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Scuola

Proposte di narrativa e lettura per gli alunni costretti a casa

Per l'insegnante di Lettere del comprensivo di Catania “Montessori-Mascagni” Prof Carlino, l'emergenza Coronavirus può essere l'occasione per ricreare il piacere di leggere un bel libro per ragazzi direttamente a casa, stimolando curiosità e nuove conoscenze, nonostante la chiusura forzata delle scuole

Prof mi consigli un libro, per distrarmi?”. E' quanto si sente ripetere da alcuni giorni a questa parte, l'insegnante di Lettere Giustina Carlino, del “Comprensivo” di via Di Gregorio “Montessori-Mascagni”. Con le scuole chiuse, il “pianeta Scuola” chiamato a fronteggiare l'emergenza Coronavirus; gli alunni a casa alle prese con la “didattica a distanza” e le nuove tecnologie, con video-lezioni frontali e materiali on-line in forma di dispense scaricabili, col semplice ausilio di uno smartphone o un tablet; ebbene da questo scenario inedito, “l'emergenza Coronavirus - dice l'insegnante che è anche la Referente della biblioteca scolastica, dell'istituto diretto dal preside Angelo D'Agosta -, può offrire l'occasione per ricreare il piacere di leggere un bel libro di narrativa per ragazzi direttamente a casa, stimolando curiosità e nuove conoscenze, nonostante la chiusura forzata delle scuole, e in virtù del fatto che la 'didattica a distanza' può rappresentare un'opportunità per rilanciare anche la 'narrativa a distanza'; sul fatto poi che un gran numero di alunni della scuola dell'obbligo, possa essere raggiunto semplicemente tramite un computer, CataniaToday può fare da canale prezioso e utile allo scopo di accrescere la lettura, come fonte di arricchimento personale, nel senso di mettere a disposizione dei consigli preziosi su cosa leggere”. 

Si moltiplicano sui grandi quotidiani nazionali, così come sul “mare magnum” di Internet, iniziative per far “compagnia” a grandi e piccini, con proposte e consigli di letture “a distanza”, per stimolare il piacere della narrativa nel salotto di casa: è un buon segnale?

Da insegnante di Italiano - continua la professoressa Giustina Carlino -, così come da lettrice di grandi classici della Letteratura, non posso che lodare tutto ciò che stimoli una lettura 'di qualità', cioè capace di farci ragionare, aprire la mente, portarci lontano con la fantasia, crescere quali cittadini consapevoli di una democrazia con valori e princìpi saldi: cito lo scrittore Alessandro Baricco, che sostiene come, noi uomini del presente che ci dedichiamo alla lettura, siamo come degli 'archeologi ' che riportano in superficie delle misteriose civiltà; informarsi su cosa ci aspetta, in questo futuro incerto e tecnologico, diventa dunque indispensabile, ed i libri possono aiutarci a capire meglio”. 

“Sulla moltiplicazione delle iniziative, anche gratuite, per portare la lettura di un buon libro dentro le nostre mura di casa, anche solo per farci sentire meno soli, e ripeto per riscoprire il piacere di leggere, per allontanare così la mente da pensieri malinconici quali la 'quarantena forzata', ricordo intanto che da ieri le librerie hanno riaperto e che alcune di loro so che offrono anche il servizio a domicilio. Poi su Internet, per chi volesse anche solo dare uno sguardo a qualche pagina in forma gratuita di classici della letteratura italiana, e non solo, esistono alcune iniziative, quali quelle di un noto colosso dell' 'ebook on line' e delle consegne e domicilio, con titoli assolutamente immortali e in forma gratuita, quali il Decameron del Boccaccio, o i 'Sei personaggi in cerca d'autore' di Luigi Pirandello”.

Infine ci consiglia un libro per ragazzi, con qualche spunto, brano o stralcio di lettura? 

