare alle Infrastrutture (oppure ai Beni culturali o all'Ambiente). Ignazio La Russa, braccio destro di Meloni, potrebbe tornare alla Difesa, dove già è stato nel 2008 con Berlusconi, o ppure diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con deleghe da definire e assegnare in seguito). Un ruolo apicale potrebbe essere riservato al senatore Giovanbattista Fazzolari, uno dei consiglieri più ascoltati dalla prossima premier, capo del centro studi di FdI e "uomo delle idee".

Francesco Lollobrigida, capogruppo uscente di Fratelli d’Italia alla Camera e una delle personalità più importanti del partito, potrebbe entrare a far parte del governo. Per lui potrebbero aprirsi le porte del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. Casella, quella dei Trasporti, su cui torneremo.

I ministri di Forza Italia

Silvio Berlusconi non sarà presidente del Senato. A 86 anni (li compie tra due giorni) la considera una carica troppo faticosa e si vorrebbe invece ritagliare un ruolo da "regista" o poco più. Alla guida di palazzo Madama, invece, potrebbe trovare casa il leghista Roberto Calderoli, già vicepresidente e tra i maggiori conoscitori dei regolamenti. Con Calderoli al Senato, a Montecitorio, a raccogliere il testimone da Roberto Fico potrebbe essere un azzurro come il coordinatore nazionale Antonio Tajani, anche se qualcuno non esclude che una politica 'inclusiva' su cui potrebbe puntare la maggioranza a guida Meloni, potrebbe permettere a un nome del Pd (o dei Cinque Stelle) di governare l'Aula della Camera. Il nome di Tajani secondo l'Adnkronos continua a circolare con insistenza anche per la Farnesina. Il numero due di Fi, già presidente del Parlamento Ue e commissario Ue ai Trasporti, non ha mai nascosto di essere a disposizione, forte proprio della sua esperienza europea con il suo profilo moderato, europeista e atlantista potrebbe far comodo a Fdi.

Nomi che circolano sono anche quelli della senatrice azzurra, Licia Ronzulli, fedelissima di Arcore (alla Sanità o all'Istruzione) e del presidente dei senatori Anna Maria Bernini, già ministro per le Politiche dell'Unione Europea che ambisce a rinnovare la carica come titolare degli Affari europei, mentre si parla di Alessandro Cattaneo, attuale responsabile dei Dipartimenti del partito forzista, allo Sviluppo economico come viceministro. Circola anche il nome del sottosegretario uscente alla Difesa, Giorgio Mulè, dato papabile ancora alla Difesa o al Sud.

Per la Farnesina e la Difesa si fanno anche nomi di tecnici d’area, che possano piacere al Colle: Giulio Terzi di Santagata, Stefano Pontecorvo, Elisabetta Belloni.

Noi Moderati non ha superato la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento nella quota proporzionale, ma potrebbe comunque avere una rappresentanza nel prossimo esecutivo per cementare gli equilibri della coalizione: nel caso, i nomi spendibili potrebbero essere quelli di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture nei governi Letta e Renzi, e Gaetano Quagliariellio, ex ministro per le Riforme Costituzionali.

C'è lo scoglio

Salvini C'è poi lo scoglio Matteo Salvini. Le percentuali della Lega, deludenti rispetto alle aspettative, allontanano il fu "Capitano" dal ministero dell'Interno tanto ambito per portare avanti le politiche del Carroccio su immigrazione e sicurezza. La sua segreteria Salvini, forse per la prima volta, viene messa in discussione apertamente. Ma la sua posizione non è traballante come sembra esternamente, in primis perché, tra il centinaio di deputati e senatori eletti nelle fila del Carroccio, la stragrande maggioranza è composta da fedelissimi salviniani. Salvini non fa un passo indietro, annuncia che entro fine anno si terranno gli 800 congressi di sezione, poi quelli provinciali, quelli regionali e infine il congresso federale.

Salvini sa di essere indispensabile per la stabilità del governo di Giorgia Meloni e non avrebbe problemi a stringere con lei un patto di ferro per governare insieme per 5 anni, chiedendole però una mano nell'affrontare le questioni che dentro la Lega sono più sensibili, come l'autonomia, ma anche nella scelta del candidato per le elezioni regionali in Lombardia (dove si vota l'anno prossimo) e in Veneto (dobve si vota nel 2025 e Zaia non è più ricandidabile). La Lega si giocherà parte del suo futuro in quelle tornate: "perdere il Nord" a favore di candidati di Fratelli d'Italia sarebbe una mazzata da cui non ci si riprende.

Se il Viminale non è più un obiettivo realistico, a Salvini potrebbe non dispiacere vedere su quella poltrona il suo ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi, prefetto di Roma. Il leader leghista potrebbe puntare invece personalmente al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, che ha la competenza sui porti. Appare improbabile in ogni caso che Matteo Salvini si faccia lasciare fuori dalla squadra di governo, una casella per lui ci sarà: è però totalmente escluso che Meloni si lasci affiancare da un sottosegretario alla presidenza del Consiglio targato Lega.

Al Carroccio non basterà il dicastero dell'Agricoltura, che Meloni non avrà problemi a concedere. In quota Lega, potrebbero avere spazio conferme anche al ministero della Disabilità, dove però sulla ministra uscente, Erika Stefani, apprezzata da tutti gli alleati ma su cui pesa la 'militanza' nel governo Draghi, e un segnale di continuità con l'esperienza draghiana non sembra una priorità in casa centrodestra. Sempre in casa Lega il nome di Giulia Bongiorno è quello più ricorrente per la Giustizia, con la senatrice della Lega che avrebbe anche il via libera dal leader azzurro, Silvio Berlusconi, che da sempre ne apprezza lo spirito iper-garantista.

La certezza è che al Quirinale si vuole fare tutto in tempi rapidi, visto che dalle urne è uscita una maggioranza mai così chiara e ampia. E quindi non appena saranno eletti i presidenti di Camera e Senato (che Meloni potrebbe lasciare agli alleati, per essere poi meno condizionabile nelle scelte sul governo) e poi i capigruppo, le consultazioni cominceranno subito. Forse già il 17 o il 18 ottobre, visto che la prima convocazione del Parlamento è il 13 ottobre. "Ci sono varie formule di gioco - spiega Ignazio La Russa - l'allenatore è Giorgia, deciderà lei la formazione".

Fonte: Today.it

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