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L'ex presidente Lombardo: "Mai avuto nulla da spartire con i mafiosi"

L'ex governatore ha rilasciato dichiarazioni spontanee nel corso dell'udienza del processo d'appello che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato

Ha rilasciato dichiarazioni spontanee l'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo nel corso del processo d'appello che lo vede imputato per concorso esterno e voto di scambio aggravato. L'ex governatore si è difeso, come riporta l'Adnkronos, dalle accuse: "Io con i mafiosi non ho mai avuto nulla da spartire, la mia attività politica e amministrativa non è mai stata minimamente condizionata".

Nella scorsa udienza, al termine della requisitoria, la procura generale di Catania aveva chiesto la condanna a sette anni e 4 mesi di carcere per Lombardo. Il nuovo processo di appello scaturisce dalla decisione della Corte della Cassazione di annullare nel 2018, con rinvio, la sentenza del procedimento di secondo grado, emessa l'anno prima, che era terminata con l'assoluzione di Lombardo dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e la condanna a due anni (pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all'associazione. Oggi la nuova richiesta di condanna per Lombardo. L'ex governatore ha definito "assurda" la richiesta della Procura generale. "Mi auguro che alla conclusione del dibattimento ci si renda conto che non vi è alcuna prova" dei presunti contatti di Lombardo con Cosa nostra.

"Chi mi conosce sa che ho fatto sempre politica confrontandomi con le persone - dice - con migliaia di persone, con grandi rischi e grande fatica". "Ho deciso di rendere dichiarazioni spontanee - aggiunge Lombardo - perché ancora oggi non riesco a capacitarmi di questa grave ingiustizia che sto vivendo. Le mie parole servono a dimostrare quanto grave e assurde siano queste accuse". "Non intendo sostituirmi all'attività difensiva condotta con grande scrupolo- dice Lombardo -ma non posso fare a meno perché per me e il mezzo con il Quale posso dimostrare che questa è la mia vita. Sono qui per rappresentare come si sono svolti i fatti della mia vita"

"Dal 29 marzo del 2010 vivo questo incubo dal quale vorrei uscire per potere trascorrere serenamente il resto della mia vita, con mia moglie e i miei figli. Questo processo - ha detto Lombardo- ha investito soprattuto la mia famiglia per gli effetti devastanti che ha avuto. Quei titoli di giornali e i servizi televisivi scrivevamo titoli con effetti irreparabili che si sono proiettati sulla mia vita e su quella della mia famiglia". E ricorda la sua infanzia: "Ho vissuto in una famiglia di persone oneste - dice - gran parte agricoltori, come mio padre. Sono di Grammichele dove ho vissuto fino al 1962 quando frequentai i salesiani". Lombardo ha anche puntato il dito contro le "menzogne" dei collaboratori di giustizia.

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