“Certamente. In questi giorni, proprio in corrispondenza delle videolezioni su piattaforma, che assieme ai colleghi stiamo curando, ho intrapreso coi miei alunni di una classe seconda media della 'Montessori-Mascagni', la lettura a capitoli di un romanzo per ragazzi: La storia infinita, un libro del genere Fantastico, per alunni e ragazzini, dello scrittore tedesco Michael Ende, dal quale sono stati tratti anche un paio di film. Ebbene gli alunni, si stanno appassionando da casa, alla lettura del testo, tratta dall'edizione in italiano del 1981, a cura della Longanesi. Occasione doppia, questa iniziativa didattica legata alla narrativa, perché da un lato è un'occasione d'oro per rovesciare la tendenza in atto, da parte dei cosiddetti alunni 'nativi digitali', che a fronte di tanta tecnologia legata alle chat, ossia ai brevi messaggi di testo, non hanno orizzonti di ampio respiro su cui esercitarsi alla lettura interessata e appassionante; dall'altro lato, queste lezioni 'a distanza' legate all'analisi testuale e lessicale, servono ad affrontare e a dipanare assieme agli alunni in queste 'aule virtuali', alcune espressioni o termini di uso poco frequente nella nostra lingua italiana, per certi versi di difficile comprensione e decodifica. Altri classici della letteratura per ragazzi, poi, potrebbero senz'altro essere rappresentati da 'perle letterarie' quali 'Il richiamo della foresta' di Jack London e che tratta del buon cane Buck che compie un viaggio che parte dalla California, e che ha per destinazione il nord di un'America piena di fascino e d'avventura; o 'L'isola del tesoro' dell'inglese Robert Louis Stevenson, che affronta una trama immortale quale quella della caccia al tesoro, infarcita di pirati, vascelli, avventure, vita all'aria aperta. Su 'La storia infinita', si può anticipare che tratta di un ragazzino, del mondo reale, Bastiano, che leggendo un libro sul regno di Fantàsia, si ritrova progressivamente coinvolto negli eventi del racconto. La maggior parte della storia, si svolge così a Fantàsia, un mondo fantastico minacciato dall'espansione di una forza misteriosa, il Nulla, che sta causando la sparizione di parti sempre più estese del regno; la particolarità è che il protagonista, leggendo un semplice libro, si trova progressivamente coinvolto negli eventi del racconto, che diventa quasi miracolosamente 'reale'. Ne riporto a seguire, la parte introduttiva. L'ingresso del ragazzino Bastiano, in una strana libreria. Buona lettura”.

[…]Fuori era una fredda, grigia giornata novembrina e pioveva a catinelle. Le gocce di pioggia correvano giù lungo il vetro, sopra gli svolazzi delle lettere. Tutto ciò che si riusciva a vedere attraverso il cristallo era un muro macchiato di pioggia dall'altro lato della strada. D'improvviso la porta venne spalancata con tanta violenza che un piccolo grappolo di campanellini d'ottone sospeso sul battente cominciò a tintinnare tutto eccitato e ci volle un bel po' prima che si rimettesse tranquillo. Causa di quello scompiglio era un ragazzino piccolo e grassoccio, di forse dieci, undici anni. I capelli scuri gli ricadevano bagnati sul viso, il cappotto era molle di pioggia e tutto gocciolante; sul fianco, pendente da una cinghia a tracolla, portava una cartella di scuola. Era piuttosto pallido e senza fiato ma, in contrasto con l'affanno che lo aveva condotto fin lì, ora se ne stava sulla porta, immobile, come se avesse messo radici. Davanti a lui si apriva una stanza lunga e stretta che si perdeva verso il fondo nella penombra. Alle pareti c'erano scaffali che arrivavano fino al soffitto, zéppi di libri d'ogni formato e dimensione. Sul pavimento stavano accatastati mucchi di volumoni 'in-folio', su alcune tavole erano ammassate montagne di libri più piccoli, rilegati in pelle e dal brillante taglio dorato. Da dietro un muro di libri, alto quanto un uomo, che si levava all'estremità opposta della stanza, veniva il bagliore di una lampada. In quella luce si levava di tanto in tanto un anello di fumo che s'ingrandiva salendo per poi andare a dissolversi in alto, nel buio. Pareva uno di quei segnali che usano gli indiani per mandarsi notizie da una montagna all'altra. Evidentemente laggiù c'era qualcuno e in effetti il ragazzo udì ora una voce piuttosto brusca che dietro la parete di libri diceva: 'Si meravigli dentro o fuori, ma chiuda la porta. C'è corrente.' Il ragazzo ubbidì e chiuse piano la porta. Poi si accostò alla parete di libri e gettò cauto un'occhiatina oltre l'angolo: lì, in una grande poltrona di cuoio consunto, con lo schienale alto e orecchiuto, stava seduto un ometto grosso e tarchiato. Indossava un vestito nero tutto spiegazzato che aveva l'aria di essere molto vecchio e piuttosto polveroso. La pancia era tenuta su da un panciotto a fiori. L'uomo aveva una bella pelata, solo sopra le orecchie si drizzavano verso l'alto due cespuglietti di capelli bianchi. Aveva una faccia arrossata che faceva pensare al muso di un bulldog incattivito. Sul gran naso a patata troneggiavano gli occhiali cerchiati d'oro. Una gran pipa ricurva gli pendeva all'angolo della bocca che ricadeva tutta storta da una parte. Sulle ginocchia teneva un libro che evidentemente stava leggendo, perché, richiudendolo di colpo, aveva lasciato fra le pagine l'indice grasso della mano sinistra, come segna-libro, per così dire. Ora con la destra si tolse gli occhiali, osservò il ragazzino grassoccio che gli stava davanti gocciolante, strinse gli occhi, cosa che aumentò l'espressione malevola, e borbottò soltanto: 'Oh buon Dio del cielo!' Poi riaprì il libro e riprese a leggere. Il bambino non sapeva bene che cosa fare, così restò semplicemente lì senza muoversi, fissando l'uomo con grandi occhi spalancati. Alla fine l'altro richiuse di nuovo il libro, mettendo come prima l'indice fra le pagine a mo' di segnalibro, e borbottò: 'Stammi ben e a sentire, ragazzo mio. Io non posso soffrire i bambini. Lo so, lo so che al giorno d'oggi è di gran moda fare un sacco di storie a proposito dei bambini, ma io no! Io non sono proprio per niente amico dei bambini. Per me sono soltanto degli sciocchi piagnoni, fastidiosissimi, che rompono tutto, sporcano i libri di marmellata e ne strappano le pagine, e poi magari se ne fanno un baffo quando i grandi hanno i loro guai e dispiaceri. Te lo dico soltanto perché tu ti sappia regolare. Inoltre io non tengo libri per bambini e altri libri non te ne vendo. Ecco, spero che ci siamo capiti!' Tutto questo lo aveva detto senza togliersi la pipa di bocca. Ora riaprì di nuovo il libro e riprese la lettura. Il ragazzino annuì senza parlare, ma in un certo senso non gli pareva giusto accettare, senza controbatterlo, un discorso come quello, perciò si volse ancora una volta e disse piano: 'Però non sono tutti così!' L'uomo alzò lentamente gli occhi e si tolse di nuovo gli occhiali. 'Sei ancora qui? Ma che cosa si deve fare per liberarsi di un tipo come te, me lo spieghi? Che cosa volevi dire di tanto importante?' 'Niente d'importante', rispose il ragazzo a voce ancora più bassa, 'volevo soltanto... non tutti i bambini sono come dice lei.' 'Ah ah!' L'uomo rialzò le sopracciglia con finto stupore. 'E probabilmente tu in persona sei la grande eccezione, vero?' Il ragazzino grassoccio non seppe che cosa rispondere. Alzò un po' le spalle e si volse di nuovo per andarsene. 'E in quanto a buone maniere', sentì alle sue spalle la voce brontolona, 'non ne hai neppure per cinque lire. Altrimenti ti saresti per lo meno presentato.' 'Mi chiamo Bastiano', disse il bambino, 'Bastiano Baldassarre Bucci.' 'Nome piuttosto curioso', borbottò l'uomo, 'con quelle tre B. Ma già, questa dopotutto non è colpa tua, il nome non te lo sei dato da te. Io mi chiamo Carlo Corrado Coriandoli.' 'E queste sono tre C', ribatté il ragazzino serio. 'Hmm', brontolò il vecchio, 'già, è vero!' Sbuffò dalla sua pipa un po' di nuvolette. 'Be', dopotutto non ha nessuna importanza come ci chiamiamo, dal momento che non ci rivedremo. Adesso però c'è ancora una cosa che vorrei sapere da te, e cioè come mai ti sei precipitato nel mio negozio facendo tutto quel baccano. Mi fa tutta l'impressione che tu stessi scappando. È così?'. Bastiano assentì. La sua faccetta tonda pareva d'un tratto ancora un po' più pallida di prima e gli occhi ancora più grandi. 'Probabilmente avrai svaligiato la cassa di un negozio', immaginò il signor Coriandoli, 'Oppure hai sbattuto per terra una vecchietta o fatto qualcun'altra delle cose che fanno di questi tempi i tipi come te. Hai la polizia alle calcagna, figliolo?' Bastiano scosse la testa. 'Fuori il rospo', esclamò il signor Coriandoli, 'da chi scappavi?' 'Dagli altri.' 'Quali altri?' 'I miei compagni di scuola.' 'Perché?' 'Loro... non mi lasciano mai in pace.' 'Che cosa ti fanno?' 'Mi aspettano sempre fuori della scuola.' 'E poi?' 'Poi mi gridano dietro delle cose. Mi danno degli spintoni e ridono di me.' 'E tu li lasci fare?' Il signor Coriandoli osservò un momento il ragazzo con aria di riprovazione e infine domandò: 'Perché non rispondi loro con un bel pugno sul naso?' Bastiano lo guardò a occhi sbarrati. 'No, questo non mi piace. E poi... non sono bravo a fare a pugni.' 'E come stiamo con la lotta?' volle sapere il signor Coriandoli. 'E correre, nuotare, giocare al pallone, far ginnastica? Non sai far nulla di tutto questo?' Il ragazzo scosse la testa. 'In altre parole', decretò il signor Coriandoli, 'Sei un po' una pappa molla, eh?' Bastiano alzò le spalle. 'Ma di parlare però sei capace', fece l'uomo. 'Perché non dici loro in faccia quel che si meritano, quando ti prendono in giro?' 'Una volta l'ho fatto...' 'E allora?' 'Mi hanno buttato in un bidone della spazzatura e l'hanno richiuso col coperchio. Ho dovuto chiamare per due ore prima che qualcuno mi sentisse.' 'Hmm', brontolò il signor Coriandoli, 'e adesso non ti arrischi più.' Bastiano annuì. 'Dunque', concluse il signor Coriandoli, 'per di più sei anche un bel coniglio.' Bastiano abbassò la testa. 'Probabilmente sei un vero secchione, eh? Il primo della classe, quello che prende sempre dieci ed è il prediletto di tutti gli insegnanti, non è vero?' 'No' fece Bastiano sempre a testa bassa, 'l'anno scorso sono stato bocciato.' 'Dio del cielo!' esclamò il signor Coriandoli. 'Ma allora sei un disastro su tutta la linea.' Bastiano non rispose. Se ne stava lì, le braccia penzoloni, il cappotto che sgocciolava. 'Ma che cosa ti dicono quando ti prendono in giro?' volle sapere il signor Coriandoli. 'Oh, un po' di tutto.' 'Per esempio?' 'Maiale, maiale! Seduto sul pitale! Il pitale si rompe e il maiale risponde: ecco il mastodonte!' 'Non molto spiritoso, per la verità', commentò il signor Coriandoli, 'e poi, che altro?' Bastiano esitò prima di enumerare tutti gli epiteti che si prendeva: 'Matto, svitato, minchione, fanfarone, imbroglione...' 'Matto? Perché?' 'Qualche volta parlo da solo.' 'E che cosa dici, per esempio?' 'Mi racconto delle storie, invento nomi e parole che non esistono e roba del genere.' 'E queste cose te le racconti da solo? Perché?' 'Ma... perché non c'è nessuno che si interessi di starle a sentire.' Il signor Coriandoli tacque un momento, pensieroso. 'E i tuoi genitori che cosa ne pensano?' Bastiano non rispose subito. Solo dopo un bel po' mormorò: 'Il papà non dice niente. Non dice mai niente. A lui non importa di nulla.' 'E la mamma?' 'La mamma... non c'è più.' 'I tuoi genitori sono separati?' 'No', rispose Bastiano, lei è morta.' In quel momento suonò il telefono. Il signor Coriandoli si alzò con una certa difficoltà dalla sua poltrona e si trascinò ciabattando in uno studiolo che stava dietro al negozio. Sollevò il ricevitore e Bastiano udì poco distintamente che diceva il proprio nome. Poi la porta si richiuse alle spalle del signor Coriandoli e dal quel momento non si poté udire altro che un borbottio sommesso e confuso. Bastiano stava lì e non sapeva bene come gli fosse accaduto di mettersi a raccontare tutte quelle cose e perché mai lo avesse fatto. Detestava di essere interrogato in quel modo. Improvvisamente, con una gran vampata di calore, gli venne in mente che sarebbe arrivato troppo tardi a scuola, sicuro, certo, doveva affrettarsi, doveva mettersi a correre; invece restò impalato dov'era, senza riuscire a decidersi. Qualcosa lo teneva inchiodato lì, non sapeva che cosa. Dalla stanza accanto veniva sempre la voce in sordina. Era una lunga telefonata. Bastiano si rese conto d'un tratto che in tutto quel tempo aveva tenuto lo sguardo continuamente fisso sul libro che il signor Coriandoli aveva avuto in mano prima, quando sedeva in poltrona. Non riusciva a staccarne gli occhi. Era come se dal quel libro emanasse qualche straordinaria forza magnetica che lo attirava irresistibilmente. Si avvicinò alla poltrona, allungò lentamente la mano, toccò il libro, e in quello stesso istante dentro di lui qualcosa fece 'Clic!' Come se una trappola si fosse serrata. Bastiano ebbe l'oscura sensazione che con quel breve contatto avesse avuto inizio qualcosa di irrevocabile, che ora avrebbe proseguito il suo corso. Sollevò il libro e lo osservò da tutte le parti. La copertina era di seta color rubino cupo e luccicava mentre la rigirava di qua e di là. Sfogliandolo fuggevolmente vide che i fogli erano stampati in due colori diversi. Illustrazioni pareva non ce ne fossero, ma in compenso vi erano meravigliosi capilettera figurati. Quando tornò a osservare la copertina, ci scoprì sopra due serpenti, uno scuro e l'altro chiaro, che si mordevano la coda, formando così un ovale. E in questo ovale c'era il titolo , in strani caratteri: La Storia Infinita […] ”. (Michael Ende, “La Storia Infinita”, Longanesi, Milano, 1981).

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